Tuvalu
Chi non crede ai
cambiamenti climatici
dovrebbe venire a Tuvalu.
Prima che Tuvalu sia sotto l’oceano.
Salviamo Tuvalu.
Chi non crede ai
cambiamenti climatici
dovrebbe venire a Tuvalu.
Prima che Tuvalu sia sotto l’oceano.
Salviamo Tuvalu.
Questo sito ha un legame fortissimo con l’Oceania.
Mi è capitato tante volte di far ruotare velocemente il mappamondo per poi fermarlo con un dito.
Per qualche strano motivo (forse semplicemente per statistica, dato che il pianeta blu è coperto per circa il 70% dall’acqua) spesso il dito finisce in mezzo all’Oceano Atlantico o all’Oceano Pacifico.
Guardando meglio, può capitare di “toccare il suolo” di un’isoletta/atollo di cui non si conosce neanche l’esistenza.
Ho deciso così di andare in alcune nazioni dell’Oceania.
La parte più difficile dell’organizzazione di un viaggio in questa parte di mondo, soprattutto per chi ha poco tempo e molta curiosità, è scegliere dove andare.
Sono infatti centinaia le isole che compongono le circa 25 Nazioni che si possono visitare in quest’area, occupante quasi un terzo della superficie terrestre.
Io ho scritto prima l’elenco di tutte le Nazioni e mi sono informato sui motivi che mi avrebbero potuto convincere ad andare. Poi ho quindi assegnato delle preferenze e iniziato a ridurre la lista, sino ad arrivare a quasi un terzo.
A questo punto ho iniziato a cercare tutte le possibili combinazioni aeree.
Non ricordavo l’esistenza di Tuvalu ma si è aggiunta subito alla lista delle mete imprescindibili.
Le isole Gilbert ed Ellice facevano parte dell’Impero Britannico sino al 1978, quando le Isole Ellice divennero Tuvalu e le isole Gilbert divennero Kiribati.
Spesso si associano i cambiamenti climatici a qualche grado in più, a piogge più consistenti e a stagioni meno regolari.
In certe zone della Terra invece, i cambiamenti climatici minacciano pesantemente la vita stessa degli abitanti.
Mi riferisco per esempio ad Antartide, Patagonia e Terra del Fuoco, dove ho visto ghiaccia ritirati di centinaia di metri rispetto a qualche anno prima.
Penso alle Svalbard e ai territori dell’Artico, dove è stato quasi un miraggio trovare un orso polare, scacciato verso la Russia dalla mancanza di territorio ghiacciato per cacciare.
Tuvalu è considerata la prima Nazione che sparirà a causa dell’innalzamento degli oceani.
Per questo ho deciso di andare, prima che, tra qualche anno, sia ormai impossibile.
Funafuti è un atollo e la capitale di Tuvalu.
I circa 6.000 abitanti vivono in una striscia di terra larga tra i 20 e i 400 metri che circonda una laguna di 275 km².
All’esterno, l’Oceano Pacifico minaccia l’esistenza stessa dell’atollo e dei 33 isolotti vicini.
Il mio viaggio in Oceania mi ha portato anche alle Isole Fiji, Vanuatu, Tonga, Isole Cook e Nuova Zelanda.
Qual’è l’aeroporto più bello del mondo?
Sicuramente l’aeroporto internazionale Funafuti, atollo e capitale di Tuvalu.
Il suo codice è infatti FUN, “divertimento” in inglese.
È collegato con le Isole Fiji (voli Fiji Airways da Suva 3 volte alla settimana) e con Kiribati (un volo settimanale Air Kiribati da Tarawa).
Il viaggio a Tuvalu inizia proprio quando si vede l’atollo dall’aereo.
Sembra quasi un miraggio, stretto dall’infinità dell’oceano e dalla laguna al centro.
Nel mio viaggio in Oceania per la prima volta sono stato in Business class.
Avevo ovviamente prenotato il biglietto meno caro, ma circa 5 giorni prima della partenza ho ricevuto una mail della compagnia aerea che mi invitava a fare un offerta per passare da Economy a Business.
Senza nessuna speranza, ho offerto € 30,00.
Dopo poco scopro che l’offerta è stata accettata.
Per me, abituato a viaggiare low cost e con un solo bagaglio a mano è stata una scoperta incredibile, un altro mondo.
Prima della partenza, corsia riservata al check in, al controllo bagagli e accesso prioritario in aereo.
In aeroporto ingresso riservato alla lounge: divani enormi, televisori, cibo e bevande a buffet con camerieri a disposizione.
Dentro l’aereo, bagaglio preso dalla hostess, tablet a disposizione, aperitivo di benvenuto, primo e secondo a scelta.
E per finire, all’arrivo, bagaglio in stiva consegnato per primo.
Dopo questi voli però, tornare in Economy è molto più difficile…
Inteso come capitale e non come atollo, Funafuti si gira ovviamente in pochissimo tempo.
La prima tappa all’arrivo sarà sicuramente la banca, dato che si paga tutto in contanti e non funzionano nè bancomat nè carte di credito.
Il dollaro Tuvaluan, non è una valuta indipendente ma una variazione del dollaro australiano.
Tuvalu emette monete dal 1976 mentre le banconote che circolano sono quelle australiane.
Come ho già detto, venire a Tuvalu significa arrivare nell’aeroporto del divertimento, che si trova a un’altitudine di solo 3 metri sul livello del mare.
Ma al di là di questo, viste le ridottissime dimensioni dell’atollo, la pista dell’aeroporto è anche una strada cittadina.
Le attività quotidiane sono infatti interrotte per il tempo necessario al decollo o all’atterraggio dell’aereo, che avviene comunque solo di mattina perchè la pista non è illuminata e le apparecchiature radio e di navigazione sono minime.
Subito dopo la pista si ripopola di ragazzi che giocano a pallone, scooter che corrono, anziani che passeggiano…
E ovviamente i pochi stranieri arrivati qua si sbizzarriscono con le foto.
Mi era capitata una situazione simile a Berlino, ma l’Aeroporto di Tempelhof è ormai chiuso, trasformato nel più grande parco della capitale tedesca.
Funafuti è invece l’aeroporto internazionale di Tuvalu.
Tuvalu sembra proprio una striscia di terra che separa l’Oceano Pacifico dalla Laguna Te Namo.
Con la bassa marea della mattina, gran parte della laguna non è altro che un’enorme distesa di pietre e coralli.
Indossa le scarpe anche in acqua, altrimenti ogni passo sarà difficile e doloroso.
È impressionante quando l’oceano mostra anche solo una parte della sua forza.
Le onde arrivano alte e forti, occupano quello che vogliono e riempiono con prepotenza la laguna.
Dove sino a poco prima si camminava, ora si può nuotare in un fondale di qualche metro (in alcuni punti della lagune si superano i 30 metri).
Nel giugno 1996 è stata istituita l’area protetta di Funafuti.
I suoi 33 km² comprendono 6 motu (gli isolotti Tepuka Vilivili, Fualopa, Fuafatu, Vasafua, Fuakea, Tefalail), il 20% della barriera corallina di Funafuti, la laguna e l’oceano.
L’area protetta è fondamentale per la conservazione della biodiversità marina e terrestre e per la tutela dell’ecosistema.
Dopo aver prenotato gli aerei, ho davvero pensato a lungo di dover dormire in strada (o nella pista dell’aeroporto).
Infatti non ho trovato una sistemazione in nessun sito e lo stesso ministero del turismo di Tuvalu, contattato via mail, mi ha consigliato di rinviare il viaggio.
Nei giorni che avevo inconsapevolmente scelto, si sarebbe tenuto a Funafuti il meeting delle isole del Pacifico (di cui parlerò nelle conclusioni) e tutti gli hotel erano quindi riservati alle delegazioni mondiali.
Dopo varie settimane di mail e richieste, ho trovato alloggio presso l’Afelita’s Island Resort.
Non si tratta ovviamente di un resort di lusso (anche se i prezzi non sono economici), ma è una casa su un’isolotto raggiungibile navigando alcuni minuti nella Laguna Te Namo.
Mi sono rilassato tantissimo, anche se forse avrei voluto trascorrere almeno un giorno pieno nell’isola maggiore.
Il Funafuti Lagoon Hotel, noto anche come Vaiaku Langi o Vaiaku Lagi Hotel, è l’unico hotel di Tuvalu, di proprietà statale ma costruito nel 1993 grazie al supporto economico cinese.
Ci sono inoltre tanti piccoli lodge, simili a b&b.
Se on line non dovessi trovare nessuna sistemazione disponibile, contatta pure le strutture che risultano occupate o direttamente il ministero del turismo di Tuvalu.
Dato il poco afflusso turistico saranno comunque in grado di aiutarti.
Chi non crede ai cambiamenti climatici dovrebbe venire qua e capire perchè Tuvalu è considerata la prima delle Nazioni che sparirà per l’innalzamento degli oceani.
Il mio viaggio a Tuvalu è coinciso con il forum delle Isole del Pacifico, a cui partecipavano anche altri partner internazionali.
L’argomento principale era ovviamente cercare soluzioni per combattere i cambiamenti climatici e dare un futuro alle Nazioni e agli atolli che rischiano la sopravvivenza.
O almeno così sarebbe dovuto essere.
Nel volo dalle Isole Fiji a Funafuti ero infatti seduto vicino al rappresentante dell’Unione Europea al meeting.
Ho potuto così leggere in anteprima il discorso che avrebbe fatto, e ne sono rimasto schifato.
Non c’era quasi nessun riferimento ai cambiamenti climatici, alle analisi storiche e alle politiche future a riguardo.
Il discorso si incentrava esclusivamente sui rapporti geopolitici che l’Unione Europea richiedeva alle piccole nazioni del Pacifico. Queste avrebbero dovuto garantire un definitivo allontanamento dalla Cina e dai suoi aiuti economici e tecnologici (soprattutto legati al 5G), virando decisamente sul sostegno europeo.
Sarebbero stati consentiti solo legami secondari con gli Stati Uniti e con la vicina Australia.
Spero vivamente che le isole abbiano rispedito al mittente queste follie.
Se queste sono le uniche politiche ambientali europee, è facile capire perchè tutto sta andando come sappiamo.
Non so quanti anni ancora vivrà Tuvalu, ma spero che anche tu che leggi sarai in grado di conoscerlo.