Civiltà Maya: viaggio a Palenque, Yaxchilan e Tulum
VIAGGIO NELLA CIVILTÀ MAYA
STORIA E AGRICOLTURA
Sono Sardo, discendente dei guerrieri Shardana, popolo del mare che nessuno ha mai saputo combattere e nessuno è mai riuscito a sconfiggere.
Per questo motivo le civiltà antiche mi hanno sempre affascinato e il mio viaggio in Messico non poteva che prevedere alcuni giorni da dedicare ad esse.
Avevo visto tante foto di questi luoghi, ma esserci è stata una grande emozione, un punto di arrivo.
In precedenze avevo già visto la Muraglia Cinese ma sono opere troppo diverse, non paragonabili.
Posso però farne con siti simili: la città azteca di Teotihuacan, vicino a Città del Messico, è altrettanto bella.
I templi di Angkor, in Cambogia, sono invece ciò che più mi ha meravigliato in tutti i miei viaggi.
So di essere una delle pochissime persone al mondo a pensare una cosa del genere, ma rispetto alle attrazioni mondiali appena nominate, per me Machu Picchu è di gran lunga uno dei luoghi più deludenti e sopravvalutati.
Ma andiamo con ordine:
Gli archeologi ritengono che la comparsa della civiltà Maya risalga al 2.500 a.C. circa.
Nel corso dei secoli sono diventati fenomenali astronomi, studiando alla perfezione movimenti di stelle e pianeti.
Hanno usato queste scoperte in campo agricolo, seguendo i cicli delle piogge e delle culture.
E queste conoscenze sono ancora portate avanti in Chiapas dai popoli indigeni e dalle comunità Zapatiste.
IL CALENDARIO MAYA
I Maya sono stati tra i primi in Mesoamerica a scrivere con un alfabeto logosillabico e lasciano ancora meravigliati gli studiosi per i loro sofisticati e complessi calendari astronomici.
I calcoli erano talmente perfetti da essere tutt’ora più precisi di quelli che usiamo noi attualmente.
Infatti la Terra compie un giro completo intorno al Sole in 365,242189 giorni.
Per i Maya un anno durava 365,242036 giorni mentre nel nostro calendario gregoriano si considerano 365,2425 giorni.
I Maya usavano in realtà 3 calendari che si intersecavano tra di loro:
– il calendario religioso (tzolkin): combinava 13 numeri a 20 nomi, dando così vita ad un periodo di 260 giorni,
– il calendario civile (haab): composto come il nostro da 365 giorni ma diviso in 18 mesi da 20 giorni ciasuno, più 5 giorni “aggiuntivi”,
– il lungo ciclo: indica il numero di giorni dall’inizio dell’era Maya ed è il sistema più complesso, usando una rappresentazione matematica mista base-20 / base-18 di un numero.
Provo a spiegarlo.
È composto da kin (1 giorno), uinal (1 = 20 kin), tun (1 = 18 uinal = 360 giorni), katun (1 = 20 tun = 7.200 giorni, circa 20 anni), baktun (1 = 20 katun = 144.000 giorni, circa 394 anni)
Kin, tun e katun sono numerati da 0 a 19, uinali da 0 a 17.
Sulla numerazione del baktun, ci sono opinioni diverse.
C’è chi lo limita a 13 e da questo nacque la teoria che i Maya considerassero il 21 dicembre 2012 come data della fine del mondo.
Quella data infatti, secondo il calendario Maya, sarebbe stata il 12.19.19.17.19 cioè 12 baktun, 19 katun, 19 tun, 17 uinal, 19 kin.
Il giorno successivo è diventato quindi il 0.0.0.0.0 oppure il 13.0.0.0.0
Altri studiosi invece considerano il limite dei baktun a 19 e in questo caso il giorno 19.19.19.17.19 del lungo ciclo sarebbe nell’anno 4772.
Secondo questi calcoli il giorno 0 dei Maya, o meglio il giorno 0.0.0.0.0, sarebbe il 13 agosto 3114 a.C..
ASTRONOMIA
Tutto il mondo Maya ruotava intorno ad una mappa celeste.
Le città erano costruite in modo che gli edifici permettessero l’osservazione del sole, della luna, dei pianeti e delle costellazioni.
Capita quindi che un determinato corpo celeste sia visibile esattamente al centro di una finestra durante un’eclissi.
Oppure che il giorno dell’equinozio di primavera e autunno si crei un gioco di luci ed ombre che disegna l’immagine del Dio Serpente che si muove lungo le scale del tempio.
La ceiba era l’albero sacro che univa i 13 cieli, la Terra e i 9 livelli del regno dei morti.
Questa grande struttura funzionava in base alle leggi dell’astrologia e al culto degli antenati.
Altro aspetto fondamentale per i Maya erano i punti cardinali: est (il più importante perchè indica il sorgere del sole e veniva rappresentato con il colore rosso), ovest (al contrario indica il sole che sparisce ed è quindi rappresentato con il nero), nord (da lì arrivano le piogge, colore bianco) e sud (giallo come il sole del meridione).
GIOCHI E SACRIFICI
In tutti i siti mesoamericani è chiaramente identificabile un’area dedicata al “gioco della palla“.
Non si può chiamare calcio, ma forse gli assomigliava molto.
Spesso ricopriva un vero e proprio significato religioso: il risultato decideva alcune scelte da intraprendere.
È inoltre quasi certo che al termine della partita uno o più giocatori venissero offerti in sacrificio agli dei.
In tutte le città erano presenti uno o più campi da gioco.
ALLA SCOPERTA DELLE CITTÀ MAYA
Le città Maya mi hanno lasciato senza parole.
L’abbondante pietra calcarea a disposizione permise la costruzione di imponenti città.
I sovrani costruivano templi sempre più maestosi, gigantesche strutture piramidali sovrastate da un edificio con il tetto in paglia.
Alcuni edifici sono monumenti funebri, al cui interno si trovavano le tombe dei grandi sovrani Maya.
Non mi aspettavo città così estese e perfettamente organizzate.
Questo non solo per la bellezza delle costruzioni, ma per l’ambiente che le circonda e che ancora le nasconde e protegge.
PALENQUE
A qualche ora di macchina da San Cristóbal de Las Casas, il sito archeologico di Palenque, in Chiapas, è stato il primo che ho visto e forse è anche per questo che ci sono molto legato.
La città Maya è immersa nella giungla e molti degli edifici sono ancora nascosti sotto la vegetazione tropicale.
Questo non toglie niente allo splendore che possiamo vedere, ma da un tono ancora più misterioso e affascinante.
Servono almeno 2 ore per visitarla bene.
Palenque fu insieme a Tikal e Calakmul una delle città-stato più potenti dei Maya, collegata ad altre attraverso reti commerciali di scambio o alleanze tra gruppi di sovrani.
Il vecchio nome di Palenque era Lakamba, “luogo delle grandi acque“.
Nella zona ci sono infatti 56 sorgenti e 9 corsi d’acqua indipendenti, con cascate sulle pendici dell’altopiano urbano.
I Maya sapevano gestire perfettamente le risorse idriche: avevano acquedotti sotterranei per aree residenziali e attività agricole ed impedivano crolli ed erosioni grazie alla costruzioni di canali e ponti.
Erano ovviamente molto diffusi i sacrifici alle loro divinità.
Sono state trovate oltre un centinaio di urne in ceramica contenenti resina, conchiglie, cibo, ma anche sangue e resti umani e animali.
YAXCHILAN
Al confine con il Guatemala sorge invece il sito archeologico di Yaxchilan.
Qui si può arrivare solo navigando lo storico Rio Usumacinta, il fiume più lungo e con la maggior portata dell’America centrale.
Frutto di oltre 400 anni di attività, in un ambiente caratterizzato da una grande biodiversità e dalla presenza del fiume Usumacinta, Yaxchilan divenne una città potente con circa 120 edifici nella sua zona centrale, distribuiti tra la parte inferiore e parallela al fiume e le colline calcaree che si innalzano a sud.
Yaxchilan e altri siti Maya della cosiddetta Provincia di Usumacinta edificarono i loro templi con ampi soffitti sostenuti da pareti e decorati con pitture murali.
Sulla base dei materiali ceramici, dell’architettura e delle iscrizioni geroglifiche, è stato definito che la città fu abitata dal 250 d.C. al 900 d.C., periodo nel quale collassò tutta la civiltà Maya.
Gli edifici, che visto il luogo collinare sfruttavano scale, rampe e terrazze di distribuzione, erano quasi tutti di colore rosso, purtroppo oggi ormai invisibile.
Queste zone sono ovviamente habitat naturale di numerosi animali.
TULUM
La sua posizione strategica, ha reso Tulum il fulcro dei commerci via mare, fiume e terra.
Furono costruite anche delle mura per controllare le attività locali e per dividere le classi più alte dalle gente comune che viveva all’esterno.
Le facciate degli edifici avevano colori vivi e la città, affacciata sul Mar dei Caraibi, era sicuramente meravigliosa.
Questa zona del Messico, la Penisola dello Yucatàn, emerse solo 2 milioni di anni fa.
La sua superficie è calcarea e l’azione dell’acqua da origine a cenotes e caverne.
Davanti alla città di Tulum, nei fondali del Mar dei Caraibi, si estende la barriera corallina, attualmente la seconda al mondo per dimensione.
I Maya di Tulum usavano il mare come principale fonte di sostentamento, sia come alimentazione che per ricavare attrezzi da lavoro, utensili, oggetti ornamentali e sacrificali.
Anch’essi comunque, come i Maya di Palenque e Yaxchilan, sfruttavano l’agricoltura coltivando mais, fagioli, zucche, peperoncini, pomodori e frutta e cacciavano nella foresta.
Quando arrivarono gli Spagnoli iniziò una fusione culturale che portò al rapido tramonto della città Maya di Tulum.
Il sito è quello che mi è piaciuto meno perchè non ci si può avvicinare troppo agli edifici a causa del troppo elevato numero di turisti provenienti soprattutto dai resort di Cancun e della Riviera Maya.
Anche la piccola spiaggia sottostante era talmente affollata da rendere impossibile qualsiasi tipo di attività o riposo.
Dopo la visita al sito archeologico e un tuffo in acqua ho preferito spostarmi in spiagge più tranquille ed isolate.
An intriguing discussion deserves a comment.
I think more should be written on this topic, usually people do not discuss these issues.
All the best!!!
Thank you Yosef, the old civilisations still have so much to teach us.