Artico
If you don’t see a polar bear,
take another polar beer
and maybe you will see it!
If you don’t see a polar bear,
take another polar beer
and maybe you will see it!
Per quanto oggi ci sembri impossibile, 65 milioni di anni fa le Svalbard erano ricoperte da foreste tropicali.
Il Polo Nord è uno di quei luoghi storici, affascinanti e leggendari.
Lo è per il suo essere un estremo, immaginariamente difficile da raggiungere.
Questo è vero soprattutto per il suo costo ma con qualche accorgimento e un po’ di fortuna, si può trovare l’occasione giusta.
Questo viaggio mi è nato in un giorno di maggio, quando altre destinazioni erano salite troppo di prezzo, costringendomi a rinviarle ad altra data.
Era giunto il momento di andare al Polo Nord. Ma dov’è il Polo Nord?
Le Isole Svalbard spesso non appaiono neanche nel mappamondo, coperte dal perno dell’asse terrestre.
Dico subito che non ho raggiunto il punto esatto, ma sono arrivato a poche centinaia di chilometri, quasi il massimo che si possa ottenere.
Formalmente fanno parte della Norvegia ma sono fuori dall’area Schengen quindi è necessario il passaporto per poterci accedere.
Sono raggiungibili via aereo da Oslo o Tromso.
Ci sono inoltre delle navi da crociera che in determinati periodi collegano le Isole Svalbard a Norvegia, Islanda e Groenlandia.
Longyearbyen è la città più popolosa delle Svalbard con poco più di 2.000 abitanti.
Si può facilmente girare da soli ma è fondamentale stare sempre attenti a non uscire dal centro abitato.
Il pericolo degli orsi polari è reale e i cartelli non sono folkloristici.
Le guide hanno sempre con sè un fucile e sanno come usarlo (uccidere l’orso è l’ultima delle scelte possibili e rischia una salata multa anche chi lo spaventa senza che ce ne sia reale bisogno).
Le porte delle case solitamente sono aperte per permettere l’accesso rapido in qualsiasi momento.
Due giorni sono sufficienti per vedere ogni angolo di Longyearbyen ma arrivare alle Isole Svalbard e trattenersi il minimo indispensabile significa solo voler dire di esserci stati.
Il modo migliore per visitare questa parte di Artico è sicuramente salire a bordo di una crociera di almeno 5 giorni sulla nave postale Hurtigruten.
Da isolano ho sempre visto la nave come un mezzo di trasporto per raggiungere quello che in Sardegna chiamiamo “il continente”.
Il mio modo di viaggiare è molto lontano dal vedere la nave come comodo hotel/ristorante su cui passare la maggiorparte del tempo, come se le città portuali fossero solo un intermezzo secondario tra una mangiata, un ballo, una canzone al karaoke, un tuffo in piscina e il meritato riposo a fine giornata.
Ma la Hurtigruten non è niente di tutto questo, anzi.
Navigare nell’Artico sulla storica MS Nordstjernen, costruita nel 1956, rende più affascinante il viaggio verso il Polo Nord.
In questa nave non si è in crociera ma si partecipa ad una vera e propria spedizione artica, con discese dalla nave tramite passerella o gommoni zodiac in città sovietiche semi abbandonate, ghiacciai, spiagge in cui fare il bagno nell’acqua gelida, stazioni scientifiche.
È inoltre probabile che tra i passeggeri ci siano degli scienziati che stanno portando avanti degli studi sul clima e saranno ben felici di affrontare certi argomenti.
Se la città argentina di Ushuaia si può considerare la città più a sud del mondo, Longyearbyen, con poco più di 2.000 abitanti, è la città più a nord del mondo.
Si può facilmente girare da soli ma è fondamentale stare sempre attenti a non uscire dal centro abitato.
I cartelli che indicano la presenza degli orsi polari non sono folkloristici.
Da qui partono tutte le escursioni giornaliere e le spedizioni polari che in più giorni superano l’80esimo parallelo nord o si spingono sino a circumnavigare tutto l’arcipelago.
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Una delle più comuni escursioni giornaliere da Longyearbyen, porta nella città di Pyramida, importante insediamento sovietico alle Svalbard.
Qui infatti abitarono sino a 2.500 persone, impegnate soprattutto nelle attività minerarie.
Ancora oggi è territorio russo e si possono visitare i vari edifici, accompagnati da guide russe.
Nelle vie della città non può che essere ancora ben visibile il busto di Lenin.
Ricordo con particolare emozione questa escursione perchè nell’immenso ghiacciaio Nordenskiöldbree di fronte alla città ho potuto vedere gli orsi polari, e nelle acque poco distanti hanno fatto capolino i beluga.
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Raggiungibile in inverno in motoslitta, d’estate è la prima tappa delle spedizioni Hurtigruten oppure una delle escursioni giornaliere che partono da Longyearbyen.
Barentsburg (in russo Баренцбург) è l’unico insediamento minerario risalente al periodo sovietico ancora funzionante alle Isole Svalbard e ha un importante valore geopolitico.
Qui vivono ancora circa 450 cittadini Russi, impegnati principalmente nelle miniere della compagnia statale russa Arktickugol.
Il turismo è l’altra importante fonte di reddito e, oltre le rapide visite, si può soggiornare qui in albergo o in ostello.
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Le Isole Svalbard hanno molte similitudini con l’Antartide.
Sono entrambi luoghi in cui si concentrano alcune ricerche scientifiche internazionali.
Nella cittadina di Ny-Ålesund ci sono infatti le basi in cui scienziati di tante Nazioni studiano il clima e le implicazioni che il suo cambiamento sta comportando.
Questo luogo è anche legato alle prime storiche spedizioni verso il Polo Nord.
Da qui, l’11 maggio 1926, il dirigibile Norge con a bordo il comandante Umberto Nobile e la sua cagnolina fox terrier Titina, il norvegese Roald Amundsen, l’equipaggio composto da 6 italiani e 7 norvegesi, il finanziatore statunitense Lincoln Ellsworth e il meteorologo svedese Finn Malmgren realizzarono quello che viene considerato il primo sorvolo del Polo Nord.
Dopo il successo di questa spedizione, le successive si trasformarono però in tragedie.
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A tal proposito, consiglio anche di visitare il North Pole Expedition Museum a Longyearbyen.
In questo museo a due piani, video e documenti originali spiegano la storia delle spedizioni verso il Polo Nord.
Dal 19 aprile al 23 agosto il sole è alto 24 ore su 24, il famoso “sole di mezzanotte”.
Sono stato alle Isole Svalbard proprio in questo periodo e sicuramente è un’esperienza particolare.
Quando parlo del sole alto 24 ore su 24 mi sento sempre chiedere “come fai a dormire?”
Non ho mai considerato il viaggio come il momento dell’anno in cui riposarmi.
Anzi, forse è proprio il periodo in cui mi stanco di più perchè cerco di fare e vedere tutto.
Il resto dell’anno mi serve per riposarmi (e organizzare il prossimo viaggio).
Nei giorni trascorsi a Longyearbyen ho semplicemente chiuso le tende in camera e dormito normalmente.
Nei 5 giorni di navigazione sulla Hurtigruten invece, non dormivo più di 3-4 ore al giorno.
Lo scopo del mio viaggio qui era infatti vedere paesaggi artici e orsi polari.
Non mi sarei mai perdonato di non aver visto qualcosa perchè ero in cuccetta a dormire.
Se dopo un tramonto ci sarà sempre un’alba, al fenomeno del “sole di mezzanotte” fa da contrasto la lunga notte polare.
Dal 14 novembre al 29 gennaio il sole resta almeno 6 gradi sotto l’orizzonte, in quella che ufficialmente è considerata appunto la notte polare.
Ma in realtà il sole non è più visibile dal 26 ottobre all’8 marzo.
È il ciclo della natura a queste latitudini.
Difficile immaginarlo per chi non lo prova.
Difficile viverci per chi non ci cresce.
A causa del forte problema dell’alcolismo soprattutto durante i mesi invernali, l’alcool è razionato.
Mensilmente, i residenti possono acquistare al supermercato massimo 2 litri di super alcolici e 24 lattine di birra.
Ogni acquisto viene annotato nella card personale e i non residenti devono mostrare il biglietto aereo di ritorno.
Qui non si può nascere.
L’ospedale non è attrezzato e le donne in gravidanza devono andare a Tromso 3 settimane prima della nascita.
E non si può neanche morire.
Il clima artico impedisce la decomposizione dei corpi e permette ai virus di sopravvivere.
Se ne accorsero negli anni ’30, riesumando i corpi di alcune vittime della terribile influenza spagnola.
Da allora non esiste nessun un cimitero alle Svalbard.
Le persone anziane sono obbligate a trascorrere gli ultimi anni della loro vita lontani da qua.
Longyearbyen è appunto detta “la città dove non si può morire”.