Sardegna
“Gli Shardana arrivarono dal centro del mare navigando con le loro navi da guerra.
Nessuno ha mai saputo come combatterli,
nessuno è mai riuscito a resistere”
cit. Faraone Ramses II
“Gli Shardana arrivarono dal centro del mare navigando con le loro navi da guerra.
Nessuno ha mai saputo come combatterli,
nessuno è mai riuscito a resistere”
cit. Faraone Ramses II
E’ sempre difficile scrivere della propria terra, soprattutto quando si è legati da un amore folle e viscerale.
L’isola a forma di sandalo in mezzo al Mar Mediterraneo (chiamata per questo dagli antichi greci “Ichnusa” – sandalo) è la Madre Patria di chi ha avuto la fortuna di nascerci e di chi la sogna con malinconia da quando ha dovuto abbandonarla per cercare fortuna altrove.
Ma ha sempre la Sardegna nel cuore e nei pensieri.
C’è stato un periodo in cui gli antichi Sardi, gli Shardana, dominavano in lungo e in largo il Mar Mediterraneo. E non solo.
Il fiero e coraggioso popolo di guerrieri ed esperti navigatori era conosciuto, rispettato e temuto da tutti: Egizi, Greci, Ittiti, Cartaginesi, Fenici, Achei, Mesopotamici e Filistei furono spesso annientati e sconvolti dalle loro incursioni.
Probabilmente furono gli stessi costruttori degli oltre 7.000 nuraghi, simbolo della Sardegna.
Qualche tesi li vede capaci di arrivare con le loro navi agili e veloci sino in Irlanda e Inghilterra, rendendosi protagonisti anche della costruzione di Stonehenge.
La natura incontaminata rappresenta, e deve rappresentare, il simbolo dell’isola al centro del Mediterraneo.
Preservarla è diritto e dovere di tutti, ad iniziare dal combattere il furto di sabbia.
Ogni anno i peggiori turisti riempiono di nascosto delle bottiglie di plastica e provano a portarla a casa per poi buttarla quando si rendono conto che non basta la sabbia per ricreare spiagge e mare che purtroppo li hanno ospitati in Sardegna.
La Sardegna è universalmente riconosciuta per il suo mare pulito e trasparente.
Le spiagge e le acque sono comunque molto differenti a seconda delle zone.
Il Poetto è la spiaggia dei Cagliaritani. Dallo scenografico promontorio della Sella del Diavolo, inizia la lunga spiaggia di quasi 8 km che arriva sino al Margine Rosso, territorio del comune di Quartu Sant’Elena.
Frequentato durante tutto l’anno grazie ai chioschi in spiaggia e alla zona pedonale è uno dei simboli di Cagliari.
Pur se ormai è lontano e nostalgico il ricordo delle dune di sabbia bianca finissima, il Poetto continua a far crescere quotidianamente i Cagliaritani.
Evitando la strada veloce 125var e seguendo la panoramica litoranea SP17, sarai abbagliato da spettacolari paesaggi dove il blu del mare sarà accompagnato dal verde della vegetazione.
Tante sono le spiagge, perfette per ogni esigenza.
Superando Foxi, Capitana, Terra Mala e Cala Regina sentirai il bisogno di fermarti a fotografare il colore dell’acqua di Mari Pintàu. Se non cerchi la sabbia ma ti piacciono le pietre, scendi a piedi lungo il sentiero e goditi questo mare dipinto. Il nome non consente smentite.
Se non hai problemi con i fondali profondi a pochi passi dalla riva, fermati nelle belle e lunghe spiagge di Geremèas o Solànas, intervallate dalle invece basse acque di Torre delle Stelle.
Se resisti a tutte queste tentazioni, arrivi alla famosa Villasimìus.
Sono tante le spiagge meravigliose in una delle mete più conosciute al mondo: Porto Sa Rùxi, Campus, Campulongu, Spiaggia del Riso, Capo Carbonara, Porto Giunco, Simius, Punta Molentis.
Essendo area marina protetta, il mare è ricco di flora e fauna.
I sub potranno vivere esperienze fantastiche partendo dal Porto Turistico di Villasimius. Tra la Secca di Santa Caterina, l’Isola dei Cavoli e l’Isola di Serpentara si potranno vedere anche cicale, tonni, cernie, barracuda, tartarughe, delfini e più raramente le balene.
Cala Pira, Cala Sinzias e Costa Rei sono le spiagge con cui concludere il grande giro della costa sud orientale.
Chi si ferma solo alle spiagge, si perde gran parte della Sardegna.
Tra l’Ogliastra e la Barbagia, tra il Supramonte ed il mare, la gola di Su Gorròppu è considerata dagli esperti internazionali il canyon più bello d’Europa. Lunga circa 1,5 km, sprofonda per circa 500 metri e sul fondo si restringe sino a una larghezza minima di 4 metri.
I numerosi nuraghe presenti nell’area di Su Gorroppu dimostrano che la gola fu sicuramente un baluardo difensivo strategico, dove gli inesperti eserciti nemici venivano assaliti e soprafatti dagli antichi Sardi.
Il “Selvaggio Blu” è considerato uno dei trekking più difficili in Europa: 50 chilometri che si percorrono in 6 o 7 giorni con partenza da Santa Maria Navarrese e arrivo a Cala Gonone.
Se è vero che alcuni tratti sono davvero difficili, è da dire che i paesaggi sono incredibilmente spettacolari e inimmaginabili.
Il “Cammino Minerario di Santa Barbara” è un percorso di circa 400 km che attraversa la zona sud-occidentale del Sulcis Iglesiente.
Il percorso indicativo parte e arriva nella città medievale di Iglesias, ma ovviamente si possono scegliere solo alcuni tratti o punti di interesse.
Si va dalle spiagge di Piscinas, Cala Domestina, Masua e Buggerru alla foresta del Monte Linas, dalla grandiosa opera di ingegneristica mineraria di Porto Flavia alle miniere che hanno caratterizzato la vita di questa zona, dalle Grotte di Is Zuddas e Santa Barbara alle Cascate di Sa Spendula a Villacidro.
E ovviamente nel percorso si troveranno anche tante chiese.
Le Grotte di Is Zùddas si trovano nel Comune di Santadi.
500 sono i metri visitabili, circa un terzo dell’effettiva grandezza.
E’ caratteristica per la presenza al suo interno dei resti del prolagus sardus, un roditore vissuto solo in Sardegna e Corsica ed estinto circa 400 anni fa.
Ma la sua unicità a livello mondiale è data dalla concentrazione di aragonite eccentriche, sottilissimi filamenti che si sviluppano senza tener conto della forza di gravità.
I lavori di ampliamento della Miniera di San Giovanni, nel 1952, permisero la scoperta della Grotta di Santa Barbara, nei pressi di Iglesias. Il legame con le attività minerarie è ancora visibile, dato che l’accesso alla grotta avviene prima con un trenino e poi con un ascensore, dopo aver indossato un caschetto.
Oltre che un pò speleologo, avrai quindi la possibilità di sentirti un pò minatore.
Nella Grotta di Ispinigòli, a Dorgali, si trova una delle più grandi stalattiti del mondo, alta circa 38 metri.
Per accedere alla Grotta di Nettuno, ad Alghero, è necessario scendere 654 gradini. Nei cunicoli al suo interno, oltre stalattiti e stalagmiti, sarà possibile vedere il lago sotterraneo di acqua salata La Marmora.
La posizione della Sardegna è risultata strategica anche per i fenicotteri, che da secoli sfruttano gli stagni sardi come tappa intermedia nelle loro migrazioni tra Africa e Francia.
Nel 1993 i fenicotteri nidificarono per la prima volta nello stagno cagliaritano di Molentargius. Fu un evento eccezionale e tutti alzavano la testa quando centinaia di fenicotteri volavano sul Poetto colorando il cielo di rosa.
Sa genti arrùbia – il popolo rosso – aveva scelto Cagliari e Cagliari, orgogliosa di questo, li ha adottati.
Da allora, unico caso al mondo in un’area cittadina densamente abitata, circa 10.000 fenicotteri sono stanziali tutto l’anno, mentre in primavera ne arrivano oltre il quadruplo per nidificare. I piccoli Cagliaritani coloreranno lo stagno di grigio per alcuni mesi.
Pur se presente in varie parti d’Europa grazie a introduzioni artificiali, il muflone ha come suoi habitat naturali la Sardegna e la Corsica. E’ qui che il progenitore di tutte le razze ovine attuali può vivere serenamente, in assenza dei suoi pericolosi nemici lupi e orsi
Le pareti scoscese dell’Altopiano della Giara di Gèsturi hanno completamente isolato i branchi dei cavallini, che oggi vivono allo stato brado in questo territorio in circa 600 unità.
Questi sono gli unici cavalli selvaggi in Europa.
Molti legano l’Asinara esclusivamente al carcere che ha “ospitato” Banditi, Brigatisti e mafiosi, ma bisogna sapere che l’isola è un grande Parco Naturale, paradiso di specie endemiche sarde e in via d’estinzione.
Tra queste vi è sicuramente il caratteristico asinello bianco, presente allo stato brado nell’isola in circa 100 esemplari.
Alto meno di un metro, con testa grande, collo piccolo e arti corti e forti, ha nel suo colore la caratteristica principale. I cuccioli hanno infatti il pelo bianchissimo, mentre gli adulti, vivendo allo stato brado, hanno il pelo più sporco a causa della polvere e della sporcizia generale.
L’albinismo determina anche occhi rosei e cerulei, e un’andatura incerta in presenza della luce
Una tesi suggestiva, racconta di un vascello proveniente dall’Egitto e naufragato nella sua rotta verso la Francia. Gli asinelli bianchi facenti parte del carico, sarebbero riusciti a salvarsi raggiungendo l’Asinara.
Per un Cagliaritano, Sant’Efisio è un parente stretto.
Nato ad Antiochia nel 250, diventato soldato romano, venne mandato in Sardegna dall’imperatore Diocleziano per combattere i cristiani.
Qui però Dio gli apparse come croce tra le nuvole ed Efisio si convertì al cristianesimo.
Imprigionato e torturato nella cripta sotto l’attuale chiesa di Stampace, fu ucciso il 15 gennaio 303 nella spiaggia di Nora, chiedendo prima a Dio di proteggere la ormai sua Cagliari.
La Festa dei Lavoratori purtroppo è il 1 maggio. Purtroppo, perchè a Cagliari il 1 maggio significa esclusivamente Sant’Efisio.
D’altronde, quando a Parigi nel 1889 nacque la Festa dei Lavoratori per commemorare operai e anarchici uccisi 3 anni prima a Chicago, i Cagliaritani accompagnavano il pellegrinaggio di Efisio già da 233 anni.
Iniziò tutto nel 1656 quando, in una Cagliari decimata dalla peste, che causava oltre 200 morti al giorno, i Cagliaritani pensarono ad Efisio e alla sua richiesta.
Sfidando la paura del contagio causato dagli assembramenti, i superstiti portano in processione la statua del Santo.
La peste miracolosamente cessò e da allora, il 1 maggio, la statua di Efisio viene portata in processione dalla chiesetta del quartiere di Stampace al luogo del suo martirio, per poi tornare a casa il 4 maggio.
Dopo la peste, i Cagliaritani chiesero una nuova grande intercessione portando la statua di Efisio in Cattedrale il Lunedì dell’Angelo (Pasquetta) del 1793, quando le navi francesi arrivarono nel Golfo di Cagliari pronte alla conquista dell’isola. Un terribile nubifragio le fece affondare, salvando nuovamente Cagliari.
La processione più significativa e drammatica è stata sicuramente quella del 1943.
Efisio, a bordo di un camioncino del latte, venne portato nelle strade della Cagliari quasi totalmente rasa al suolo dai bombardamenti americani del 17, 26, 27 e 28 febbraio.
La sera del 6 luglio e la mattina del 7 luglio si svolge a Sedilo una sfrenata corsa a cavallo in onore di San Costantino.
Si ricorda così la battaglia di Ponte Milvio del 312, in cui il cristiano Costantino sconfisse Massenzio, e di conseguenza il paganesimo.
Ogni anno, il parroco di Sedilo nomina il capo corsa, seguendo rigorosamente l’ordine cronologico di iscrizione nell’apposito registro (l’iscrizione avviene in giovane età per devozione al Santo e per passione per i cavalli, ma passeranno anni prima di poter essere nominati capo corsa).
Il capo corsa sceglierà due persone fidate che lo accompagneranno, e poi i 3 sceglieranno altri 3 cavalieri che li dovranno scortare nella folle corsa.
I 6 rappresentano infatti Costantino e i suoi uomini, e dovranno combattere per non essere superati nella corsa dagli altri cavalieri, circa 100, che simboleggiano i pagani.
Nella difesa, possono usare anche i bastoni degli stendardi.
Altri personaggi importanti sono i fucilieri. A loro e ai loro spari spetta infatti il compito di accompagnare l’ardia e accompagnare alla fine i cavalieri in paese, da vincitori della battaglia.
L’ultima domenica e il martedì di Carnevale, Oristano si ferma per Sa Sartiglia.
Ciò avviene dalla metà del 13° secolo. Mori e Aragonesi si sfidavano spesso nei giochi equestri e i legami tra il Giudicato di Arborea e il Regno Aragonese permisero l’importazione di queste pratiche cavalleresche.
Nato ad Armungia nel 1890, partecipò alla Prima Guerra Mondiale come ufficiale della Brigata dei Sardi nelle montagne di Asiago.
Nel suo capolavoro “Un anno sull’altipiano” descrisse l’irrazionalità della guerra vissuta in trincea.
Il 17 luglio 1921 fondò il Partito Sardo d’Azione, dando voce a contadini e pastori contro ricchi possidenti terrieri e partiti politici che li supportavano.
Le azioni politiche incentrate sul benessere della Sardegna lo portarono ad essere eletto nel parlamento italiano.
Dopo gli scontri contro i fascisti durante la “marcia su Roma”, l’attentato fascista subito nella sua casa di Cagliari e la soppressione dei partiti che si opponevano ai fascisti, Emilio Lussu fu condannato a 5 anni di confino a Lipari. Riuscì ad evadere e si rifugiò prima a Tunisi e poi a Parigi.
Tornato in Italia nel 1943 combattè con il Partito d’Azione contro i nazifascisti.
Venne poi eletto più volte in parlamento sino al ritiro dalla vita politica nel 1968, per motivi di salute. Morì a Roma nel 1975.
Non nascose mai le sue radici Sarde, e disprezzò sempre chi le rinnegava.
Al padre dell’archeologia sarda di sevono quasi tutte le scoperte sugli Shardana e sui villaggi nuragici.
Nato a Barumini, proprio nella sua città natale portò alla luce il maestoso villaggio nuragico di Su Nuraxi. Dal 1997 il sito è riconosciuto dall’Unesco come patrimonio mondiale dell’umanità
Già artista di fama mondiale, dal 1967 sceglie di tornare nella sua terra convincendo numerosi artisti isolani e stranieri ad abbellire il suo paese natale con i murales.
Sono oltre 250 le opere che oggi rendono San Sperate un paese-museo, aperto gratuitamente a chiunque passi dalle sue strade.
Dal 1996 ha dedicato le sue ricerche alle pietre e alla musicalità che esse possono generare.
Sembra impossibile, ma è riuscito in ciò che neanche Michelangelo aveva potuto: dare una voce a un materiale millenario, quasi a farlo diventare un essere vivente.
Accarezzando le pietre, ha dato voce alla madre terra.
Le sue “pietre parlanti” sono a disposizione di tutti nel Giardino Sonoro di San Sperate e in alcuni luoghi di Cagliari.
Nata a Molins de Rei, in Catalogna forse nel 1347, per i Sardi rappresenta l’eroina che cercò in tutti i modi di realizzare il sogno di una repubblica Sarda indipendente.
Autoproclamatasi Giudicessa del Giudicato di Arborea grazie all’antico diritto sardo, proseguì la politica del padre Mariano IV.
Combattè sia militarmente che politicamente contro il Regno Aragonese, per poter unire l’intera Sardegna sotto un’unica bandiera, di uno stato indipendente.
Il suo sogno, ormai quasi realizzato, fu sconfitto solo dal destino: la peste colpì pesantemente la Sardegna, decimando la popolazione e uccidendo la stessa Eleonora intorno al 1404.
La sua forza e il suo sogno continuano però a vivere.
A lei si deve anche l’aggiornamento della Carta de Logu, grandissimo ordinamento giuridico valido in tutta la Sardegna e comprendente 198 articoli di diritto civile e penale.
Talmente avanzato per quel tempo, è riconosciuto all’avanguardia anche in confronto a molte attuali costituzioni.
La Carta de Logu è rimasta in vigore in Sardegna sino al 1827 ma molte delle sue leggi sono ancora considerate valide nel regolamento “non scritto” che influenza il modo di vivere e pensare dei Sardi.
Eroe rivoluzionario dell’indipendentismo sardo, guidò i moti contro i privilegi feudali (1794 – 1796).
Da gennaio a maggio 1793 l’esercito della neonata Repubblica Francese tentò più volte di conquistare la Sardegna cercando di sbarcare sia a Cagliari che a La Maddalena, in quest’ultimo caso sotto il comando del giovane Napoleone Bonaparte.
I Sardi però si organizzarono e sconfissero ovunque quella che veniva considerata una grande potenza militare.
Vennero per questo avanzate delle richieste al re Vittorio Amedeo III di Savoia che avrebbero portato maggiore giustizia e uguaglianza tra Piemonte e Sardegna, facce troppo differenti della stessa medaglia chiamata Regno di Sardegna.
Il re invece mostrò irriconoscenza e mancanza di rispetto, umiliando i Sardi e i loro rappresentanti.
Il 28 aprile 1794 è passato quindi alla storia come Sa die de sa Sardigna, il giorno della Sardegna che si ribellò ai Savoia scacciando da Cagliari e dall’isola il vicere e tutti i funzionari piemontesi.
Con la ribellione che infiammava Cagliari e ormai tutta la Sardegna, il vicere decise di nominare il magistrato Giovanni Maria Angioj per sedare la situazione, soprattutto dopo che anche la roccaforte dei feudatari, sassari, era stata assaltata e facilmente conquistata.
Partendo da Cagliari per attraversare l’isola, il politico venne però a contatto con la popolazione.
Ovunque venne accolto con simpatia e riconoscenza e si rese conto di quanta oppressione, miseria e arretratezza i Savoia costringevano i Sardi.
Si schierò apertamente dalla parte del popolo, contro i Savoia e i loro complici.
Combattè strenuamente in Sardegna ma, ad un passo dal trionfo, la liberazione fu interrotta dalla pace tra Savoia e Francesi.
I sassaresi, ricchi servi feudatari dei Savoia, intrapresero una campagna diffamatoria nel suoi confronti che portò alla sua destituzione come Alternos, ad una taglia sulla sua testa e alla promessa di amnistia per chi l’avesse abbandonato, schierandosi con le truppe sabaude che arrivavano in forze per sconfiggerlo.
Rifugiatosi in esilio in Francia, cercò di convincere anche Napoleone a liberare l’isola e proclamare la Repubblica indipendente di Sardegna, sotto la protezione francese.
Purtroppo non ci riuscì e morì a Parigi il 22 febbraio 1808.
Di quegli anni ci resta l’inno della Sardegna. Uno dei più antichi canti popolari d’Europa, “su patriotu sardu a sos feudatàrios” è meglio conosciuto come “Procurade ‘e moderare“.
Le 47 strofe e 376 versi evidenziano la forte identità del popolo Sardo che combatte gli sfruttatori, promette rivolte e maledice gli stranieri che si oppongono allo Stato Sardo indipendente.
Il suo nome potrebbe dire poco o niente ma se lo Stagno di Molentargius e altre zone umide della Sardegna sono diventate un simbolo naturalistico e area protetta di rilevanza internazionale, il merito è solo di quest’uomo.
Arrivato a Cagliari dalla Germania Est nel 1964, lo studente di zoologia sfruttò la borsa di studio della DDR per proteggere e ripopolare l’ecosistema che aveva riconosciuto come unico in tutto il Mediterraneo.
Ha fatto talmente tanto per la Sardegna, che lo si deve considerare Sardo.