VIAGGIO IN TRANSIBERIANA – TRANSMONGOLICA
Nota bene: Questo articolo è dedicato solo al viaggio in Transiberiana e Transmongolica.
Per maggiori dettagli su città, esperienze e racconti relativi a Russia, Mongolia e Cina segui i collegamenti specifici.
Galeotta fu una delle tante proposte di viaggio che quotidianamente si ricevono per mail.
Tra le tante offerte c’era la “Transiberiana da Mosca a Pechino”.
Allora avevo 16 anni e mi sembrava solo un sogno, ma ormai nella mia testa era scattata la scintilla…
Sognavo la Russia dagli anni delle superiori e mi sono spesso immaginato sul treno del cartone animato Galaxy Express 999 che girava lo spazio sulle orme di Capitan Harlock.
Dopo il mio primo viaggio da solo, in Euskal Herria, ho passato più di un anno a periodi alterni ad organizzare questo, senza dire niente a nessuno per scaramanzia e perchè sapevo che, forse per paura, avrebbero cercato di convincermi a desistere da questa follia.
Ho fatto il passaporto, ottenuto i visti necessari, prenotato gli aerei di andata e ritorno e i biglietti del treno.
Ora potevo comunicare la mia meta estiva.
Ricordo ancora come descrissi a casa il viaggio: “devo andare in Russia… ma torno da Pechino… passo dalla Mongolia… faccio la Transiberiana da solo!”.
Avevo 25 anni, qualche viaggetto alle spalle.
Ma questo è IL viaggio.
La Transiberiana non è un treno ma la linea ferroviaria che collega Mosca a Vladivàstok dopo 9.288 km, 7 fusi orari e 157 stazioni.
Ci vogliono 8 giorni per compiere il tragitto ma ovviamente si può intervallare il percorso sostando nelle varie città.
La Transmongolica è invece la linea ferroviaria che dalla città russa di Ulan Ude, una delle fermate sul Lago Baikal della Transiberiana, arriva a Pechino passando dalla Mongolia e dal Deserto del Gobi.
In questo caso, il tragitto da Mosca a Pechino è di 7.867 km.
Quando un viaggiatore parla di Transiberiana spesso si riferisce alla Transmongolica.
INFORMAZIONI PRATICHE
Biglietti
Prima classe (chiamata SV): compartimento per 2 persone, solitamente con 2 letti in basso, qualche volta un letto a castello per avere più spazio.
Ogni compartimento ha un tavolo pieghevole, uno spazio per i bagagli sotto i letti, una porta scorrevole con serratura, radio, lenzuola e asciugamani.
Seconda classe (chiamata kupe): compartimento con 4 posti letto, 2 letti a castello.
Lo spazio per i bagagli di tutti e 4 i passeggeri è sotto i letti inferiori.
Ogni compartimento ha un tavolo pieghevole, una porta scorrevole con serratura, radio, lenzuola e asciugamani.
Durante il giorno chi ha il posto nei letti inferiori usa il letto come divano, facendo sedere anche chi dorme in alto.
Seconda classe Superior: rispetto alla seconda classe standard include servizi aggiuntivi come quotidiani, riviste e alcune volte 1 pasto.
Terza classe (chiamata platzkart): l’intera carrozza è uno spazio aperto che può ospitare sino a 54-56 persone.
Il corridoio stretto divide le file di 2 letti a castello da un lato e 1 dall’altro.
Senza tende, porte o serrature, è adatta a chi deve fare brevi tragitti o a chi non è interessato a comodità e privacy e vuole risparmiare.
Bagno
Il bagno si trova alla fine di ogni vagone. Non ci sono docce e viene lavato 2 volte al giorno.
E’ preferibile farsi la doccia (ci si arrangia con il lavandino) la mattina presto, intorno alle 07.00, quando le provodniste hanno appena finito di pulire i bagni.
Nel lato opposto del vagone si trova il samovar, da cui potrai sempre attingere acqua bollente per tè, caffè o cibi liofilizzati.
Ristorante
Il vagone ristorante è soprattutto un punto di incontro dove si passa il tempo con gli altri passeggeri.
Il provodnik è il responsabile del vagone. Se hai qualsiasi problema devi rivolgerti a lui.
Accesso al treno
Dopo aver magari trascorso qualche giorno a Leningrado/San Pietroburgo e a Mosca, è l’ora di salire sulla Transiberiana.
Nell’immensa Piazza Komsomolskaja, oltre le stazioni metro Komsomolskaja e Bielorusskaja, si trova la stazione Jaroslavski (si distingue dalla scritta verde Ярославский вокзал e la struttura è sormontata da falce e martello e scritta CCCP). Dal 1906 la Transiberiana parte e arriva da questi binari.
Prima di salire sul treno, il provodnik controlla la corrispondenza tra i dati sul biglietto e il passaporto e da il necessario per il “soggiorno” in treno: lenzuola, cuscino, coperta, asciugamano e pantofole da restituire alla fine del viaggio.
Vita sul treno
La Transiberiana va vissuta. Non è solo un mezzo di trasporto ma un’esperienza di alcuni giorni con centinaia di persone.
Guarda il paesaggio scorrere fuori dal finestrino mentre parli con gli altri passeggeri.
Che siano turisti, viaggiatori o russi in vacanza o di ritorno a casa, ognuno di noi ha qualcosa da raccontare, imparare, condividere.
Nelle lunghe soste scendi dal treno, non aver timore ad acquistare torte, biscotti, pesci, formaggio, latte, bevande e qualsiasi altra cosa che bambini, contadini, allevatori o persone anziane vendono nelle banchine della stazione.
Costano poco ma sono fatti a casa e con il cuore.
Anche in questo caso, condividere con gli altri passeggeri è la norma.
Io ho avuto la fortuna di fare il viaggio sino a Irkutsk con una famiglia che tornava a casa a Vladivastok: Aleksander, 27enne tecnico radiomeccanico dell’Aeronautica Russa, la moglie 22enne Katia e la loro piccola Sasha di 10 mesi.
Grazie a loro ho imparato velocemente tutti i segreti per vivere questo viaggio, e questo treno, al meglio.
E’ stato bello quando alla prima fermata del treno, abbiamo comprato tutti e 3 qualcosa per i compagni di viaggio. Io ho preso da bere per accompagnare salsiccia e formaggio portati dalla Sardegna e loro mi hanno fatto scoprire filetti di formaggio e pesce essiccato.
IL PERCORSO
Partenza da Mosca: Ярославский Bокзал – Stazione Jaroslavski
Alle 23.58 lascio la stazione Ярославский di Mosca quando il fischio della locomotiva si spande in aria e dai finestrini mi sembra di scorgere il saluto dei contadini al sibilo del vapore.
Finalmente sto correndo sulla Transiberiana e mi immagino sulla locomotiva, viva, lanciata a bomba contro l’ingiustizia.
I Monti Urali, il confine Europa-Asia e la Siberia
Durante la notte si supera Yekaterinburg e al chilometro 2.102 si oltrepassare il confine naturale Europa-Asia e il chilometro 2.102: l’inizio della Siberia.
Qui è prassi brindare con 2 bicchieri nelle mani: uno in Europa e uno in Asia.
I famosi Monti Urali sembrano colline e il paesaggio non cambia mai.
Osservo i chilometri passare dal vagone ristorante dove, tra un caffè e l’altro, si conoscono gli altri passeggeri.
Le ore nel treno passano girovagando nei vagoni, chiacchierando con gli altri passeggeri e scattando foto.
In ogni vagone c’è un foglio che indica le varie soste e la relativa durata.
Consultarlo sarà una costante del viaggio.
E’ un pò difficile capire l’ora esatta. Si passa tra vari fusi orari ma in tutte le stazioni russe (e così anche nei biglietti) è indicata esclusivamente l’ora di Mosca. Per questo capita che qualcuno fa colazione mentre altri pranzano.
Io ho seguito il comportamento dei Russi: portavo l’orologio avanti seguendo l’andamento dei fusi orari così ero sincronizzato con l’ora della città di arrivo.
Il paesaggio non cambia negli oltre 2.000 chilometri che da Yekaterinburg portano a Krasnoyarks, con soste relativamente lunghe ad Omsk e Novosibirks.
Si arriva così alla stazione di Irkutsk e qui avevo deciso di scendere dal treno e trascorrere alcuni giorni alla scoperta della Siberia e del famoso Lago Baikal.
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Dopo il riposo di questi giorni, alle 22.15 salgo sul treno 362, direzione Mongolia.
I vagoni sono più antichi rispetto al treno russo, questo è mongolo: più stretto e senza vagone ristorante. Nel vano superiore della cuccetta c’è una cassetta di uva e ben presto la provodnista mongola viene a comunicare che è sua, e non sarà la sola cassetta che vedrò…
La mattina il treno sta ancora costeggiando il Lago Baikal, sino ad allontanarsi definitivamente verso pranzo.
Arrivo così a Naushki (Наушки), la cittadina che segna il confine russo, la prima frontiera.
Il treno si ferma circa 1 chilometro prima della stazione, in aperta campagna.
Dai cespugli sbucano circa 20 uomini Mongoli che aiutano le provodniste a scaricare le merci importate illegalmente dalla Russia: decine di cassette di uva, cocomeri, scatole varie ecc ecc.
Questo sarebbe il pericoloso contrabbando su cui è stato incentrato il film Transiberian (guardatelo solo quando ritornate dal viaggio, rivivrete sensazioni e paesaggi) e di cui mette in guardia la Lonely Planet?
Ho visto solo persone che fanno quello che possono per sfamare le proprie famiglie…
Dopo i 10 minuti necessari a concludere l’operazione, il treno riparte ed entra in stazione.
Le porte non si aprono e bisogna aspettare che gli uomini della frontiera russa salgano a prendere i passaporti e i moduli doganali compilati e perquisiscano l’interno delle cuccette con l’aiuto dei cani.
Al termine di questo controllo si può scendere dal treno.
Con l’asciugamano datomi dalle Ferrovie Russe all’ingresso del treno creo un piccolo pallone e in brevissimo tempo inizia la partita di calcio 4 contro 4, scalzi e a petto nudo, nel piazzale della praticamente deserta stazione. Il divertimento dura circa 15 minuti, interrotto definitivamente dal solerte doganiere russo che, al grido “NIET!”, prende a calci il “pallone” rompendolo e decretando così la fine delle partita.
Delusi come bambini, ci spostiamo andando a scoprire il piccolo mercatino dietro i binari: qualche cianfrusaglia e un pò di cibo a disposizione.
Dopo quasi 4 ore, con i passaporti timbrati per l’uscita dalla Russia, il treno lascia la stazione. La locomotiva è stata sostituita e alcuni vagoni resteranno in Russia, non proseguendo il viaggio verso…
LA MONGOLIA
Entriamo in Mongolia e il treno, pur se alleggerito di alcuni vagoni e passeggeri, procede lentamente e a singhiozzo. Giustamente i Mongoli scendono dal treno quando la loro casa è affianco ai binari. Sembra di stare su un autobus.
Raggiungiamo così Sukhbaatar, la città di frontiera che segna l’inizio della Mongolia. Qui i militari salgono subito sul treno per prendere i passaporti e controllare le cuccette (meno attentamente e senza i cani usati dai Russi).
Dopo un sicuramente poco conveniente cambio rubli/tgrik con la provodnista, scendo dal treno sfruttando la sosta di quasi 2 ore per un primo approccio con la cucina mongola. In un locale mangio ravioli e frittelle di carne di montone e prendo da un ambulante in strada il famoso airag, latte di giumenta fermentato.
L’allevatore munge la giumenta appoggiandosi il secchio su un ginocchio.
Il latte viene fatto fermentare per ore o giorni, permettendo ai batteri di acidificarlo e ai lieviti di trasformarlo in una bevanda leggermente alcolica.
Il latte mi viene versato direttamente da un secchio ad una busta di plastica.
Il gusto è molto buono e lo condivido con l’allevatore che mi racconta la storia della città.
Il nome è dedicato all’eroe (in mongolo “baatar“) Damdin Sukh, partigiano nazionalista Mongolo che sconfisse i Cinesi con la sua armata rivoluzionaria e l’aiuto dei comunisti sovietici , dando vita alla Repubblica Popolare della Mongolia nel 1921.
Torno sul treno che, abbandonate le foreste siberiane, corre in verdi praterie sinchè le prime ger compaiono dai finestrini.
Arrivo alle 06.10 nella stazione di Ulaan Baatar, capitale della Mongolia.
Scendo dal treno per una sosta di alcuni giorni alla scoperta di questa terra poco battuta e per questo dove natura, tranquillità e silenzio la fanno da padroni.
Ulaan Baatar sembra un antico paese orientale del 1200 ma qualche ora in macchina è sufficiente per scoprire una Mongolia praticamente disabitata: basti pensare che è grande come Portogallo, Spagna, Francia, Svizzera, Austria e italia messe insieme e non raggiunge i 3milioni di abitanti (di cui il 40% circa vive a Ulaan Baatar).
E’ difficile descrivere la sensazione nel vedere la steppa, le montagne all’orizzonte, cielo azzurro, nessun rumore e forse una ger in tutto quel territorio.
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Dopo alcuni giorni trascorsi a Ulaan Baatar e nella solitudine della steppa, il taxi mi porta in stazione dopo un errato percorso verso l’aeroporto (al tassista sembrava assurdo che viaggiassi su rotaie).
Il treno lascia la capitale e tra le “case” in legno si notano tantissime ger.
I Mongoli non perdono la cultura e la tradizione nomade, pur vivendo in città.
Nella mia cuccetta c’è solo un signore Cinese, ancora addormentato.
Il treno supera la steppa ed entra nel Deserto del Gobi.
I vagoni si riempiono rapidamente di sabbia, polvere e terra, rendendo difficile persino respirare.
Si resiste qualche ora, sinchè si arriva nella piccola stazione di Zamin Uud, frontiera della Mongolia.
Entrano i militari a prendere i passaporti e dare uno sguardo molto rapido alla cuccetta. Dopo aver terminato i loro controlli e ridatici i documenti, il treno riparte senza farci scendere a smaltire il caldo e le difficoltà respiratori delle ore precedenti.
Il Cinese toglie da sotto le sue lenzuola pacchi di sigarette e riempie così la sua valigia: ormai è tranquillo, siamo in Cina e ha superato i controlli.
LA CINA
La Repubblica Popolare Cinese mi accoglie nella stazione di Erlian con una musica leggera. Salgono i soliti militari a prendere i passaporti e fanno scendere i Cinesi arrivati a destinazione.
Pur potendo scendere dal treno, io non mi muovo: resto nel treno che fa retromarcia ed entra in un cantiere enorme.
Lo scartamento dei binari russi e mongoli, eredità dell’Unione Sovietica, è diverso da tutti gli altri, quindi delle piccole gru elevatrici sollevano completamente il treno da terra, permettendo ai meccanici di regolare le misure. Il tutto dura oltre 2 ore.
Lascio la stazione verso le 02.00, dopo circa 4 ore alla frontiera.
Resto solo in cuccetta per tutto il resto del viaggio, così posso passare la notte osservando il paesaggio fuori dal finestrino.
La mattina vado alle 7 nel vagone ristorante per la colazione offerta dalle Ferrovie Cinesi: the, 2 uova sode e pancarrè con marmellata.
L’attesa per la visione della Grande Muraglia è tanta e vale la pena trascorrere 2 ore in piedi nel corridoio del vagone per poterla fotografare appena appare nelle montagne all’orizzonte.
Dopo aver percorso poco più di 100 chilometri in territorio cinese, si ha la possibilità di ammirarla per i successivi 20 chilometri.
È impressionante vedere come segue l’andamento delle montagne e quanto sia imponente.
Il paesaggio prosegue tra animali al pascolo, campi di girasoli e biciclette.
Tra il chilometro 80 e il 50 (in Cina indicano la distanza da Pechino) il treno segue un percorso spettacolare: 63 gallerie passano dentro le montagne verdi e ogni volta che si esce al sole si vedono scorci fantastici.
Poi mi rilasso in cuccetta pensando a tutti i chilometri percorsi e a quello che mi aspetta a Pechino: un altro viaggio sta per iniziare.
La stazione di Pechino arriva improvvisa a interrompere l’unisono che avevo stabilito con il treno.
Ma la fermata diventa subito non un punto di arrivo, ma un altro punto di partenza.
Scendo le scalette con malinconia e mi ritrovo subito proiettato in un traumatico mondo affollato e frenetico che in questi giorni avevo totalmente dimenticato.
La folla quasi mi trasporta verso l’uscita e riesco a salutare solo 7 compagni di viaggio, mentre gli altri sono già stati scaraventati chissà dove dalla furia del fiume umano.
Nel grande piazzale fuori dalla stazione può dirsi concluso il viaggio in Transiberiana – Transmongolica.
CONCLUSIONI
È stato un viaggio lungo, forse il viaggio per eccellenza.
Forse sono stati 6 o 7 viaggi insieme.
Ho percorso più o meno 25.000 chilometri tra città fantastiche e baraccopoli, tra storia e preistoria, tra hotel di lusso e ger, tra steppa e deserto, tra valli incontaminate e metropoli dove non si vede il sole.
Ho preso treni, aerei, bus, taxi, metro, bici e traghetti.
3 Stati, 3 culture, 3 Popoli, 3 lingue, 3 storie, 3 monete diverse.
Da questo viaggio esco più forte, migliore e consapevole di poter girare il mondo senza nessun problema.
Questo viaggio va fatto almeno una volta nella vita.
Questo viaggio è il viaggio di una vita… una vita in viaggio!