Isole Cook
Gioca sulla Linea del Cambio Data
e viaggia nel tempo.
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sulla DeLorean di
Ritorno al Futuro
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Questo sito ha un legame fortissimo con l’Oceania.
Mi è capitato tante volte di far ruotare velocemente il mappamondo per poi fermarlo con un dito.
Per qualche strano motivo (forse semplicemente per statistica, dato che il pianeta blu è coperto per circa il 70% dall’acqua) spesso il dito finisce in mezzo all’Oceano Atlantico o all’Oceano Pacifico.
Guardando meglio, può capitare di “toccare il suolo” di un’isoletta/atollo di cui non si conosce neanche l’esistenza.
Ho deciso così di andare in alcune nazioni dell’Oceania.
La parte più difficile dell’organizzazione di un viaggio in questa parte di mondo, soprattutto per chi ha poco tempo e molta curiosità, è scegliere dove andare.
Sono infatti centinaia le isole che compongono le circa 25 Nazioni che si possono visitare in quest’area, occupante quasi un terzo della superficie terrestre.
Io ho scritto prima l’elenco di tutte le Nazioni e mi sono informato sui motivi che mi avrebbero potuto convincere ad andare. Poi ho quindi assegnato delle preferenze e iniziato a ridurre la lista, sino ad arrivare a quasi un terzo.
A questo punto ho iniziato a cercare tutte le possibili combinazioni aeree.
Le Isole Cook spesso sono considerate solo una meta per viaggi di nozze e ovviamente, viaggiando da solo, non è questo che mi ha portato qui.
Guardando il mappamondo, nell’Oceano Pacifico si nota una linea dall’andamento contorto che divide il mondo in altre due parti.
È la linea del cambio data.
Raggiungere le Isole Cook attraversandola, può significare viaggiare nel tempo.
Per capirla è sufficiente ragionare sui fusi orari.
Considerando il Meridiano di Greenwich, si sa infatti che spostandosi verso est bisogna spostare le lancette dell’orologio avanti mentre bisogna portarle indietro se si viaggia verso ovest.
Questo sinchè appunto non si arriva alla linea del cambio data, dove idealmente si incontrerebbero due persone che hanno viaggiato in direzione opposta ma alla stessa latitudine.
Percorrendo le poche miglia che separano due Nazioni a cavallo tra la linea del cambio data ci si trova con una differenza di fuso orario vicina alle 24 ore.
Si può quindi idealmente viaggiare nel tempo, vivendo due volte lo stesso giorno o non vivendo affatto un giorno del calendario.
Questa, in realtà, è la vera motivazione del mio viaggio alle Isole Cook.
Mi sono sentito come Marty McFly e Doc sulla DeLorean di Ritorno al Futuro.
Il mio viaggio in Oceania mi ha portato anche alle Isole Fiji, Vanuatu, Tuvalu, Tonga e Nuova Zelanda.
Le Isole Cook furono colonizzate per la prima volta intorno al 1000 d.C. da Polinesiani provenienti da Tahiti.
I primi europei ad arrivare furono gli Spagnoli nel 1595.
Il Capitano James Cook sbarcò nel 1773 e nel 1777 nell’isola di Manuae, dandole il nome di Isola Hervey e rivendicando tutte le isole sotto la corona britannica. Il nome Hervey venne poi usato per l’intero gruppo di isole meridionali.
In una cartina di navigazione russa dei primi anni del Novecento, apparve per la prima volta la dicitura Isole Cook, in onore del capitano britannico, e in seguito questo nome restò per tutto l’arcipelago.
Dal 2019 sono in corso varie discussioni per cambiarne il nome, usando la lingua locale. Ma ancora non si è giunti ad una decisione definitiva.
Nel 1821 sbarcarono dei missionari inglesi e il cristianesimo prese rapidamente piede nella cultura isolana.
Le Cook divennero un protettorato britannico nel 1888 per poi passare alla Nuova Zelanda nel 1901, sino ad assumere l’attuale forma di autogoverno nel 1965.
Sono largamente indipendenti ma ufficialmente sono ancora considerate sotto la sovranità della Nuova Zelanda, da cui però possono dichiarare l’indipendenza in qualsiasi momento.
I cittadini delle Isole Cook sono cittadini della Nuova Zelanda ma i Neozelandesi non sono cittadini delle Isole Cook.
Per la bassa imposizione fiscale attuata e per l’assenza di controlli sulle transazioni finanziarie, le Isole Cook sono considerate “paradiso fiscale” e quindi inserite nella lista nera bancaria.
Le isole Cook sono una democrazia parlamentare in libera associazione con la Nuova Zelanda, che ne gestisce anche la difesa in caso di richiesta del governo locale.
La politica estera è condotta indipendentemente.
Questo significa che il legame è talmente stretto che la maggior parte dei voli internazionali per le Isole Cook passano da Auckland (provenienti da Australia, Fiji, Tonga e altre nazioni).
Almeno una volta alla settimana, Air New Zealand collega direttamente Rarotonga con Sydney e Los Angeles.
Air Rarotonga condivide con la compagnia neozelandese voli interni giornalieri.
Virgin Australia vola da 11 città australiane a Rarotonga, facendo però scalo ad Auckland.
Alcuni tour operator organizzano anche escursioni di circa 10 ore sulle isole più remote con crociera sulla laguna, snorkeling nella barriera corallina ecc.
Come ho detto prima, una delle motivazioni che mi ha spinto qui è stata la possibilità di giocare sulla Linea del cambio data.
Ho prenotato centinaia di biglietti aerei ma questo è stato sicuramente quello che ho controllato più volte prima di chiudere il pagamento.
Sono decollato da Auckland alle 08.45 del 21 agosto, per atterrare a Rarotonga quasi 4 ore dopo, alle 14.35 del 20 agosto.
Si, il giorno prima…
E al rientro ho fatto la tratta inversa, salutando le Isole Cook alle 21.30 del 22 agosto e arrivando in Nuova Zelanda alle 00.05 del 24 agosto.
Esatto, non ho mai vissuto il 23 agosto…
Insomma, “Ritorno al Futuro” non è solo un film, ma è realtà.
Io ho viaggiato nel tempo!
L’arcipelago polinesiano delle Isole Cook è costituito da 15 piccole isole incontaminate con una superficie complessiva di 240 km² e una popolazione di poco meno di 18.000 abitanti.
Il territorio marittimo ha invece una superficie complessiva di circa 2,2 milioni di km².
Le verdi isole vulcaniche a sud (Aitutaki, Atiu, Mangaia, Manuae, Mauke, Mitiaro, Takutea e Rarotonga, dove si trova la capitale Avarua) occupano quasi il 90% dell’area totale dell’arcipelago e si differenziano dagli atolli corallini scarsamente popolati a nord (Manihiki, Nassau, Palmerston, Penrhyn o Tongareva, Pukapuka, Rakahanga, Suwarrow o Suvorov).
L’aeroporto di Rarotonga è l’accesso internazionale alle Isole Cook.
Qui risiede metà della popolazione locale.
Gli autobus percorrono la strada lungo il perimetro dell’isola, in senso orario e antiorario.
Il biglietto si può fare a bordo e, comunicando all’autista la destinazione, ti lascerà nel punto più vicino.
Tutti i resort, bungalow e b&b offrono ai propri ospiti il trasferimento a pagamento da/per l’aeroporto, ma questo autobus è senza dubbio il mezzo più economico.
L’interno dell’isola è caratterizzato da montagne, valli verdissime e una foresta in cui scorrono limpidi ruscelli e cascate.
Nella zona sud-occidentale ci sono spiagge di sabbia bianca che si affacciano in una laguna poco profonda, la costa nord-orientale è invece più rocciosa.
Rarotonga è circondata da una estesa barriera corallina, che la protegge dall’Oceano Pacifico.
Le sue bellezze naturali, unite alle varie attività disponibili, a una vasta e diversificata scelta di strutture alberghiere (dai bungalow ai resort di lusso), e un minimo di movimento serale e notturno, rendono Rarotonga un’ottima scelta per chi sceglie le Isole Cook.
A circa un’ora di volo a nord di Rarotonga, si trova invece Aiutaki.
Quest’isola di origine corallina, definita la piccola Bora Bora, è circondata una inconfondibile laguna triangolare, costellata da piccolissime isole chiamate “motu“.
Il cuore dell’isola è caratterizzato da foreste, palme da cocco, piantagioni di banane e frutta tropicale.
Detto così fa sicuramente sorridere ma per usare qualsiasi veicolo, anche i turisti devono avere la patente di guida rilasciata nella stazione di polizia di Avarua.
Se hai intenzione di noleggiare un’auto o uno scooter per girare l’isola liberamente, questo sarà un passo indispensabile.
Altrimenti puoi usare una bici, il servizio taxi o gli autobus.
Se non vuoi solo dondolarti su un’amaca, passare ore nei buffet e considerare le Isole Cook come un enorme resort nell’Oceano Pacifico, hai un’ampia scelta di attività da fare in questo angolo di Polinesia.
Le più comuni e facili sono ovviamente snorkeling, kayak e sup.
Rispettando sempre le raccomandazioni sulle tempistiche prima e dopo un volo, sono tanti i siti in cui fare immersioni: temperature da 23°C a 28°C, visibilità fino a 60 metri, canyon, grotte, pareti di corallo e fauna abbondante (centinaia di specie di pesci, tartarughe, squali, razze ecc), rendono le Isole Cook un parco giochi sottomarino.
Se invece vuoi rilassarti, puoi dedicarti anche alla pesca sportiva.
Dato che molte hanno un’origine vulcanica, le isole non sono solo piccoli atolli sabbiosi.
Le montagne con una vegetazione lussureggiante e una giungla abbastanza fitta, sono il luogo ideale per vivere un’esperienza polinesiana in bici, scooter, quad, fuoristrada o facendo trekking poco impegnativi.
Soprattutto il venerdì sera, esplode la vita notturna delle Isole Cook, coinvolgendo in danze tradizionali anche i turisti che passano vicini alle feste.
Solitamente resto lontano da questi spettacoli che considero quasi sempre falsi e organizzati solo per mostrare agli stranieri una realtà stereotipata.
È possibile visitare i villaggi in cui si mostrano aspetti della la vita tribale nelle isole prima dell’arrivo del cristianesimo: cannibalismo, danze con vestiti tradizionali e artigianato (tutto tendente alla vendita di souvenir).
Le Isole Cook spesso sono considerate solo una meta per viaggi di nozze.
Per questo la maggior parte delle sistemazioni sono organizzate per questo scopo: sono infatti tanti i resort di lusso con spiaggia privata, molti addirittura riservati solo agli adulti.
Non essendo interessato a hotel simili, è inutile che faccio un elenco dei vari resort disponibili senza averli visti di persona.
Ho scelto di dormire presso l’Aroko Bungalow (ora credo abbia cambiato nome in Muri Lagoon View Bungalows).
I bungalow sono dotati di ogni comodità: cucina, frigo, forno, bollitore, caffè e the per colazione, coperte, asciugamani per il mare e ventilatore.
Ma soprattutto è bellissimo il panorama sull’oceano e sui 3 motu della laguna e in pochi passi si entra direttamente nell’acqua di Muri Lagoon.
Lo consiglio a chi vuole godersi le bellezze di Rarotonga, senza spendere tanto per trattamenti lussuosi.
Subito fuori dal cancello di ingresso si fermano gli autobus che fanno il giro dell’isola, con sosta anche in aeroporto.
Nelle vicinanze ci sono market, centri sub, ristoranti e negozi vari, raggiungibili a piedi.
A disposizione inoltre ci sono scarpe e pinne di ogni misura per entrare in acqua, kayak, maschera e boccaglio e degli sdraio per prendere il sole.
Come detto prima, ho scelto le Isole Cook soprattutto per la possibilità di “viaggiare nel tempo”.
Non sono venuto qui in viaggio di nozze tutto incluso, non mi interessava chiudermi in un resort extra lusso con spiaggia privata, buffet ad ogni ora, cene a lume di candela, fotografo personale e balli serali in abito elegante.
Forse ero stanco perchè era l’ultima tappa del mio lungo viaggio in Oceania, forse Rarotonga non è la migliore delle isole dell’arcipelago, forse il meteo non era perfetto, forse non mi sono trattenuto abbastanza, forse non ho trovato il posto ideale, forse… ma si, lo dico, dalle Isole Cook me ne sono andato un po’ deluso.
Ho scelto di stare in un bungalow a pochi passi da Muri Lagoon e Muri Beach, indicata come una delle più belle al mondo per la spiaggia spettacolare e l’acqua trasparente.
Sarà che sono abituato al mare della Sardegna e avevo già visto una bellissima barriera corallina alle Isole Fiji, e a Tuvalu… ma per me questo non è mare.
Hai presente la classica foto degli atolli, scattata dall’aereo?
Il blu scuro è l’oceano, raggiungibile solo in barca per fare immersioni o semplice snorkeling.
Il celeste chiaro, quasi trasparente, è la laguna.
Oceano e laguna sono separati dalla barriera corallina, dove però le correnti rendono difficile avvicinarsi per il rischio di tagliarsi con il corallo.
Inoltre la laguna, Muri Lagoon, è bellissima per fare foto ma impraticabile per tutto il resto.
L’acqua è “profonda” 20 centimetri, talmente bassa che non si può nuotare.
Puoi passeggiare ma solo con le scarpe adatte perchè il fondale non è sabbioso ma pieno di pietre e taglienti coralli. Kayak e sup sono le alternative per raggiungere facilmente i piccoli motu, gli isolotti sabbiosi su cui rilassarsi all’ombra delle palme da cocco.
Sempre che non ci sia un locale con la musica a tutto volume…
Quando vivo esperienze negative in viaggio, mi chiedo sempre se posso aver sbagliato qualcosa.
Mi resta il dubbio sinchè non riesco a tornare per essere smentito o per avere una conferma.
Ecco perchè le Isole Cook sono ancora nella mia lista…