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FESTA DI SAN FIRMINO:
LA CORSA DEI TORI A PAMPLONA

Tutti abbiamo sentito parlare della corsa dei tori a Pamplona durante la festa di San Fermin.

Ma in cosa consistono esattamente la festa e la corsa?
Ci sono stato 3 volte e credo di saperne abbastanza per chiarirti tutto e rispondere alle tue curiosità.

Euskal Herria - Iruña/Pamplona - San Firmin

PREMESSA

L’encierro è una corsa gratuita di 850 metri con 6 tori selvaggi e 6 vacche che guidano la mandria, che si celebra a Pamplona tutti i giorni dal 7 al 14 luglio di ogni anno, per la festa di San Firmin.
Il lancio di un razzo da l’avvio alla corsa alle 8 del mattino e la sua durata media è compresa tra i 2 e i 3 minuti.
Quando supera i 3 minuti, solitamente significa che i tori non sono più radunati ma corrono da soli e quindi il pericolo aumenta esponenzialmente.

Alla corsa possono partecipare, gratis e senza registrarsi, tutti i maggiori di 18 anni, pur rispettando delle regole che vedremo più avanti.

STORIA

Nascita dell’encierro

Secondo le fonti storiche, nell’anno 1385, sotto il regno di Carlos II de Navarra, a Pamplona si celebravano già le primitive corride.
In quell’epoca, i tori venivano condotti a piedi attraverso i campi fino in città e l’ultimo tratto di quel viaggio lo realizzavano di buon mattino, correndo per le vie aizzati dai pastori.
Dobbiamo quindi dedurre che almeno 600 anni fa esisteva a Pamplona un encierro embrionale, nato come accompagnamento dei tori per le vie della città sino all’arena.

Quegli encierros non avevano molto a che vedere con gli attuali. Un cavaliere al galoppo si collocava davanti per annunciare ai residenti l’arrivo dei tori, ed alcuni giovani correvano con la mandria contravvenendo agli ordini del concistoro, che ha sempre considerato l’encierro come una disubbidienza all’autorità. La corsa infatti era ufficialmente proibita, pur se permessa.

Nel Medioevo le vie venivano delimitate da coperte e carri, sinchè nel 1776 il comune decise di collocare una recinzione di legno di pino per impedire i frequenti casi di tori che scappavano per le vie della città.

Sino al 1843 l’encierro terminava a Plaza del Castillo, allestita temporaneamente come un’arena, e sino al 1856 i tori non correvano per la calle Estafeta.
In quei 13 anni, l’encierro ebbe quattro percorsi differenti, anche a causa della costruzione della ferrovia.
Questa inoltre avrebbe consentito il trasporto dei tori in vagoni ferroviari, escludendo il passaggio nelle campagne e il successivo encierro per le vie.
Il sostegno popolare all’encierro di Pamplona sconfisse il desiderio delle autorità di proibirlo definitivamente, spingendo il comune, nel 1867, a stabilire un regolamento che fissava ora e percorso, rendendolo così legale.

L’ultimo gran cambio del percorso dell’encierro avvenne nel 1922, quando l’inaugurazione dell’attuale arena obbligò i tori a svoltare a sinistra al termine della calle Estafeta, invece di farlo a destra come fatto fino allora.

Encierros da record

Anche se può sembrare strano, nessun encierro è uguale o simile ad un altro, date le infinite variabili create dai tori, dai corridori e dal meteo.

Ci sono state però alcune corse che si sono distinte.

L’8 luglio 1939 un toro chiamato “Liebrero” ruppe la recinzione causando numerosi feriti e venne ucciso dalla Guardia Civil.

Nel 1940 un toro ruppe la recinzione della zona di Telefónica e scappò dopo aver incornato una spettatrice.
Nel 1941, venne quindi aumentata la robustezza della recinzione, rendendola doppia: alla prima barriera se ne aggiunse un’altra, distanziata di due metri.

Gli encierros del 10 luglio 1947 e del 13 luglio 1980 sono stati gli unici in cui uno stesso toro uccise 2 persone.
Furono “Semillero” e “Antioquio”.

L’encierro più lungo avvenne nel 1959 e durò circa mezzora.
Un toro nell’arena non voleva entrare nella stalla, sinchè un piccolo pastore tedesco riuscì nell’intento e fu acclamato da tutto il pubblico.

Il 12 luglio 1988 un toro percorse tutta la strada di Santo Domingo al contrario, tornando alla porta della stalla.

Il 9 luglio del 1994 ci fu il maggior numero di feriti, pur se non gravi: 107.

Il toro più veloce di Pamplona è stato “Huraño”, che l’11 luglio del 1997 ci mise solo 1 minuto e 45 secondi.

Nel 2003 un toro ha incornato in meno di 20 metri di strada un padre e suo figlio.

 

 

Euskal Herria - Iruña/Pamplona - San Firmin

 

PERCORSO

Il percorso dell’encierro di Pamplona, lungo 850 metri, scorre per le tortuose stradine del centro storico della città.
La complessità urbanistica di questa zona di Pamplona, frutto di secoli di diverse edificazioni, rende il tragitto della corsa talmente vario e spettacolare che sembra disegnato apposta per l’encierro.
Si corre infatti tra porte medievali, ripide salite, doppie curve ad angolo retto, strette ed ombrose viuzze, veloci discese ed entra nell’arena passando sotto una galleria delle gradinate.

Poco prima dell’inizio dell’encierro, i corridori vanno vicino alla partenza, dove c’è una piccola statua di San Fermin, e si affidano a lui con il canto, prima in spagnolo e poi in basco:
“a San Fermín pedimos, por ser nuestro patrón, nos guíe en el encierro dándonos su bendición.

Entzun arren San Fermín, zu zaitugu patroi, zuzendu gure oinarrak, entzierru hontan otoi.

Viva San Fermín. Gora San Fermín”.

Poi alle 8 in punto un primo razzo da l’avvio alla corsa.

Santo Domingo

I tori escono da un recinto situato in un antico bastione delle mura (un secondo razzo segnala che tutti i tori si trovano nel percorso) e, riposati, raggiungono la velocità più elevata di tutto il tragitto nella salita di Santo Domingo: 280 metri tra pareti di pietra al 10% di dislivello.

San Fermin Pamplona - Santo Domingo

Plaza del Ayuntamiento – Mercaderes

Il secondo tratto dell’encierro è piano e misura 100 metri di lunghezza per 9 di larghezza media.
La mandria dei tori è ancora molto veloce, costeggia il palazzo del comune e imbocca una leggera curva a sinistra all’inizio della calle Mercaderes.


Estafeta

Tratto complicato della corsa: 300 metri all’ombra e con una leggera salita del 2%.
C’è una curva di 90° a destra che, a causa della forza centrifuga, determina spesso l’urto dei tori contro la recinzione esterna, il caos e la conseguente separazione della mandria.
I corridori qui devono stare molto attenti ed evitare il lato sinistro.
È facile che i tori si separino alla curva Mercaderes ed è impossibile gestirli per tutta la calle Estafeta.
Qualche toro ti supererà e dovrai spostarti da un lato in modo pulito e senza danneggiare gli altri corridori.
Stai attento alle corna del toro che ti supera e a quello che potrebbe essere dietro di te.


Telefónica

L’ultimo tratto dell’encierro è il più luminoso e l’unico in leggera discesa.
Nei 90 metri del tratto Telefónica i tori sono stanchi e corrono più lentamente rispetto all’inizio del percorso, ma spesso sono soli e attraversano una zona priva di edificazioni, con recinzioni su entrambi i lati del percorso.
Il pericolo aumenta anche per la presenza di corridori inesperti, che non seguono le accellerazioni dei tori.
Si creano quindi situazioni molto pericolose e infatti le statistiche degli incidenti sono particolarmente elevate.


Callejón

I 9 metri di larghezza all’inizio della Telefónica si restringono ad imbuto fino ai 3 metri del Callejón (vicolo) di 30 metri che passa sotto le gradinate, sino all’interno dell’arena.
Il pericolo principale è la formazione di un blocco tra le persone che cercano di entrare e la mandia, che solitamente non ha difficoltà a travolgere tutti e farsi strada.

In caso di caduta, il corridore dovrebbe fuggire rotolando lateralmente, evitando di essere calpestato e soprattutto non alzandosi, per non farsi travolgere dalla folla o incornare dai tori in corsa.
È consigliabile non entrare nell’arena dietro la mandria perché spesso i tori si girano e i corridori rimangono bloccati tra il toro e il cancello.


Plaza de Toros

Quando tutti gli animali entrano nell’arena, il cancello viene chiuso per sicurezza e un terzo razzo avvisa che nessun toro è rimasto nella strada.

Una volta entrati nell’arena, facendo attenzione al cambio di pavimentazione dai ciottoli alla sabbia, è importante aprirsi subito a ventaglio, andando a sinistra o destra verso le barriere.
Così si aiuta il toro ad andare dritto verso il recinto, eventualmente guidato dai dobladores, vestiti di verde e con il drappo trascinato per terra.

L’ingresso dell’ultimo toro nel recinto, con quarto e ultimo razzo, segna il termine dell’encierro giornaliero.

 

PROTAGONISTI DELL’ENCIERRO

Tori

Nell’antichità classica, il toro è sempre stato considerato un animale che incarnava le caratteristiche degli dei: grandezza, forza, coraggio e nobiltà.
L’uomo, cercando di essere simile, sfida i tori da millenni, dalla Grecia sino a Creta, passando per l’Anatolia.
L’encierro di Pamplona non è altro che una locale manifestazione moderna di sfida alla morte, rappresentata dal toro.

I tori selvaggi si allevano in grandi aree di Andalusia, Estremadura e Salamanca, ma esistono alcuni allevamenti anche nella provincia di Madrid, Navarra, La Rioja e Aragona.
Ogni toro allevato necessita di un ettaro e mezzo di terreno, e ogni chilo di animale adulto comporta il consumo di 60 chili di erba o 15 di fieno.
I tori che corrono a Pamplona pesano tra i 600 e i 700 chili, sono scelti tra i migliori per dimensioni, gagliardia, corna e fierezza.
Nonostante la sua apparenza torpida, è un animale molto forte, agile e veloce.

Corridori

Nell’encierro esistono molti elementi e persone che aiutano nell’organizzazione dello stesso o che hanno come scopo quello di aumentarne la sicurezza, però i protagonisti della corsa sono solo due: i corridori e i tori.
Senza di loro l’encierro sarebbe impossibile, senza tutti gli altri sarebbe più insicuro ma potrebbe essere realizzato.

Per partecipare alla corsa non bisogna nè pagare nè registrarsi, basta essere nel percorso dell’encierro entro le 07.30.

Si calcola che nei giorni feriali corrano circa 2.500 persone, 4.000 nei fine settimana.
Ciò nonostante, non tutti possono essere considerati corridori, poiché più di 1.000 entrano nel recinto a centinaia di metri di distanza dai tori, altri 500 corrono vicino alla mandria però quando i tori sono a circa cinque metri di distanza si spostano ai lati e si fermano.
Il resto corre in prima fila, sentendo il fiato dei tori alle spalle, scambiandosi fra di loro in tratti di circa 40-50 metri e con delle corse che, davanti al muso del toro, non durano più di 8-12 secondi.

Il 70% dei partecipanti ha tra i 20 e i 35 anni, il 10% circa meno di 20 anni, e il 20% restante più di 35, con alcuni veterani cinquantenni o sessantenni.
Più o meno il 40% sono di Pamplona o della Navarra, il 30% Spagnoli e il resto stranieri.

La corsa reale dura all’incirca due minuti e mezzo, e nessuno, anche se si tratta di un vero sportivo, può percorrere tutti gli 850 metri vicino ai tori a causa della confusione generata da spinte in corsa, corridori più lenti da schivare, persone cadute per terra da saltare e, naturalmente, animali da sorvegliare continuamente.


Pastori

I pastori sono da sempre presenti nell’encierro poiché nel Medioevo, quando non c’erano ancora i corridori, erano loro a condurre il bestiame a piedi per le campagne e per le vie di Pamplona.

Attualmente ci sono tra otto e dieci pastori nell’encierro, individuabili dall’uniforme verde identificativa e da una verga in mano.
Ad ognuno di loro viene assegnato un tratto e si intercambiano ogni 100 metri circa. Il loro compito è impedire che la mandria si sparpagli e che i tori tornino indietro.

I pastori sono esperti nel gestire il bestiame non addomesticato ma quasi nessuno lavora nell’allevamento o nella tauromachia.


Dobladores

La figura dei dobladores nacque negli anni 30 per garantire maggior sicurezza al termine dell’encierro.

Attualmente ci sono quattro dobladores nell’arena pamplonese, spesso ex-toreri professionisti o con grande esperienza negli encierros pamplonesi.

I dobladores hanno l’incarico di trascinare un drappo rosso sulla sabbia per aiutare il toro disorientato a raggiungere il recinto, evitando di mettere a rischio i molti presenti nell’arena negli istanti finali della corsa.


Lavoratori

Tralasciando i corridori e gli spettatori, per l’encierro di Pamplona lavorano circa 650 persone, a dimostrare l’importanza organizzativa.

150 poliziotti municipali e provinciali si occupano di sgomberare il percorso dalle persone che non sono corridori ma che popolano le vie dopo la notte di baldoria, contengono i corridori alla partenza all’inizio della salita di Santo Domingo e fanno rispettare la normativa municipale in materia di encierros.

Coordinati da SOS Navarra, 200 membri della Croce Rossa e della DYA (Assistenza medica) si occupano dell’assistenza sanitaria dei feriti lievi e del trasferimento in ospedale di quelli più gravi.
Ci sono sia 15 postazioni lungo il percorso, sia 15 ambulanze medicalizzate.
Nell’arena ci sono due sale operatorie pronte, così come nei due ospedali pubblici di Pamplona.

San Fermin Pamplona - carpentieri

Un lavoro fondamentale lo svolgono anche i 40 falegnami e carpentieri che montano e smontano quotidianamente le recinzioni.
Installate ai due lati delle vie e negli spazi non edificati, sono composte da circa 13.000 pezzi tra viti, rondelle, cunei e, soprattutto, 900 pali verticali e 2.700 tavole orizzontali.
Sono segnate con lettere e numeri affinché ogni pezzo sia collocato anno dopo anno nello stesso posto.
In certi tratti del percorso le barriere sono fisse, vengono installate verso la fine di giugno e rimangono sino all’ultimo giorno della festa di San Fermín.
In altri tratti, dove passano i veicoli, vengono montati e smontati ogni giorno.

 

San Fermin Pamplona - recinzione

Tutte le tavole orizzontali e i pali verticali, che si ancorano al suolo in fori di 40 centimetri di profondità, sono rinforzate con coperture metalliche per reggere i possibili urti dei tori.

Inoltre, ci sono 12 porte, anch’esse rinforzate, che si chiudono al passaggio della mandria, per impedire ai tori di ritornare da dove sono venuti.

San Fermin Pamplona - falegnami recinzione

Gli operai addetti alla pulizia delle strade, lavorano sia negli 850 metri dell’encierro poco prima della corsa, che più volte in tutta la città, data l’enorme quantità di rifiuti che si producono.

San Fermin Pamplona - rifiuti

Per finire, almeno 200 sono i professionisti accreditati per stampa, radio, internet, televisione, riviste, fotografi, cronisti e tecnici televisivi, nazionali ed internazionali.

San Fermin Pamplona - fotografi


COME E DOVE VEDERE L’ENCIERRO

L’encierro di Pamplona è uno degli spettacoli pubblici di maggior fama internazionale, però uno di quelli più difficili da vedere di persona.
Questo perchè la corsa non avviene in un recinto chiuso, ma per le vie di una città caotica in festa.

Pertanto, per vivere l’emozione della corsa è necessario arrivare con qualche ora di anticipo e piazzarsi sul muraglione vicino alla partenza o dietro le poche recinzioni che fiancheggiano il percorso.
Solo così si ha qualche speranza di essere tra le circa 1.500 persone che vedranno i tori da vicino, pur se per un piccolo tratto di pochi metri di strada.
Non si può stare tra le due recinzioni, in quanto quello è lo spazio riservato alle persone che corrono, al personale sanitario e ai media accreditati.

Senza dubbio, un punto di vista privilegiato è un balcone: da lì infatti si può vedere un tratto di 100/200 metri di percorso e non è necessario arrivare con ore di anticipo.
Il problema è che, se non si è familiari o parenti dei proprietari delle case lungo il percorso, si può salire sul balcone solo pagando uno dei posti che viene messo in affitto ad un prezzo dai 100 euro in su per persona al giorno.

L’arena ha una capienza di 20.000 spettatori però è necessario acquistare il biglietto in anticipo.
Inoltre non si vede l’encierro ma solo la parte finale, con l’ingresso dei tori e i corridori che si aprono a ventaglio.

Ultima comoda possibilità se non ci si vuole muovere nella fredda notte pamplonese, è guardare la corsa dalla televisione o dagli schermi giganti installati per strada, come fanno milioni di spagnoli e spettatori internazionali nelle varie piattaforme disponibili.

San Fermin Pamplona - spettatori recinzione

PAMPLONA NEI GIORNI DI SAN FERMIN

 

San Fermin Pamplona - lancio dalla fontana

Prima di vivere questi giorni pamplonesi, si pensa che la festa di San Fermín sia solo la corsa dei tori.
Niente di più sbagliato.
Abbiamo infatti visto che la corsa in sè non dura neanche 3 minuti. Poi ci sono altre 23 ore e 57 minuti…


La processione del Santo

 

Euskal Herria - Iruña/Pamplona - San Firmin

Secondo la tradizione, il senatore romano Firmo e la sua famiglia si convertirono al cristianesimo per influenza del presbitero Honesto, che realizzò la sua opera evangelica nella Pamplona romana del secolo III.
Suo figlio Fermín fu battezzato da San Saturnino, ordinato sacerdote a Tolosa e ritornò a Pamplona vescovo.
Trascorse i suoi ultimi giorni ad Amiens, dove fece convertire più di 3000 persone prima di essere incarcerato e decapitato il 25 settembre 303.

Nel 1386 il re di Navarra Carlos II lasciò nella Chiesa di San Lorenzo una reliquia del santo recuperata ad Amiens e da allora si celebra la processione.
Inizialmente il santo usciva il 10 ottobre, data del suo arrivo ad Amiens, ma dal 1591 la data è stata spostata al 7 luglio per far coincidere la festa religiosa con le feste in suo onore che si celebravano tra il giorno di San Pietro e il 18 luglio.

Il busto portato in processione è una scultura di legno della fine del secolo XV, ricoperto d’argento nel 1687, e sul petto porta un reliquiario, anch’esso d’argento.

San Fermín è patrono della diocesi di Pamplona e, insieme a San Francisco Javier, patrono della Navarra, oltre che delle confraternite di vinai e panettieri.

Il culto di San Fermín è radicato tra i Pamplonesi e il Santo viene invocato durante il chupinazo, poco prima di ogni encierro, più volte durante il giorno e nei lamenti del “Pobre de mí”, al termine della festa.
È una tradizione che si trasmette da generazione in generazione.

La processione di San Fermín si celebra la mattina del 7 luglio ed è un atto imprescindibile per molti Pamplonesi, dunque anche per gli stranieri un appuntamento obbligato per conoscere la festa in tutta la sua solennità.
Dopo una processione dalla Cattedrale alla Chiesa di San Lorenzo, la statua del Santo attraverserà la città, avvolta dalla devozione dei Pamplonesi e di chi renderà unici i giorni successivi: clero, maschere, confraternite, bande musicali, ballerini e autorità. Ovviamente tutti vestiti di gala e con abiti tradizionali, sempre comunque con camicia, pantaloni o gonna bianchi, fascia e fazzoletto rossi.
I consiglieri comunali indossano un cappello a cilindro, guanti e medaglia con lo stemma della città.

Durante la mattina ci sono molti momenti emotivi tra preghiere, canti, balli e sfilate, accompagnate da La Pamplonesa, la banda musicale cittadina, ma anche spontanee.

La sfilata delle maschere

 

Euskal Herria - Iruña/Pamplona - San Firmin - Gigantes y Cabezudos

La sfilata delle 25 maschere di Giganti e Cabezudos (Teste giganti), accompagnata dalla musica dei Gaiteros (zampognari), è diventata negli anni uno dei simboli della festa di San Fermín.

Queste figure sono sempre state presenti nelle celebrazioni importanti di Pamplona dal secolo XVI.
Nel 1800 si perse questa tradizione, recuperata un secolo più tardi grazie ai sei giganti conservati nella Cattedrale di Pamplona.
Le sculture di cartapesta che attualmente raffigurano i giganti vennero create da Tadeo Amorena nel 1860, su incarico del comune di Pamplona.

Il ballerino carica sulle spalle la figura, che pesa circa 60 chili e arriva a musurare sino a 4,20 metri di altezza.

San Fermin Pamplona - maschere

La sfilata inizia tutte le mattine dalla stazione delle corriere verso le ore 9.30, tranne il 6 alle 16.30.
L’itinerario percorre le vie del centro storico ma varia ogni giorno.

In testa al corteo ci sono 5 Cabezudos, enormi teste con facce serie raffiguranti l’autorità.
Sono conosciuti come il Sindaco, il Consigliere comunale, la Nonna e coppia di Giapponesi.
Camminano con andatura solenne e danno la mano a tutti i bambini che lo chiedono.

Le 4 coppie di Giganti rappresentano invece un re ed una regina di ciascun Continente: America, Africa, Europa e Asia (quando sono nati, non si conosceva ancora l’Oceania).

San Fermin Pamplona - maschere

I Kilikis hanno facce scontrose, il cappello e un palo di plastica con cui colpiscono i bambini.
Si chiamano Barbas, Caravinagre, Coletas, Napoleón, Patata e Verrugas.

I Zaldikos simulano dei cavalieri a cavallo armati con le loro verghe girovagano i ragazzi che incontrano nel loro cammino.

Il 14 luglio ha luogo l’ultimo ballo nella stazione delle corriere, in un momento molto emotivo chiamato la Despedida de los Gigantes (il congedo dei giganti).


Encierro dei bambini

 

San Fermin Pamplona - encierro dei bambini

Alle 22.00 i bambini possono partecipare all’encierro riservato a loro, che dura circa mezzora.
Un toro di cartone e legno, caricato sulle spalle di un ragazzo, parte da Plaza de Santiago con torce e fuochi artificiali di diversi colori su corna e lombi, inseguendo i tantissimi bambini pronti a sfidarlo.
Avvolto in uno spettacolo di luci e rilasciando diversi petardi, corre per le vie del centro storico sino all’esaurimento del carico a metà della calle Estafeta.
Qui avviene il cambio con un altro ragazzo, che si carica sulle spalle gli oltre 30 chili di struttura taurina con fuochi artificiali e petardi, e riprende la sua corsa sino a Telefónica.

San Fermin Pamplona - encierro dei bambini


Luna Park

È noto come “Las Barracas” e viene installato in una grande zona verde della Ciudadela.
Aperto 24 ore al giorno, offre le classiche attrazioni per bambini e non solo: bersagli, giostre, autoscontri, ruote ecc.
Ovviamente con presenza di bar, frittelle, dolci e altri cibi da strada.

Fuochi d’artificio

Tutte le sere alle ore 23.00 e per circa mezzora, le migliori case pirotecniche europee offrono una spettacolare esibizione di fuochi d’artificio dai fossati delle mura della Ciudadela, sfidandosi in un concorso internazionale.

Il posto migliore da cui vederla è il parco vicino alla stazione degli autobus che circonda la zona della Vuelta del Castillo, ma può comunque essere vista da diversi punti della città, come le vie limitrofe a Avenida del Esercito, Plaza de los Fueros, Paseo de Sarasate e Plaza de la Paz.

Musica

Il giornale “El Eco de Navarra” propose che una banda musicale percorresse le vie della città un’ora prima dell’encierro per svegliare tutti, e il comune accettò l’idea.
All’alba del 7 luglio 1876, la banda della Casa de la Misericordia sfilò suonando le prime dianas sanfermineras.

Da allora le vie della città sono animate da più bande musicali e la festa di San Fermín sarebbe impensabile senza la musica che la anima.

In ogni momento delle feste, la musica invade le vie della città, divenendo essa stessa un’attrazione.
La programmazione ufficiale contiene un’infinita offerta di concerti e feste per tutti gli stili, nelle diverse zone della città.

Le canzoni tradizionali basche si fondono a ballate internazionali, musica classica, ritmi compassati delle bande musicali, disco music dai pub, zampognari, concerti all’aperto di gruppi pop, jazz, rock, balli tradizionali intervallati da salsa o merengue, modernità e folclore, serietà e follia sfrenata.

Imprescindibile è la musica delle varie peñas, che attraversano le vie del centro storico con tamburi, trombe, tromboni, fischietti, grancassa, piatti, sassofoni, cantando canzoni allegre ed orecchiabili che diventano velocemente popolari per tutti i presenti.
Alternandosi nel percorrere le vie della città, creano un’interminabile baldoria ogni istante della festa.

All’interno dell’arena suonano invece ognuno per conto proprio e il risultato è quindi confuso e dispersivo.

 

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El Pobre de mí: la fine della festa

Il 14 luglio, lì dove tutto era iniziato il 6 luglio, ci si riunisce davanti al palazzo del Comune e a mezzanotte il sindaco annuncia la fine della festa, dando appuntamento all’anno seguente.
Una marea di candele accese e fazzoletti rossi si muovono malinconicamente intonando la canzone che da il nome a quest’ultimo atto: “Pobre de mí, pobre de mi, que se han acabao las fiestas de San Fermín” (povero me, povero me, sono finite le feste di San Fermín).

Il “Pobre de mí” è l’altra faccia della medaglia del Chupinazo: il buio dopo la luce, la tristezza dopo l’allegria, ma anche la stanchezza accumulata dopo giorni di folle divertimento.
Da questo momento si dovrà tornare alla vita di tutti i giorni. Molti continueranno ancora per alcune ore nella bolgia prima di togliersi il fazzoletto rosso.

L’ORIGINE DELL’ABBIGLIAMENTO

Solitamente si dice che l’abito non fa il monaco, ma certe volte la festa fa l’abito.
Tradizionalmente nella festa di Pamplona ci si veste di bianco (maglietta, camicia, pantaloni o gonna), fascia in vita e fazzoletto al collo di colore rosso.
Ovviamente non è un obbligo e ognuno si veste come vuole, ma vestirsi diversamente renderebbe pesci fuor d’acqua, dato che quasi tutti indossano questa “uniforme”.
Il consiglio è quindi di vestirsi così e immergersi totalmente nella tradizione (ovviamente tanti negozi e bancarelle vendono la divisa a prezzi accettabili).

Non si sa esattamente perchè nè chi adottò questo abbigliamento però è ormai un simbolo integrante della festa. Tutti lo indossano creando maree umane bianco rosse.

Ci sono comunque varie teorie su quest’usanza popolare.

Alcuni indicano come inventori i soci della Peña La Veleta.
Fondata nel 1931 da gente di umili origini e della classe operaia, cercavano un’uniforme che li identificasse e distinguesse da altre associazioni.
Una veste bianca era facile da ottenere, poco costosa e, associata al rosso, molto appariscente.

In ogni caso, diventa un abbigliamento comune tra la gente che partecipa ai festeggiamenti all’incirca dal 1960.

Oltre il vestito bianco, ricoprono pari importanza altri due accessori:

Il fazzoletto rosso si annoda al collo dopo il lancio del chupinazo e si toglie dopo il “Pobre de mí”.
Anche sul suo significato non esiste una versione univoca: si va dal sangue di San Fermín martirizzato, alla bandiera della Navarra.
Molti fazzoletti hanno ricamata la figura di San Fermín, altri lo stemma del gruppo al quale appartengono o la bandiera di Navarra, Pamplona o Paesi Baschi.

Anche la fascia che avvolge la vita è rossa. Di solito termina con le frange ai lati e talvolta con ricami come il fazzoletto.

Per completare la divisa ufficiale, la tradizione indica sandali bianchi di canapa con nastri rossi ma la comodità ha ormai sdoganato le scarpe da tennis. Bisogna comunque avere scarpe chiuse e resistenti, sia per non scivolare che perchè si può trovare vetro rotto (e non solo) nelle strade.

Infine, quando l’aria diventa più fresca, si indossa una giacca o un capo di colore rosso.

INFORMAZIONI UTILI

Normativa

Nei giorni di festa, Pamplona ha nomea di essere una città senza legge ma non è affatto così, anzi.
Dall’arrivo in città i controlli, anche con i cani antidroga, sono molto stringenti e non viene tollerato nessun oltrepasso del limite.
Gli interventi sono fulminei, dal nulla.
Questo però permette a tutti, dai bambini piccoli agli anziani, di girare da soli senza problemi, a qualunque ora del giorno e della notte.

Anche l’encierro in sè è regolamentato da una serie di norme e usanze imposte dalla tradizione secolare. Inoltre, esiste un bando municipale del Comune di Pamplona ed una legge navarrese sugli spettacoli taurini che, se infranta, porta a pesanti multe.
Tra le varie cose, è vietato:
– partecipare alla corsa ai minori di 18 anni,
– lasciare aperte le porte di case e locali commerciali,
– correre sotto effetti di alcool o droga,
– usare macchine fotografiche e simili, calzature o indumenti inappropriati per la corsa, oggetti voluminosi che limitino i movimenti o che ostacolino gli altri partecipanti,
– afferrare, colpire, incitare i tori o attirare la loro attenzione.
Si deve aiutare affinché la mandria corra nel senso corretto dell’encierro e che la corsa duri il meno possibile.

Euskal Herria - Iruña/Pamplona - San Firmin - Encierro

Consigli

 

San Fermin Pamplona - corridori in attesa

Per partecipare nell’encierro con qualche “garanzia” di successo, è necessario seguire una serie di raccomandazioni dettate dall’esperienza dei corridori più veterani, coloro che hanno percorso decine di encierri:
– dormi prima della corsa, anche se solo poche ore, e non correre mai come conclusione di una notte di baldoria,
– non indossare mocassini, sandali, scarpe con tacco o ciabatte,
– usa ancora più precauzione con la strada bagnata: i tori scivolano, ma tu farai lo stesso,
– non correre senza guardare dietro: nell’encierro il rischio è dietro, non davanti.
– non sopravvalutare la tua forma fisica: i tori corrono più di te, controllali o ti travolgeranno,
– abbi la massima precauzione quando lasci la strada: la maggior parte delle cornate colpiscono persone ferme o cadute,
– nei momenti di difficoltà non cercare di salire sulla recinzione ma stenditi per terra e ruota verso i lati,
– entra nel percorso solo se sei convinto di partecipare e corri davvero: stando fermo da un lato rischieresti di essere ferito gravemente dai tori, dai corridori, o di creare pericolo per tutti,
– ricordati che puoi morire: il rischio è molto basso ma metti in conto che partecipando alla corsa potresti morire o rimanere ferito gravemente.

Pericoli

 

Euskal Herria - Iruña/Pamplona - San Firmin - Encierro

La corsa dei tori di Pamplona è conosciuta in tutto il mondo e ci sono due tipi di persone che la fanno: chi arriva preparato a quello che farà e chi decide di farla all’ultimo momento.

L’obiettivo è iniziare a correre lentamente, poi a tutta velocità prima dell’arrivo dei tori, stare davanti a loro più o meno vicini a seconda della voglia di rischiare la pelle, e allontanarsi in modo netto dalla loro traiettoria, cercando soprattutto di non incrociare o mettere in pericolo gli altri corridori.

Uno degli aspetti principali dell’encierro pamplonese è la sua pericolosità intrinseca: correre con i tori implica un enorme rischio potenziale.
Sono 14 i ragazzi deceduti, dodici a causa di cornate, gli altri da colpi o schiacciamento.
11 di essi sono stati feriti mortalmente quando erano fermi o caduti.
I morti sono avvenuti su tutti i tratti della corsa: 2 a Santo Domingo, 2 nella Plaza del Ayuntamiento, 1 in quella di Mercaderes, 1 nella Estafeta, 4 nella zona Telefónica ed altri 4 nell’arena.

Oltre i morti però bisogna considerare anche l’alto numero di feriti.
Si calcola che 1 partecipante ogni 70 termina la corsa con ferite lievi come contusioni, erosioni, distorsioni, ecc; 1 ogni 800 viene trasferito in ospedale per traumi gravi, 1 ogni 2.500 viene incornato e 1 ogni 100.000 muore.

Come arrivare

 

San Fermin Pamplona - mura stazione

L’aeroporto di Pamplona ha collegamenti regolari con Madrid e Barcellona.
Altri aeroporti vicini sono Bilbao, San Sebastian, Saragozza e Biarritz.

La stazione ferroviaria è abbastanza vicina al centro e ha linee regolari verso tutte le principali città.

La stazione dei pullman è situata presso il Parque de la Ciudadela e anche in questo caso i collegamenti sono numerosi e frequenti.

Coloro che decidono di usare la macchina, devono considerare soprattutto il costo dei parcheggi. Bisogna inoltre pagare in anticipo, altrimenti si aggiungerà la multa e il recupero della macchina portata via dalla polizia.

Dove dormire

Pamplona moltiplica i suoi abitanti in questi giorni di luglio e gli alloggi si riempiono velocemente.
Al di là della data di prenotazione, i costi di alberghi e b&b nei giorni di festa raggiungono cifre altissime: sarà difficile spendere meno di 200,00 euro a notte a testa.
Un letto in una camerata condivisa in ostello costa poco meno della metà.

San Fermin Pamplona - balconi

Cifre simili si trovano anche nei paesi entro un raggio di circa 30 chilometri, ai quali va aggiunto però il costo dello spostamento.

Se invece vuoi risparmiare, potrai praticamente dormire ovunque.
Non è vietato dormire in strada o nei giardini ma non puoi accamparti. Però attrezzati per la notte, le temperature possono raggiungere i 15°, con uno sbalzo termico notevole, e può piovere.

San Fermin Pamplona - dove dormire


Deposito bagagli

Se non si ha un alloggio, è opportuno per sicurezza e comodità lasciare il bagaglio in un deposito.
Ci sono due posti pubblici dove lasciare i bagagli (nel 2022 solo uno):
– Scuola Pubblica di San Francesco (chiusa nel 2022): aperta 24 ore su 24 dal 4 al 16 luglio, si trova in pieno centro e, oltre al deposito bagagli, è anche un centro di informazioni turistiche multilingua e dispone di camerini per cambiarsi.

Il costo è di 4,50 euro ogni 24 ore, chiederanno una copia del documento di identità e lasceranno un biglietto da riconsegnare per ritirare il bagaglio.

– Stazione degli autobus: al piano inferiore, nel piazzale dove partono gli autobus, c’è sia un deposito bagagli servito che alcuni armadietti automatici.
Il costo è sempre di 4,50 euro ma dalle 06.00 alle 22.00.
Negli altri orari la stazione degli autobus è chiusa e inaccessibile.

Cosa mangiare

 

Euskal Herria - Iruña/Pamplona - San Firmin

Trascorrere tempo a bere e mangiare piatti tradizionali baschi o diversi tipi di pintxos, condividendo il tavolo con estranei, è parte sostanziale della festa.
Nella Navarra, qualsiasi avvenimento sociale include un momento gastronomico come parte indispensabile della celebrazione.

Hai una quantità infinita di luoghi dove mangiare, divertiti a provare cose diverse.

Oggetti smarriti

L’ufficio degli oggetti smarriti è all’interno del commissariato di polizia municipale.
Se trovi qualcosa puoi portarlo lì o consegnarlo ai numerosi agenti o collaboratori della protezione civile sempre presenti in giro.

Docce

L’organizzazione della festa di San Fermin non poteva certo tralasciare la doccia.
Oltre i bagni pubblici, c’è anche il posto dove lavarsi: la Casa de Baños y lavandería Pública, in calle Hilarión Eslava 9.

Con 4 euro (nel 2022, i prezzi possono cambiare ogni anno) si ha a disposizione uno spogliatoio singolo con doccia, asciugamano, shampoo e bagnoschiuma.

È inoltre comune andare nella Piscinas de Aranzadi, la piscina pubblica vicina al Casco Viejo.

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