LAOS
la terra del milione di elefanti
la terra del milione di elefanti
Il Laos è forse la nazione meno conosciuta del sudest asiatico.
Senza accesso al mare e stretta tra giganti come Cina, Viet Nam, Cambogia e Thailandia, viene erroneamente esclusa dalla maggiorparte dei viaggi.
Dal XIV secolo le guerre in Laos furoni quasi costanti.
Il re Fa Ngum, educato nella capitale dei khmer Angkor, unificò i principati laotiani.
Gli eserciti Thai, Birmani e Vietnamiti invasero più volte il Laos.
Aristocrazia e intrighi di corte fecero riaffiorare più volte i conflitti interni.
Alla fine del 1700 i regni divisi vennero assoggettati dal Regno del Siam.
Nel 1893 i Laotiani furono felici di vedere il Regno del Siam sconfitto dai Francesi e diventare quindi, come paese unito, parte dell’indocina francese.
Questo equilibrio durò sino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale quando, con la Francia impegnata con l’invasione tedesca, i Thailandesi, con l’aiuto dei Giapponesi, recuperarono parte dei territori persi quasi 50 anni prima.
Nell’agosto 1945 i Giapponesi furono costretti al ritiro, lasciando il Laos ancora in mani francesi.
Parte dei Laotiani desiderosi dell’indipendenza, andarono in Nord Vietnam dove si unirono nel Partito Comunista Indocinese.
Agli ordini del Generale Giap, l’esercito di 40.000 Viet Minh entrò in Laos, sbaragliando l’esercito francese nella battaglia di Ðiện Biên Phủ decretando l’indipendenza del Laos e la sconfitta del colonialismo francese in indocina.
Subito dopo questo accordo stipulato alla Conferenza di Ginevra nel 1954, in Laos scoppiò la guerra civile tra filo-vietnamiti, filo-francesi e aristocratici centristi legati al regno siamese.
Durante il conflitto, il neutrale Laos fu pesantemente bombardato dagli statunitensi, sia nelle giare che nelle strade del Sentiero di Ho Chi Minh.
Tra il 1964 e il 1973 furono compiuti circa 580.000 raid aerei e le bombe a grappolo lanciate sul territorio causano morti e mutilati ancora oggi.
Con l’appoggio di Unione Sovietica e Viet Nam del Nord, il 2 dicembre 1975 il Partito Comunista Laotiano fondò la Repubblica Popolare Democratica del Laos.
L’area contaminata da mine e bombe inesplose è di circa 87.000 km², più di un terzo circa del Paese. In un anno si riescono a bonificare circa 40 km². Viene quindi sconsigliato di andare in aree isolate e distanti da strade e centri urbani. Ma purtroppo, soprattutto i bambini, non sempre rispettano queste regole e le conseguenze sono drammatiche.
Per vedere la capitale del Laos sono sufficienti 2 giorni.
Per capire il dolore causato ancora oggi dalle mine e dalle bombe a grappolo statunitensi, è doveroso visitare il Cope Visitor Centre, centro di riabilitazione per persone amputate.
Spesso pensiamo che la disabilità è qualcosa che riguarda altri. Qui però ci sono specchi con particolari angolazioni, che permettono di guardarsi senza braccia e gambe.
Quell’immagine tremenda fa capire a chiunque come ci si sentirebbe.
È un luogo per lunghi tratti macabro e inquietante (in bagno si tira l’acqua abbassando la protesi di un braccio, il lavandino è sorretto dalle protesi di gambe e puoi regalare come souvenir un peluche amputato) ma necessario per uscire sconvolgentemente consapevoli di questa realtà.
A 25 km da Vientiane sorge il Xiengkuane Buddha Park, un giardino con centinaia di statue di Buddha, tra cui quella con un grande Buddha sdraiato. Il parco è sia un importante sito turistico della Capitale, che luogo di preghiera della popolazione buddhista.
Il Buddhismo è visibile ovunque in Laos.
Ogni mattina, all’alba, le strade di Luang Prabang sono attraversate da centinaia di monaci buddhisti che, scalzi e in fila indiana, raccolgono le offerte, soprattutto sotto forma di manciate di riso, dai residenti che aspettano la loro uscita.
La processione del tak bat attira ovviamente i turisti, ma bisogna assistere con il dovuto rispetto ad un’usanza millenaria molto sentita.
Il ritmo della città è molto lento e ci si può rilassare con tranquille passeggiate, conservando le energie per salire le scale del Monte Phousi e vedere il tramonto.
Il mercato notturno sarà un’ottima tappa successiva.
Ma dato che il Laos è la terra del milione di elefanti, non ho avuto dubbi nel dedicare due giorni all’Elephant Conservation Centre. Questa riserva protetta di circa 500 ettari, consente una vita ideale per gli elefanti, spesso salvati da disboscamento e sfruttamento per turisti di massa.
Per raggiungere il centro è necessario salire su un battello e attraversare una foresta incredibile. Sembra di essere a Jurassik Park, ma all’improvviso, anzichè i dinosauri, ci si trova davanti gli elefanti in libertà.
Consiglio di passare qui almeno una notte.
Il sud del Laos è invece famoso per le aree della provincia di Champasak.
Pakse è la città fulcro dei collegamenti terrestri con Cambogia e Thailandia.
Ad essere frequentata da varie tipologie di turisti e viaggiatori è però soprattutto l’area più a sud, conosciuta come “le 4.000 isole“. Qui il Mekong detta tempi e regole, garantendo l’esistenza di circa 4.000 isole durante la stagione secca, per poi sommergerne quasi la metà durante la stagione delle piogge.
È quindi meglio informarsi prima di scegliere su quale andare, anche in base alle proprie esigenze.
Alcune sono infatti meta fissa di giovani viaggiatori in cerca di feste, divertimento continuo e sostanze illegali.
Ci sono comunque quelle dove trovare esclusivamente calma e riposo guardando il tranquillo scorrere del Mekong.
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