Tanzania
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Chi non mi conosce bene mi chiede “dove andrai quest’anno?” ma non crede che deciderò la meta solo al momento della prenotazione dell’aereo.
È stato così soprattutto nel 2018 (pensavo di tornare nel sudest asiatico ma i costi del volo per Bangkok mi hanno portato in Norvegia, territori Sami e Isole Svalbard) e nel 2022 (per vari motivi ho prenotato il volo 2 giorni prima della partenza per Argentina e Uruguay, a cui una volta lì si è aggiunto il Brasile).
Sono stato in Tanzania e a Zanzibar nel 2021.
Puoi benissimo immaginare cosa abbia significato viaggiare quell’anno (ma non ho nessuna intenzione di aprire l’argomento su quel periodo).
La Tanzania era probabilmente l’unica nazione del mondo totalmente aperta al turismo, disponibile a far entrare senza nessun problema tutte le persone che sceglievano di viaggiare.
La mia scelta di andare in Tanzania viaggiando come sono abituato è stata quindi molto facile e senza nessuna esitazione.
Oltre la totale libertà garantita da questo Paese, anche le attrazioni erano per me molto interessanti: vedere gli animali della savana, scalare il Monte Kilimangiaro, scoprire la storia dell’umanità e rilassarmi un po’ a Zanzibar.
La Tanzania ha anche significato la mia prima volta in Africa.
Il primo passo da fare per arrivare in Tanzania è contattare l’ambasciata della Tanzania, che per l’italia ha sede a Roma.
È stato incredibilmente facile e piacevole parlare con loro.
Forse il contesto storico ha aiutato, ma sono stati totalmente disponibili ad aiutarmi passo dopo passo, sia per mail che per telefono.
Insomma, nessuna burocrazia ma solo tanta voglia di garantirmi il viaggio più tranquillo possibile.
La Tanzania ha 2 aeroporti che garantiscono collegamenti internazionali, soprattutto con scalo a Doha.
Sto parlando dell’aeroporto “Julius Nyerere” di Dar el Salaam e dell’aeroporto “Abeid Amani Karume” di Zanzibar.
Molto importante per raggiungere velocemente le aree del Kilimangiaro e dei safari è l’Aeroporto Kilimanjaro, con numerosi voli interni con gli aeroporti internazionali sopra citati.
Ci sono inoltre dei collegamenti navali tra Dar el Salaam e Zanzibar ma ho preferito ridurre i tempi prendendo il volo.
Un viaggio in Tanzania permette di vedere ambienti completamente diversi tra di loro.
Si passa infatti dai trekking estremi che portano alla vetta del Kilimangiaro, all’emozione di vedere da vicinissimo gli animali della savana.
Inoltre queste zone sono anche la culla dell’umanità. Qui infatti sono stati trovati i resti dei primi ominidi, inclusa quella che è stata chiamata Lucy.
Per rilassarsi dal caos di città come Dar el Salaam e Stone Town, ci sono poi le spiagge ed il mare cristallino di Zanzibar.
Vediamo tutto un po’ meglio, prima di approfondire in dettaglio negli articoli dedicati:
Sono sempre stato abituato al mare e, non conoscendola perchè non è il mio ambiente naturale, la montagna mi ha sempre messo un po’ di paura.
Sono stato sulle Alpi, sugli Appennini, sui Pirenei, sui Monti Urali e sulle Ande ma solo di passaggio in macchina o treno.
Questo però non significa che le montagne non mi affascinino, anzi.
Ho guardato vari video di scalate su K2, Everest, Monte Bianco ecc. anche se ciò che mi ha appassionato di più è stata la spedizione di Daniele Nardi sul Nanga Parbat, che purtroppo si è conclusa tragicamente.
Studiando il viaggio in Tanzania, la scalata del Kilimangiaro si è inserita subito tra le cose da fare.
E siccome sono fatto così, pur non essendo praticamente mai andato in montagna, non potevo che iniziare con il botto: volevo raggiungere i 5.895 metri di Uhuru Peak, la cima del Kilimangiaro, la vetta più alta di tutta l’Africa.
Ma non avevo nessuna idea di cosa significasse riuscirci.
In più, ho scelto anche il percorso più difficile, la Machame Route, e nella durata più breve, in 6 giorni.
È stata una delle fatiche più grandi della mia vita, sia a livello fisico che mentale, ma raggiungere la cima è un’emozione indimenticabile.
Lo ammetto, prima di aver visto i panda in Cina, non ero tanto interessato a vedere gli animali.
Poi però mi sono appassionato e ho fatto tanti viaggi per vederli liberi nel loro habitat naturale.
Dopo aver incontrato, tra gli altri, elefanti, pinguini imperatore, orsi polari, squali e balene, non potevo che cercare di vedere gli animali della savana.
Quando si va per la prima volta, è difficile trovare un referente locale diretto e scegliere tra i diversi tour proposti.
Inoltre, viaggiando nel 2021, il bassissimo numero di viaggiatori impediva la naturale formazione di gruppi e il conseguente risparmio.
Guardando il bicchiere mezzo pieno, questo mi ha però consentito di organizzare tutto in base alle mie esigenze, avendo una guida e un’auto totalmente a mia disposizione.
Dopo aver parlato a lungo con più persone, ho deciso di dedicare ai safari la settimana successiva alla scalata del Kilimangiaro, immaginando che mi sarebbero serviti alcuni giorni per recuperare le energie lasciate in montagna.
“Ti assicuro che vedrai tanti alberi”: questa è stata l’unica garanzia della guida.
Dopo un attimo di spaesamento, ho capito che questa è sempre la realtà quando si ha a che fare con animali liberi nel loro habitat naturale.
E lo so benissimo dato che sono stato quasi sempre fortunato con gli animali, ma ho anche perso gli squali balena ad Isla Holbox per la pioggia incessante e le mante giganti alle Fiji per il troppo vento.
Per fortuna in Tanzania sono stato abbastanza fortunato: ho visto quasi tutti gli animali da vicinissimo, tranne i rinoceronti intravisti solo da distanza siderale con i binocoli.
TARANGIRE: il primo parco in cui si entra, lascia sempre un’emozione particolare e per questo sono molto legato al Tarangire. Appena ho visto le prime zebre e giraffe mi sono sentito subito dentro uno dei tanti documentari naturalistici.
Poi ho visto elefanti, gnu, antilopi, gazzelle, una leonessa addormentata su un albero, facoceri, avvoltoi e diverse specie di uccelli impossibili da ricordare
SERENGETI: impossibile fare un safari in Tanzania senza stare alcuni giorni qui dentro.
Anche al Serengeti sono stato molto fortunato, vedendo da pochi metri iene, sciacalli, leoni, leonesse, leopardi, ghepardi, giraffe, ippopotami, zebre, scimmie, bufali, elefanti.
Una delle esperienze imperdibili è sicuramente la migrazione degli gnu. Vedere milioni di animali che si ammassano e attraversano il fiume sperando di sopravvivere raggiungendo l’altra sponda, lascia sbalorditi e fa riflettere sul ciclo della vita di ogni essere vivente.
NGORONGORO: gli innumerevoli avvistamenti fortunati dei giorni precedenti, lasciavano poche emozioni rimanenti.
Ma questo parco mi ha regalato molte più scimmie, bufali, ippopotami, bufali.
Qui inoltre ho visto i rinoceronti, pur se da distanzia infinita.
Il Parco del Ngorongoro è una caldera, cioè un’area generata dallo sprofondamento della camera magmatica a seguito di un’imponente eruzione. Per questo motivo il suo paesaggio generale è unico, quello che mi è piaciuto di più.
LAKE MARYARA: il parco è sicuramente affascinante e mi ha consentito di vedere scimmie, elefanti, bufali, giraffe, ippopotami, facoceri e diverse specie di uccelli ma purtroppo è stato l’ultimo safari.
Dopo aver trascorso i giorni precedenti negli altri 3 parchi, il Lake Manyara non può assolutamente reggere il confronto.
Potrebbe essere però un’ottima base di partenza, prima di iniziare gli altri safari.
Mi è sempre piaciuta la storia, anche se ho sempre considerato esagerato il tempo dedicato alla preistoria rispetto al Novecento e all’attualità, vicende più vicine e per questo forse parzialmente più importanti.
In Tanzania si trova uno dei siti più importanti della nostra storia: la Gola di Olduvai è infatti considerata la Culla dell’Umanità.
Qui infatti sono stati trovati fossili di circa 1.85 milioni di anni fa dei nostri antenati Australopiteco e Homo Habilis.
Ho sempre cercato di evitare incontri turistici con “popolazioni indigene”.
Nonostante i miei numerosi rifiuti, la guida mi ha comunque portato in un presunto villaggio Masai.
E sono andato via decisamente contrariato, come era avvenuto anche nei villaggi galleggianti degli Uros, nel Lago Titicaca peruviano.
L’incontro con questi Masai è stato quanto di più falso si possa immaginare: persone in abiti tradizionali che sembravano in uno zoo, bambini seduti in un recinto che chiamavano “scuola”, bancarella finale con oggetti a prezzi folli che si era praticamente obbligati a comprare.
Non è con questo tipo di turismo che si supportano le comunità locali.
Abituato al mare della Sardegna, non ho mai considerato Zanzibar una meta imprescindibile (così come Seychelles, Maldive, Sharm el-Sheikh ed altre località simili).
Ma una volta deciso il viaggio in Tanzania, anche Zanzibar è entrata automaticamente tra le destinazioni.
Inoltre, come tutte le isole, ha una storia a sè. E volevo scoprirla.
La città di Stone Town mi ha sorpreso, facendomi vivere esperienze nuove.
Ho un ottimo senso dell’orientamento ma mi sono perso più volte nei suoi vicoli molto simili, contorti e nascosti.
E perdersi è anche ciò che piace ad un viaggiatore.
Le spiagge non mi hanno colpito particolarmente, ma sono abituato bene e non ho avuto la necessità di cercarle.
Le immersioni invece mi hanno mostrato un fondale bellissimo e una barriera corallina immacolata.
Chi non ha il brevetto sub o ha paura delle profondità può vedere paesaggi marini bellissimi e tantissime specie di pesci facendo semplice snorkeling.
Insomma, un viaggio a Zanzibar è un’esperienza da fare.
MONTE KILIMANGIARO: come spiegherò poi in dettaglio, ci sono vari percorsi e tempistiche diverse per scalare il Kilimangiaro.
Questo implica anche divere sistemazioni, almeno per alcuni giorni.
Si può quindi dormire in strutture in murature oppure in tenda.
Non avevo mai dormito in tenda e non mi piacciono neanche i campeggi, ma ci sono esperienze da vivere al massimo: una spedizione per scalare il Kilimangiaro sino alla vetta, per me significava solo dormire in tenda.
E così ho fatto per 6 notti.
La città di Arusha è la base dei trekking sul Kilimangiaro. Da qui infatti partono quasi tutte le escursioni ed è praticamente obbligatorio dormire qui la notte prima dell’inizio della spedizione e la notte al termine del viaggio.
La città è inoltre piacevole da visitare in 1 o 2 giorni.
Non avevo trovato ostelli in camerata condivisa, ma il basso prezzo della camera mi aveva fatto scegliere il New Charity Hotel International.
SAFARI: un po’ come per il Kilimangiaro, anche l’alloggio durante i safari varia in base al parco scelto e alle proprie esigenze.
Non si può dormire all’interno dei parchi Ngorongoro e Lake Manara.
Consiglio invece di dormire dentro i campi tendati all’interno dei parchi Tarangire e Serengeti.
Questa scelta permette di vedere albe e tramonti spettacolari, ma anche di sentire i rumori notturni della savana.
Gli spostamenti a piedi possono avvenire solo accompagnati dai Masai e dal personale del campo perchè leoni e iene possono avvicinarsi prima che un inesperto se ne renda conto.
ZANZIBAR: Non sono tipo da resort all inclusive, quindi non ho nessun suggerimento a riguardo.
Però posso consigliare di dormire a Stone Town.
Al di là della possibile difficoltà iniziale ad orientarsi, quella sarà la soluzione migliore per visitare la città, andare in spiaggia e imbarcarsi per le tante escursioni giornaliere nelle vicinanze.
La natura va sempre rispettata e la montagna non deve mai essere sottovalutata.
Scalare il Kilimangiaro è un’esperienza ricca di emozioni ma per raggiungere l’obiettivo è necessario avere un’ottima forma fisica e un vestiario adatto.
Altrimenti si può tranquillamente partecipare ad escursioni meno impegnative ma altrettanto piacevoli.
Vivere l’esperienza dei safari è sicuramente tra le cose da fare nella vita.
Vedere gli animali liberi nel loro habitat naturale dovrebbe essere considerato un diritto, ma ancora più importante è il dovere di permettere agli animali di viverci senza interferire.
E questo purtroppo non l’ho sempre percepito.
Ho visto turisti mangiare talmente rumorosamente da disturbare la caccia di una leonessa.
Ho visto turisti lasciare cibo in terra e poi cercare di aggredire le scimmie che si avvicinavano.
Ho visto fuoristrada ammassate e impedire il flusso necessario agli gnu che uscivano dal Fiume Masai Mara, creando dei tappi che potrebbero causare la morte di decine di animali.
Ho visto fuoristrada avvicinarsi a pochi centimetri da varie specie di animali, interferendo con il naturale ciclo della vita.
Tante scene mi hanno disgustato e non sempre si può far notare subito la pratica scorretta.
Ma non ci si deve girare dall’altra parte.
Zanzibar può essere la parte finale di un viaggio in Tanzania. Spiagge paradisiache e mare cristallino restituiscono tutta l’energia persa in montagna.
Chiedimi qualsiasi informazione possa esserti utile per un viaggio in Tanzania e fammi sapere se hai qualche altro consiglio da darmi.