Oslo: non solo neve e freddo ma anche grandi tradizioni marinare
OSLO: PRIMA TAPPA DI UN VIAGGIO IN NORVEGIA
Nei miei ultimi viaggi ho cercato di dare priorità a quelli impegnativi a livello fisico, pensando che andando avanti con gli anni sarà più difficile fare certe esperienze.
Ecco perchè avevo immaginato di andare in Scandinavia tra molti anni.
Invece alcune coincidenze mi hanno fatto anticipare il viaggio in Norvegia e ho rivalutato la mia programmazione.
Non visito mai uno Stato senza passare dalla sua capitale. E Oslo è stata la prima meta del mio lungo viaggio.
Avevo sempre associato la Norvegia a neve, freddo e aurora boreale. Ma ovviamente c’è molto di più.
I Norvegesi hanno grandi tradizioni marinare, dai Vichinghi alle esplorazioni dell’Artico. E non solo…
È possibile viaggiare in Norvegia a basso costo? La risposta è ni.
Ovviamente gli standard personali sono diversi ma si può prendere qualche accorgimento.
Ad Oslo per esempio ritengo fondamentale Oslo Pass.
Il costo è alto (circa € 40,00 per 24 ore, € 60,00 per 48 ore, € 75,00 per 72 ore) però include l’accesso a tutti i musei, attrazioni e mezzi di trasporto cittadini, oltre a sconti in alcuni ristoranti.
I biglietti di ingresso nei vari musei sono abbastanza cari e, visitando le maggiori attrazioni, si spenderebbe più del costo dell’abbonamento Oslo Pass.
Oslo Visitor Centre
Raramente un Centro Informazioni mi ha davvero aiutato, ma questo non vale ad Oslo.
Appena arrivati, si dovrebbe proprio iniziare dall’Oslo Visitor Centre, all’interno della stazione ferroviaria.
Alcuni giovani ti accolgono con la massima gentilezza e rispondono ad ogni rapida domanda.
Per informazioni più dettagliate o per acquistare biglietti ed abbonamenti bisogna invece prendere il numero e fare la fila. A volte capita di dover aspettare a lungo quindi nell’attesa si possono leggere i vari opuscoli turistici, ricchi di dettagli e disponibili in molte lingue.
Nobels Fredssenter – Palazzo del Premio Nobel per la Pace
Alfred Nobel divenne ricco grazie ai 355 brevetti depositati in seguito ai suoi esperimenti sugli esplosivi (tra le altre cose inventò la dinamite).
Quando il fratello maggiore morì dilaniato da un’esplosione durante un esperimento, alcuni giornali francesi credettero che fosse morto Alfred, “il mercante di morte che fece fortuna trovando il modo di uccidere più persone possibili”.
Scosso da queste parole, decise di destinare la sua immensa fortuna e gli interessi successivamente maturati dai suoi fondi di investimento all’istituzione del Premio Nobel, da attribuire a coloro che, durante l’anno precedente, abbiano maggiormente contribuito al benessere dell’umanità.
La cifra, attualmente vicina ai 9 milioni di corone (circa 870.000 euro), viene divisa in cinque parti uguali: alla persona che abbia fatto la scoperta o l’invenzione più importante nel campo della fisica, della chimica, della fisiologia/medicina, a chi abbia prodotto il lavoro letterario di tendenza idealistica più notevole e infine alla persona che più si sia prodigata per la fraternità tra le nazioni, per l’abolizione o la riduzione di eserciti permanenti e per la formazione e l’incremento di congressi per la pace.
Ovviamente per l’assegnazione dei premi non si deve tener conto della nazionalità dei candidati.
I premi Nobel in fisica, chimica, medicina e letteratura sono comunemente ritenuti i più prestigiosi assegnabili in tali campi.
Il premio Nobel per la pace invece, soprattutto ultimamente, viene spesso accompagnato dalle polemiche per le valutazioni politiche che lo motivano.
La Oslo Card mi ha convinto ad entrare ma purtroppo lo scetticismo iniziale si è rafforzato minuto dopo minuto.
Al piano terra ci sono esposizioni temporanee. Io ho trovato una mostra fotografica sui cambiamenti dei valori generazionali ma non capisco cosa possano c’entrare il consumismo, il sesso e la chirurgia estetica con il Nobel per la Pace.
Al piano superiore è invece la politica a senso unico a farla da padrone, chiara dimostrazione di quanto purtroppo il Nobel per la Pace sia diventato quasi il nobel per gli esportatori di pace e democrazia.
Questa delusione non mi fa acquistare niente nell’ampio negozio di souvenir nè al bar interno.
Kon-Tiki Museum
Il mio professore di matematica e fisica alle superiori ci diceva spesso che “siamo tutti ignoranti“. C’è chi si offende e chi capisce che questa è solo la verità perchè non possiamo sapere tutto.
L’ignoranza, cioè l’ignorare qualcosa, deve appunto spingere la nostra curiosità verso la conoscenza.
Non avevo mai sentito parlare del Kon-Tiki e quando sono entrato nel museo che lo ospita sono rimasto senza parole.
Alzi la mano chi ha mai sentito il nome del norvegese Thor Heyerdahl. Eppure dovremmo tutti conoscerlo.
Certo dei suoi studi, volle dimostrare che alcune popolazioni antiche erano capaci di realizzare viaggi transoceanici.
Era sicuro che le isole polinesiane fossero state colonizzate in epoca precolombiana dalle popolazioni del Sud America e non da occidente.
Questo perchè i venti e le correnti nel Pacifico generalmente corrono da est verso ovest e inoltre in Polinesia ci sono animali e piante comuni anche in Sud America.
Come poteva dimostrarlo? Nell’unico modo possibile: facendolo!
Thor Heyerdahl, idrofobo con minima capacità di nuotare e senza nessuna esperienza come marinaio, costruì il Kon-Tiki con materiali, metodi e tecnologie preistoriche.
La zattera di legno di balsa salpò dal porto di Callao, in Peru, il 28 aprile 1947 e raggiunse l’atollo di Raroia, attuale Polinesia Francese, il 7 agosto.
Thor Heyerdahl, Erik Hesselberg, Bengt Danielsson, Knut Haugland, Torstein Raaby e Herman Watzinger riuscirono nell’incredibile impresa di percorrere circa 4.500 miglia nautiche (circa 8.000 km) in 101 giorni su questa zattera, il mitico Kon-Tiki.
Nel 1955 Heyerdahl organizzò una spedizione scientifica sull’Isola di Pasqua.
Quando arrivò sull’isola erano visibili solo le teste dei famosi moai ma grazie ai suoi scavi fu possibile portare alla luce le statue nella loro interezza.
Vennero inoltre fatti vari esperimenti di intaglio, trasporto e posizionamento dei moai.
Con l’aiuto di solo 5 persone, con tecniche e strumenti rudimentali, riuscì in tre giorni a scolpire interamente una statua di dodici tonnellate in tufo vulcanico.
Bastarono 18 uomini muniti di funi, una slitta di legno e un apposito basamento di pietre per issare e “far camminare” un moai di trenta tonnellate, dimostrando quanto fosse stato non solo possibile ma anche facile.
Sull’isola scoprì inoltre raffigurazioni di imbarcazioni di giunco con albero maestro e vela e si convinse che le antiche civiltà del Mediterraneo navigarono nell’Oceano Atlantico e raggiunsero il Centro e Sud America.
Anche in questo caso poteva dimostrarlo solo facendo lo stesso tipo di viaggio.
Nel 1969, davanti alla Piramide di Cheope in Egitto, Heyerdahl costruì l’imbarcazione in papiro, ispirandosi alle antiche navi egizie, e la chiamò Ra in onore del Dio Sole.
Salpò da Safi, in Marocco, ma dopo quasi 5.000 km percorsi in 8 settimane, e a soli 160 km dall’arrivo, fu costretto a chiedere aiuto e terminare la spedizione.
A causa di qualche errore di progettazione ed un timone rotto, i giunchi lasciavano entrare molta acqua e Heyerdahl temette che il Ra sarebbe affondato con tutto l’equipaggio a bordo.
Dieci mesi più tardi l’avventuriero norvegese varò la piccola ma più resistente Ra II con l’aiuto di quattro indigeni Aymara provenienti dalla zona boliviana del Lago Titicaca e abituati ad usare imbarcazioni simili (tutt’oggi è possibile visitare le isole galleggianti sul Lago Titicaca, sia in Bolivia che in Peru).
Il 17 maggio 1970 salpò dal Marocco, percorse circa 4.000 miglia di oceano in 57 giorni e finalmente raggiunse Barbados.
L’equipaggio era composto da Thor Heyerdahl, Carlo Mauri (italia), Jurij A. Senkevich (Russia), Santiago Genoves (Messico), Norman Baker (Usa), Kei Ohara (Giappone) e Madani Ait Ouhanni (Marocco).
Vikingskipshuset – Museo delle Navi Vichinghe
Il Museo delle navi vichinghe ospita quattro navi vichinghe sepolte nell’area del fiordo di Oslo, trovate tra il 1852 e il 1904 a Oseberg, Gokstad, Tune e Borre.
Tre delle navi contenevano tombe sopravvissute fino ad oggi: la nave Oseberg dovrebbe risalire all’anno 820 d.C., la nave Gokstad a poco prima del 900 d.C. e la nave Tune circa 910 d.C..
Della nave di Borre (del 900 d.C.) oggi rimangono solo chiodi di ferro.
Le tre navi erano state in mare per diversi anni prima di essere tirate a terra e utilizzate come navi funerarie. I morti furono collocati nelle camere costruite a bordo.
Furono seppelliti con generose scorte di cibo e bevande, vari animali e un gran numero di oggetti.
La Oseberg fu usata come nave funeraria per donne, mentre Gokstad e Tune vennero riservate agli uomini.
La nave Gokstad era stata in uso per alcuni anni prima che vi fosse seppellito un comandante locale con i suoi numerosi doni: letti, barche, una tenda, una slitta, cani, cavalli e pavoni.
Questa nave è costruita in quercia e misura 24 metri di lunghezza e 5 metri di larghezza. È la più grande delle tre, con spazio per 32 rematori.
I fori dei remi potevano essere chiusi con coperture di legno quando la nave era in navigazione.
La Gokstad raggiungeva una velocità di oltre dodici nodi e avrebbe potuto navigare sino all’Islanda.
La maggior parte degli oggetti erano ben conservati perché le navi erano state sepolte in un terreno umido e coperte di argilla ed erba però, dato che non furono trovati gioielli e armi, si suppone che siano state saccheggiate.
Vedere le navi vichinghe è emozionante e imperdibile durante un viaggio a Oslo.
Fram Museum
Anche questo museo, vicino ai precedentemente descritti, merita sicuramente una visita accurata.
La nave Fram fu la prima costruita in Norvegia appositamente per la ricerca polare. Fu utilizzata in tre importanti spedizioni: da Fridtjof Nansen alla deriva sull’Oceano Artico dal 1893 al 1896, da Otto Sverdrup nell’arcipelago artico a ovest della Groenlandia (1898-1902) e da Roald Amundsen in Antartide per la sua spedizione al Polo Sud (1910-1912).
Questo significa che la nave occupa una posizione unica nella storia dell’esplorazione, essendo stata capace di raggiungere sia il Polo Nord che il Polo Sud.
La Fram è davvero imponente ed è facile immaginarsi al suo interno quando ai lati vengono proiettate le immagini virtuali della navigazione con il mare grosso e tra i ghiacciai.
Qui si ha un primo approccio agli studi sulla conquista del Polo Nord. Da tanti anni infatti si analizzavano le correnti e i venti artici tra Groenlandia e Siberia ma tutti i tentativi di raggiungere il Polo Nord attraverso il ghiaccio artico fallirono.
Per questo bisognava progettare quella che sarebbe diventata la nave di legno più resistente mai costruita.
La sua struttura, 40 metri di lunghezza e 11 di larghezza, fu studiata in modo da non affrontare direttamente la pressione del pack artico, ma per sfruttare il movimento dei ghiacci, salire sopra il pack e venire così trasportati alla deriva sino al Polo Nord (o comunque molto vicino).
Era inoltre necessario che fosse confortevole per l’equipaggio, che avrebbe dovuto trascorrere diversi anni a bordo.
La costruzione della nave avvenne grazie al supporto economico della Norvegia e di tanti cittadini privati orgogliosi di contribuire al successo.
CONCLUSIONI
Oslo mi ha stupito e mi ha insegnato tante cose di cui non avevo mai sentito parlare.
Perchè viaggiare per me è anche scoprire, imparare, tornare a casa migliore di quando sono partito.
Il primo approccio con la Norvegia è stato sicuramente positivo. La sua capitale mi ha trasmesso l’avventura dei suoi avi e un grandissimo senso di pace.
Non tanto, come detto, per quel che riguarda l’attuale valore del Premio Nobel, ma per un generale rispetto per la natura (la pulizia della città è totale e non avevo mai visto un così alto numero di mezzi elettrici ed ibridi) e per le persone (a volte bici e autovetture si fermano talmente distanti dalle strisce pedonali che non ti rendi neanche conto che stiano pensando a te).
So che questi argomenti possono sembrare banali per chi vive in Norvegia o in altri Paesi simili, ma credo che sia invece incredibile e inaspettato per la maggiorparte di turisti e viaggiatori che arrivano qua.
Oslo è stata solo la prima tappa del mio viaggio in Norvegia, clicca qui per scoprire il continuo…
An intriguing discussion is worth comment. I do believe that you should write more on this subject, typically people don’t speak about these topics. To the next! Best wishes!!
Thank you very much, your feedback is very important for me
Good day! I just want to offer you a big thumbs up for your excellent information you have got here on this post. I’ll be coming back to your blog for more soon.
Thank you very much Alexandra. I’m here.
Finalmente ho trovato un sito in cui ci sono informazioni utili e non sempre conosciute
Grazie Giulia. Le tue parole fanno piacere e danno la spinta per continuare su questa strada