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LINEE DI NAZCA: STORIA E MISTERI

COSA SONO LE LINEE DI NAZCA?

Le Linee di Nazca sono ancora oggi uno dei più grandi misteri archeologici da decifrare.
In un’arida pianura costiera del Perù, vicini alla città di Nazca e a circa 450 km a sud della capitale Lima, si trovano centinaia di geoglifi (disegni tracciati nel terreno) raffiguranti animali (balena, scimmia, cane, colibrì, ragno, condor, lucertola, airone, pappagallo e altri), piante, figure geometriche e disegni vari, estesi anche per alcuni chilometri.

 

Peru - mappa geografica Linee di Nazca

 

Le linee, larghe dai 40 ai 210 centimetri e profonde massimo 30 centimetri, sono perfettamente dritte anche se attraversano colline, terreni accidentati e avvallamenti.
Sono state tracciate semplicemente spostando dal terreno le pietre rese scure dall’ossidazione, in modo che la ghiaia sottostante evidenziasse le figure con il suo colore giallo pallido e bruno-rossastro.

Tutti i disegni sono realizzati con un’unica linea continua, senza interruzioni.

 

Peru - Linea di Nazca da vicino

 

La loro forma è comprensibile solo dall’alto e questo aumenta il mistero su come e perchè siano state create.

Il clima dell’altopiano di Nazca, caratterizzato da temperature stabili sui 25°C e piogge praticamente inesistenti, avrebbe salvaguardato le figure sino ai giorni nostri.

Dal 1994 sono riconosciute come Patrimonio dell’Umanità Unesco.

SCOPERTA DELLE LINEE DI NAZCA

Le prime testimonianze dell’esistenza delle Linee di Nazca risalgono al 1547, quando lo spagnolo Pedro Cieza de Leon parlò di “segni in alcune zone del deserto di Nazca”.
Tuttavia, all’epoca queste affermazioni non furono oggetto di indagine e vennero presto dimenticate.

Anche se alcune forme sono visibili dalle colline vicine, sono stati i piloti dell’aviazione peruviana a segnalare la loro presenza, dopo quasi quattro secoli.

 

Peru - Nazca - terreni agricoli

 

Nel 1929 l’archeologo peruviano Julio Cesar Tello iniziò a studiarle, descrivendole come “strade sacre”.
Nello stesso anno l’antropologo statunitense Paul Kosok fece altrettanto insieme alla sua compagna, la tedesca Maria Reiche Neumann. La loro interpretazione puntava ad un gigantesco calendario solare e lunare con cui gli astronomi Nazca facevano previsioni sul raccolto e sulle piogge.
Maria Reiche Neumann ha dedicato tutta la sua vita a portare avanti le ricerche, a conservarle e a farle conoscere al mondo.
Grazie al suo lavoro, le Linee di Nazca sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1994.

CHI HA TRACCIATO LE LINEE DI NAZCA?

I test con il Carbonio 14 si sono rivelati inadatti per una datazione certa quindi i disegni nell’altopiano sono stati comparati con le ceramiche ritrovate a Cahuachi.
Alcuni scienziati ritengono che i disegni siano stati realizzati dalla civiltà Nazca in periodi diversi, dal 300 a.C. al XV secolo, quando i popoli mesoamericani furono progressivamente distrutti dai conquistatori spagnoli.

È possibile che abbiano realizzato disegni in scala ridotta per poi riprodurli sul terreno, moltiplicando le misure con un reticolato di pali e corde.
Tenendo conto che al livello del suolo non è possibile percepire se le figure siano disegnate correttamente o meno, si pensa che la costruzione venisse organizzata da un luogo sopraelevato.
Luogo che potrebbe essere stato una collina, ma alcuni studiosi dimostrarono che i Nazca avevano le conoscenze per far alzare in volo una mongolfiera.

 

Linee di Nazca disegnate dalle colline?

 

COSA RAPPRESENTANO LE LINEE DI NAZCA?

Come purtroppo spesso accade, ciò che non riusciamo a capire immediatamente pensiamo non possa avere una spiegazione logica.
Sembra impossibile che civiltà vissute prima di noi avessero conoscenze scientifiche e ingegneristiche molto più avanzate delle nostre, al punto che ancora non riusciamo a capire come abbiano potuto erigere certe costruzioni o conoscere il cosmo meglio di noi.

Dato che il mistero è lontano dall’essere risolto, le ipotesi sono tantissime e impossibili da citare tutte. Vediamone però alcune.

 

Peru - Linee di Nazca - balena vista dall'aereo

Peru – Linee di Nazca – Balena vista dall’aereo

 

Peru - Linee di Nazca - zoom balena + immagine evidenziata

Peru – Linee di Nazca – zoom balena + immagine evidenziata

 

Ipotesi religiosa

Un documento spagnolo del 1653 spiegava che nella capitale Inca di Cusco i santuari venivano costruiti lungo linee che partivano dal Tempio del Sole.
Anche la tribù degli Aymarà, che viveva vicino al Lago Titicaca, disegnava delle linee molto simili per unire piccole costruzioni in pietra usate per funzioni sacre.

Allo stesso modo, alcuni studiosi considerano le Linee di Nazca come dei sentieri usati per fini religiosi.
I disegni hanno infatti una linea di ingresso e una di uscita, dopo aver percorso tutta la figura.
È facile quindi immaginare di attraversarla in fila indiana, come durante una processione.
Nelle vicinanze di alcune delle figure più grandi sono stati trovati cocci di vasi di ceramica, prodotti agricoli e animali marini.

Altri suppongono che i disegni vennero tracciati per essere visti dagli dei, che ovviamente vivevano in cielo.

 

Peru - Linee di Nazca - colibrì dall'aereo

Peru – Linee di Nazca – Colibrì dall’aereo

 

Peru - Linee di Nazca - zoom colibrì + immagine evidenziata

Peru – Linee di Nazca – zoom Colibrì + immagine evidenziata

 

Ipotesi astronomica

Le civiltà antiche hanno dimostrato conoscenze astronomiche molto più precise e avanzate delle nostre.
È logico quindi che un’ipotesi veda un legame con le osservazioni astronomiche.
Qualche figura ha orientamenti identici alle Pleiadi e ad altre costellazioni mentre alcune hanno punti di intersezione con albe o tramonti in determinati periodi dell’anno.

Le Linee di Nazca potrebbero essere un enorme calendario astronomico, con figure che rappresentano le costellazioni e linee che indicano la rotta celeste di determinati astri.

Chi vuole smontare questa tesi sostiene che non tutti i disegni hanno un identico posizionamento nella sfera celeste, quindi il mistero non può essere risolto, almeno esclusivamente, con un calendario astronomico.

 

Peru - Linee di Nazca - ragno dall'aereo

Peru – Linee di Nazca – Ragno dall’aereo

 

Peru - Linee di Nazca - zoom ragno + immagine evidenziata

Peru – Linee di Nazca – zoom Ragno + immagine evidenziata

 

Ipotesi geologica

Alcuni studiosi vedono nelle Linee di Nazca un luogo sacro in cui venivano fatti rituali per la pioggia e per la vitale ricerca di acqua.
Per diverse ragioni morfologiche, l’acqua che scendeva dalle montagne vicine veniva assorbita dal deserto ma continuava a scorrere sottoterra.
La civiltà Nazca seppe creare sofisticati ed ingegnosi acquedotti, collegati tramite condotte, da cui estraevano l’acqua dalle falde e dai fiumi a decine di metri di profondità.

 

Peru - Nazca - aree coltivate e deserto

Peru – Nazca – aree coltivate e deserto

 

In questo modo resero coltivabili territori molto aridi.
Ancora oggi è possibile vedere ampie oasi verdi con piccoli pascoli e coltivazioni di cotone, fagioli e patate.

Secondo questa ipotesi, i disegni delle Linee di Nazca indicano il posizionamento di fontane, pozzi, sorgenti, acquedotti ecc.

Ipotesi artistica

In ogni caso, le Linee di Nazca possono essere considerate la più grande opera grafica della Terra.
I disegni sono affascinanti e geometricamente perfetti, quindi una delle ipotesi suppone che questa sia una gigantesca galleria d’arte, progettata per essere osservata dall’alto.
E se questo fosse vero, bisognerebbe ammettere che oltre 2000 anni fa l’uomo sapeva già volare.

 

Peru - Linee di Nazca - pappagallo dall'aereo

Peru – Linee di Nazca – Pappagallo dall’aereo

 

Peru - Linee di Nazca - zoom pappagallo + immagine evidenziata

Peru – Linee di Nazca – zoom Pappagallo + immagine evidenziata

 

Nel 2015, un team di ricercatori dell’Università giapponese di Yamagata presentò la teoria secondo cui i geoglifi sono stati tracciati da almeno due culture e che il loro scopo è cambiato nel tempo.
Nati per culto religioso, in seguito vennero realizzati per adornare il percorso di pellegrinaggio verso la città pre-Inca di Cahuachi, capitale della cultura Nazca.

Ipotesi extraterrestre

Dato che una delle figure è chiamata “l’astronauta” per la somiglianza con l’aspetto che diamo ad esseri extraterrestri, non possono ovviamente mancare ipotesi su questo tema.
Le lunghissime linee e i giganteschi disegni di animali sarebbero un richiamo per “extraterrestri preistorici”.
Alcune rette perfette sono lunghe più di 8 km e una addirittura 65 km.
Potrebbero essere una pista di atterraggio per gli Ufo.
Oppure potrebbero essere stati proprio gli extraterrestri a tracciare i disegni, visibili solo dall’alto.

 

Peru - Linee di Nazca - astronauta dall'aereo

Peru – Linee di Nazca – Astronauta dall’aereo

 

Peru - Linee di Nazca - zoom astronauta + immagine evidenziata

Peru – Linee di Nazca – zoom Astronauta + immagine evidenziata

 

Una teoria simile ma per certi versi ancora più sconvolgente nasce dai tessuti usati dai Nazca.
I filamenti erano più stretti di quelli usati secoli dopo per costruire i dirigibili e non permettevano neanche all’acqua di penetrare.
Questo non significa che sapevano volare con mongolfiere o dirigibili, ma che avevano gli strumenti per poterlo fare.

Ipotesi dinosauri

Nel 1961, a poca distanza da qui, il fiume Ica inondò l’omonimo villaggio circostante, portando alla luce migliaia di pietre decorate.
La loro esistenza era già nota almeno 500 anni prima, dato che un cronista dell’epoca le descrisse come corredo dei nobili Inca.
Nel maggio del 1965 il contadino Felix Llosa Romero donò una di queste pietre al suo amico Javier Cabrera Darquea, chirurgo all’ospedale di Ica e docente di biologia e antropologia all’Università di Ica.
In quella pietra era però inciso un agnathus, pesce estinto migliaia di anni prima e sicuramente sconosciuto ai contadini peruviani.
Cabrera iniziò allora a comprare tutte le pietre simili, arrivando ad averne circa 15.000 che decise di esporre a proprie spese nella Casa della Cultura di Ica.

 

Peru - Pietre di Ica - Dinosauri

Peru – Pietre di Ica – Dinosauri

 

Le pietre sono fatte di andesite granitica, le dimensioni vanno da qualche centimetro a circa un metro e sono state incise prima che avvenisse l’ossidazione, ritenuta intorno al 12.000 a.C..
Questo significherebbe che quelle civiltà avevano conoscenze tecnologiche incredibili.

Ma ancora più sconvolgenti sono i temi dei disegni raffigurati: dinosauri e animali estinti, astronomia, mappe di antichi continenti, cataclismi, medicina e operazioni chirurgiche.
Insomma, i disegni sulle pietre di Ica mostrano conoscenze avanzatissime che una civiltà primitiva (secondo noi) non avrebbe dovuto avere, e figure di animali estinti millenni prima della presunta nascita dell’uomo.
Inoltre rappresentano anche interazioni tra uomini e dinosauri con atteggiamenti simili a quelli che oggi abbiamo con i nostri animali domestici.

 

Peru - Pietre di Ica - uomo su triceratopo

Peru – Pietre di Ica – Uomo su triceratopo

 

Se non si volesse ammettere che uomini e dinosauri abbiano convissuto, bisogna però accettare che 12.000 anni fa i nostri antenati abbiano trovato e studiato fossili di dinosauri.

Che legame hanno le pietre di Ica con le Linee di Nazca?
Tra i vari disegni ce ne sono alcuni dove gli uomini cavalcano pterodattili, osservando uno stegosauro con un cannocchiale.
E se le Linee di Nazca fossero state osservate in questo modo?

Ovviamente questa tesi viene smontata principalmente in due modi.
Alla maggiorparte degli scienziati basta il riferimento alla “teoria dell’evoluzione di Darwin” e alla conseguente impossibilità di convivenza tra i dinosauri (si dice estinti 65 milioni di anni fa) e i primi ominidi (Australopiteco comparso circa 4 milioni anni fa e Homo Habilis circa 2,5 milioni di anni fa).

Altri invece considerano le pietre di Ica una bufala creata dai contadini peruviani.
La qualità dei disegni e lo stile degli intagli ovviamente migliora nelle pietre scoperte in tempi più recenti.
Senza dubbio il clamore ha spinto molti falsari a decorare alcune pietre per venderle ai turisti come souvenir ma bisognerebbe anche distinguerle da quelle di cui si parlava 500 anni fa…

Ipotesi sportiva

Nel 1980 alcuni studiosi portarono avanti l’idea che l’altopiano di Nazca fosse una grande arena sportiva, in cui venivano organizzati “giochi olimpici”.
Le linee sarebbero state quindi dei circuiti in cui si svolgevano le competizioni.

 

Peru - Linee di Nazca - fregata dall'aereo

Peru – Linee di Nazca – Fregata dall’aereo

 

 

Peru - Linee di Nazca - zoom fregata + immagine evidenziata

Peru – Linee di Nazca – zoom Fregata + immagine evidenziata

 

COME VEDERE LE LINEE DI NAZCA

Prima della partenza

Il modo migliore per farsi una propria idea è sempre vedere di persona ciò di cui si parla.
Per vedere le Linee di Nazca bisogna arrivare nell’omonima cittadina peruviana.
Gli autobus Cruz del Sur collegano Nazca con Lima, Paracas, Arequipa, Cusco e Puno.

 

Peru - città di Nazca

Peru – città di Nazca

 

Ma come ho detto, l’unico modo per vedere i disegni è dall’alto.
La tappa imprescindibile è quindi l’aeroporto di Nazca, dal quale quotidianamente partono i piccoli aerei che sorvolano il deserto.

Con quasi due mesi di anticipo, dopo aver letto tante recensioni, prenotai il sorvolo con la compagnia Aeroparacas.

 

Peru - Linee di Nazca - AeroParacas

 

Arrivato nei loro uffici il giorno prescelto, non c’era traccia delle nostre conversazioni ma pago comunque 90 euro per un volo che sarebbe decollato dopo circa due ore.
Nel piccolo aeroporto viene controllato il passaporto e si viene pesati. Questo passaggio è fondamentale perchè si volerà su piccoli Cessna e l’aereo deve essere bilanciato.
La serietà di Aeroparacas, con me, è stata inesistente.
Nonostante avessi pagato in anticipo, sono stato messo in lista d’attesa, avvertito più volte che forse l’aeroporto stava per chiudere a causa delle tempeste di sabbia, per poi essere imbarcato poco dopo aver fatto una sfuriata memorabile.
Dopo 6 ore di paziente attesa.

Il volo

Il mio consiglio è quindi di recarsi la mattina presto autonomamente in aeroporto e chiedere nei banchi di tutte le compagnie l’orario di partenza e il prezzo migliore.
Orientativamente il costo è di circa 80 euro per vedere 12 figure in 30 minuti di volo, oppure 150 euro per 20 figure in 60 minuti.
Prezzi molto più alti non sono giustificati.

Come detto, gli aerei sono Cessna da 7 posti: il pilota, il copilota (che spiegherà ogni figura dando modo di riconoscerla velocemente, seguendo la punta dell’ala) e 5 passeggeri (due in prima fila, due in seconda fila e uno in coda).

 

Peru - Linee di Nazca - AeroParacas interno aereo

Peru – Linee di Nazca – AeroParacas interno aereo

 

Ognuno ha le cuffie per ascoltare il copilota e una mappa che indica la rotta dell’aereo e la posizione di ogni geoglifo.
Le figure non sempre sono distinguibili immediatamente e servirà concentrazione e immaginazione per riconoscerle in mezzo a tante linee che solcano il terreno. E servirà anche un’ottima vista.

Devi essere consapevole che il volo non sarà tranquillo ma l’aereo si inclinerà costantemente prima da un lato e poi dall’altro, per permettere a tutti di vedere le famose Linee di Nazca.
O meglio, per permetterlo a chi non soffre l’aereo e ci vede bene.

 

Peru - Linee di Nazca - scimmia dall'aereo

Peru – Linee di Nazca – Scimmia dall’aereo

 

 

Peru - Linee di Nazca - zoom scimmia + area evidenziata

Peru – Linee di Nazca – zoom Scimmia + area evidenziata

 

Se sai di aver paura di volare, di non saper gestire le inclinazioni dell’aereo, se soffri di vertigini o se non vedi bene da distante… lascia perdere.
Ed evita in ogni caso di fare colazione prima del volo.
Spenderesti almeno 90 euro per non distinguere nessun disegno o, peggio ancora, per trascorrere tutto il volo vomitando mentre, con gli occhi chiusi dalla paura, preghi di tornare a terra vivo/a.

Io mi sono seduto nel retro dell’aereo e questo mi ha permesso di vedere sia il lato sinistro che quello destro.
Ho filmato l’intero volo e solo all’atterraggio mi sono reso contro che gli altri 4 passeggeri avevano vissuto il peggior volo della loro vita, se non proprio il peggior incubo di sempre.

 

Peru - Linee di Nazca - rotta dell'aereo sulle figure

 

LE MIE CONCLUSIONI

L’unicità e i misteri delle Linee di Nazca rendono questo luogo una meta da visitare per riflettere su ciò che si vede.
Detto tra di noi, mi hanno affascinato più di Machu Picchu, ma questo non significa che mi hanno entusiasmato.
Anzi, mi hanno lasciato con tanti dubbi e perplessità.

Ovviamente non sono uno scienziato nè uno storico nè un geologo ecc ma viaggio per vedere il mondo con i miei occhi, analizzare e farmi le mie idee.

 

Peru - Linee di Nazca - fiore dall'aereo

Peru – Linee di Nazca – Fiore dall’aereo

 

 

Peru - Linee di Nazca - zoom fiore + immagine evidenziata

Peru – Linee di Nazca – zoom Fiore + immagine evidenziata

 

La prima cosa che ho pensato appena sceso dall’aereo è stata “non è possibile che questi disegni siano lì da 2500 anni, visto che gli aerei non possono volare per il vento e le tempeste di sabbia”.
Ci sono linee larghe 40 centimetri e profonde 30 centimetri: non è possibile che in 2500 anni pioggia e vento non le abbiano sepolte o che qualcuno non le abbia rovinate inconsapevolmente o per vandalismo.
È vero che alcune figure sono state ormai quasi completamente cancellate dalla costruzione della Panamericana o dalle tracce di pneumatici.
Alcuni disegni mi sono sembrati inoltre troppo “futuristici” per essere stati fatti 2500 anni fa.

Credendo che il clima rimasto invariato da millenni abbia protetto i disegni, la mia idea è che siano stati fatti da diverse civiltà e in tempistiche molto differenti.
Penso che le prime linee siano state fatte per motivi religiosi: si invocavano gli dei (magari ogni figura rappresentava una diversa divinità) e si facevano processioni percorrendo le linee in fila indiana.

 

Peru - Linee di Nazca - Airone Fenicottero Alcatraz dall'aereo

Peru – Linee di Nazca – Airone Fenicottero Alcatraz dall’aereo

 

 

Peru - Linee di Nazca - zoom Airone Fenicottero Alcatraz + immagine evidenziata

Peru – Linee di Nazca – zoom Airone Fenicottero Alcatraz + immagine evidenziata

 

Non ho nessun dubbio sul fatto che alcune civiltà antiche avessero conoscenze e specializzazioni molto più avanzate delle nostre attuali.
Per questo sono certo che non avrebbero avuto difficoltà a disegnare figure complesse e chilometriche usando pali e corde.
Ma soprattutto non nego a priori che potessero avere le capacità di guardarle dall’alto con oggetti volanti simili a mongolfiere o dirigibili.
La veridicità delle pietre di Ica e la conseguente tesi di convivenza, per giunta amichevole, tra uomini e dinosauri è affascinante ma forse più difficile da supportare rispetto alla precedente.

 

Peru - Pietre di Ica - T rex

Peru – Pietre di Ica – T rex

 

Le antiche civiltà (Maya, Aztechi, Egizi, Shardana, Babilonesi, Persiani ecc) avevano conoscenze astronomiche molto più avanzate delle nostre. Questo si è visto sia dai calendari che dalle loro costruzioni legate ad avvenimenti celesti in particolari periodi dell’anno (non solo albe e tramonti ma equinozi, solstizi, eclissi…).
Questo mi fa ovviamente pensare che alcuni disegni raffigurino costellazioni, rotte celesti o comunque eventi cosmici.
In parte insomma, le Linee di Nazca sono un calendario astronomico.

Mi sento anche di sostenere l’ipotesi artistica, anch’essa divisa in almeno due periodi storici.
Uno è legato al periodo in cui venivano effettuati dei pellegrinaggi verso la capitale Cahuachi.
Potevano essere delle indicazioni, delle preghiere o, perchè no, dei murales opera dei “giovani vandali writers Nazca”.

 

Peru - Linee di Nazca - lucertola albero mani dall'aereo

Peru – Linee di Nazca – lucertola albero mani dall’aereo

 

 

Peru - Linee di Nazca - zoom lucertola albero mani + immagine evidenziata

Peru – Linee di Nazca – zoom lucertola albero mani + immagine evidenziata

Il secondo periodo storico, o quantomeno l’ultimo, secondo me risale ai giorni nostri.
Alcune forme sono troppo futuristiche, quasi identiche a personaggi di film, fumetti o cartoni animati.
Forse sono troppo scettico, ma queste secondo me sono state fatte per “alimentare il mito” e creare nuove fonti di investimento e guadagno.

Cosa sarebbe la città di Nazca se non ci fossero le Linee?
Esisterebbe il flusso di turisti, viaggiatori, curiosi, scienziati, ufologi ecc se non ci fossero le Linee?
Esisterebbero le compagnie aeree, gli hotel e tutto l’indotto economico se non ci fossero le Linee?

Tu cosa pensi? Che idea ti sei fatto/a sulle Linee di Nazca?
Lascia un tuo commento.

 

Peru - Linee di Nazca - condor dall'aereo

Peru – Linee di Nazca – Condor dall’aereo

 

 

Peru - Linee di Nazca - zoom condor + immagine evidenziata

Peru – Linee di Nazca – zoom Condor + immagine evidenziata

 

 

 

 

L’IMPORTANZA DELLE ESPERIENZE

Ognuno di noi è frutto delle proprie esperienze e questo è ancor più vero nel caso di un viaggiatore o di una viaggiatrice che gira il mondo per entrare in contatto con popolazioni, culture e tradizioni molto diverse da quelle in cui siamo nati.
Viaggiando con occhi, testa e cuore aperto, possiamo soltanto imparare e migliorare.
In questo caso però, parlo di esperienze riferendomi al fatto che visitando tanti luoghi in giro per il mondo, abbiamo anche vari parametri di confronto.

 

mappa nord viaggi cosmorevas 04-05-2024

Visitare un luogo prima di un altro influenza la percezione di bellezza e meraviglia.
Si dovrebbe forse andare in crescendo ma non sempre questo è possibile.
D’altronde non si può dire che una meta ci piaccia più di un’altra senza averla vista di persona…

Un altro parametro di confronto (magari non per tutti, ma per me e tanti altri si) è la cifra che si spende.
Alcune persone con cui ho parlato, sono state a Machu Picchu in viaggio di nozze.
Questo è un fattore determinante se si parla di spesa: un conto è avere il viaggio totalmente pagato, un altro conto è andare autonomamente cercando di spendere il meno possibile, o comunque ciò che si ritiene “il giusto”.

BELLO MA…

Questa anticipazione era necessaria per capire i motivi per cui mi viene sempre un po’ difficile parlare di Machu Picchu, il luogo che più di tutti mi ha lasciato un profondo senso di delusione.

Dovrei forse pensare in modo oggettivo, immaginando di essere andato a Machu Picchu senza spendere niente e senza aver visto in precedenza altre meraviglie del mondo (ufficiali o soggettivamente considerate tali), ma il web è pieno di racconti simili.
Io racconto solo ciò che ho visto e le emozioni che ho provato. Nè giuste nè sbagliate ma reali e sincere.

Le mie esperienze precedenti pesano tanto sulle considerazioni seguenti.
Il Peru non è il primo viaggio che ho fatto e aver visto prima le città Maya (Palenque e Yaxchilan), la città Azteca di Teotihuacan e i templi di Angkor, mi fa inevitabilmente meravigliare poco davanti a Machu Picchu.

Bello ma… sono stato a… qui invece…

 

statue e cartello Benvenuti a Machu Picchu - paese di Aguas Calientes - Peru

 

Altro fattore che mi fa considerare in maniera totalmente negativa la visita al sito di Machu Picchu (in questo caso quindi non mi riferisco al sito in sè ma al suo contorno) è la cifra assurda e folle che si è costretti a pagare.
Tante volte mi sono chiesto se avessi sbagliato qualcosa ma credo che avrei potuto risparmiare poco, e solamente in cambio di un enorme sforzo fisico (fattibile, ma dovevo anche considerare che questa era la parte finale del mio viaggio di un mese in Cile, Argentina, Bolivia e Peru, con uno sbalzo termico di 70°C e un dislivello di circa 6.000 metri).

Tra poco spiegherò tutti i dettagli ma anticipo che andare a Machu Picchu comporta in media una spesa di circa 450,00 euro.

Bello ma… lì ho speso… qui invece…

 

STORIA

Machu Picchu, in lingua nativa quechua Machu Pikchu, “vecchia montagna”, è la montagna alta 3.082 metri in cui gli Inca costruirono la città.
Nel corso degli anni, il nome venne associato anche al sito archeologico.
Patrimonio dell’umanità e una delle sette meraviglie del mondo moderno, è conosciuto universalmente per la sua scenografica posizione, incastonato tra le vette della valle del fiume Urubamba.

 

Peru - panorama di Machu Picchu dal sito archeologico

 

La città, o forse solo residenza estiva dell’imperatore e della nobiltà Inca, dovrebbe essere stata costruita intorno all’anno 1440 e abitata sino alla conquista spagnola del 1532 da una popolazione permanente di circa 300 persone, con un picco di 1.000 quando andava l’imperatore.
In seguito, non venne mai abbandonata o dimenticata, ma occasionalmente abitata da pochi indigeni che sfruttavano le terrazze agricole e i complessi canali idrici.

Il 24 luglio 1911 lo storico statunitense Hiram Bingham arrivò in cima alla montagna e restò impressionato da ciò che vide.

 

Peru - panorama dall'alto della Montagna Machu Picchu

 

Capendo subito l’importanza storica di quelle rovine, portò avanti scavi e pubblicazioni internazionali, con l’appoggio del governo peruviano, dell’Università di Yale e della National Geographic.

In pochi anni Machu Picchu diventò la principale meta turistica del Peru.

 

COME ARRIVARE

Cusco

La prima tappa fondamentale è arrivare nella città di Cusco.
Ci sono almeno due modi, in base alla provenienza e al tempo a disposizione.
L’aeroporto di Cusco è collegato alla capitale Lima con numerosi voli giornalieri e i prezzi sono molto bassi. Può essere la soluzione migliore se hai giorni limitati e arrivi a Lima con voli internazionali (dall’Europa oppure, solitamente, da Città del Messico, Santiago del Cile, Bogotà o Buenos Aires).

Altrimenti puoi arrivare a Cusco in autobus. Questo te lo consiglio se arrivi da sud (per esempio Nasca o Arequipa) oppure dalla Bolivia (meglio se dopo una sosta di un giorno a Puno per vedere i turistici villaggi galleggianti sul Lago Titicaca).
In questo caso, la soluzione migliore qualità/prezzo dovrebbe essere la compagnia Cruz del Sur.

 

Peru - autobus Cruz del Sur

 

L’ho usata per vari spostamenti e gli autobus sono pulitissimi ed impeccabili.
I posti del 1° piano (semi-cama), pur se i sedili si abbassano un po’ meno, consentono comunque di dormire serenamente.
Pensando alla comodità di reclinare il sedile di 170°, scelsi il biglietto per il piano superiore. Ma, come ogni cosa, ci vuole sempre il rispetto.
È bello sdraiarsi quasi come in un letto, ma significa che la persona dietro non potrà muoversi perchè il sedile anteriore sarà appoggiato sulle sue ginocchia.
Ho passato un intero viaggio di 13 ore a combattere con il “nemico” del sedile davanti a me: lui sbatteva il sedile sulle mie ginocchia per inclinarlo al massimo e io glielo impedivo con pugni e calci nello schienale e nel poggiatesta.
Immagina che viaggio…

 

Da Cusco ad Aguas Calientes

Una volta a Cusco bisogna trovare il modo di arrivare ad Aguas Calientes, il piccolo villaggio che sembra nato solo per sfruttare pesantemente chi si reca a Machu Picchu.

Semplificando, ci sono 4 soluzioni:

1. Zingarata: dalla piazza di Cusco partono i colectivos (furgoni condivisi, classico mezzo di trasporto in tutto il Sud America) per Hidroelectrica. Il costo del tragitto è di circa € 10,00.
Da Hidroelectica si prosegue a piedi per circa 30 km sino a raggiungere il villaggio di Aguas Calientes.

 

Peru - Valle Sacra Inca vista dal treno Perurail Cusco Ollantaytambo Aguas Calientes Machu Picchu

 

2. Treno Perurail: la soluzione più facile ma ovviamente anche la più costosa è il collegamento diretto, attraversando i paesaggi della Valle Sacra degli Inca.
I treni hanno ampie vetrate panoramiche, comodi posti a sedere e includono uno spuntino e una bevanda in omaggio.
Qualche mese prima della partenza mi sembrava impossibile che il biglietto del treno si avvicinasse agli € 180,00 (andata e ritorno) e decisi di lasciar perdere, certo che avrei trovato una soluzione migliore a Cusco.
Invece lì il prezzo era salito intorno ai € 300,00.

 

Peru - treno Perurail per Machu Picchu alla stazione di Ollantaytambo

 

3. Via di mezzo: Non volendo spendere 300 euro ma anche troppo stanco per pensare di fare 60 km con lo zaino, ho scelto la classica “via di mezzo”.
Ho preso cioè un colectivos da Cusco alla stazione ferroviaria intermedia di Ollantaytambo, e da lì il treno Perurail sino ad Aguas Calientes. Prenotando all’ultimo momento, ho speso circa € 110,00 a tratta.

4. Inca Trail: considerato uno dei trekking più belli del mondo, si articola solitamente in 4 o 5 giorni.
I biglietti sono limitati a 500 persone, di cui circa 300 sono le guide locali (obbligatorie).
L’antico sentiero di montagna di 43 km collega i siti archeologici Inca di Runcuracay, Sayacmarca, Phuyupatamarca, Winay Wayna e Machu Picchu.
I prezzi vanno da € 650,00 a € 1.500,00 in base alla durata e alle comodità che si richiedono.

 

Peru - mappa cosmorevas Inca Trail Machu Picchu

 

BIGLIETTO DI INGRESSO AL SITO

Il Governo del Peru varia spesso le condizioni e gli orari di accesso (più volte ha tentato di imporre fasce orarie più rigide e tempi di permanenza più limitati, sempre a discapito dei visitatori, ovviamente). Per quanto io cerchi di tenere sempre queste informazioni aggiornate, è meglio fare le verifiche al momento opportuno.

Il sito ufficiale per acquistare i biglietti in modo diretto è www.machupicchu.gob.pe.
Scegli con la massima attenzione la data e l’orario di ingresso perchè l’accesso è molto fiscale e puntuale.
Teoricamente la permanenza al sito non è infinita ma gli orari sono limitati in base al tipo di biglietto che si acquista. Nessuno ti cercherà per sbatterti fuori, ma se sei in difetto evita (ma fallo comunque) di attirare l’attenzione dei guardiani per comportamenti scorretti o vietati. Per esempio, pur se li ritengo assurdi e vergognosi, è vietato introdursi con zaini o borse più grandi di 40x35x20 cm, portare cibo o bevande che non siano state acquistate all’interno del sito e avere bastoni da trekking, ombrelli, treppiedi per macchine fotografiche o supporti per smartphone.

Ci sono 3 tipologie di biglietto:
– Machu Picchu: 2.300 posti giornalieri, ingresso limitato alla città Inca, costo circa € 60,00.
I posti sono limitati a 800 accessi dalle 06.00 alle 09.00, 600 dalle 09.00 alle 12.00, 360 dalle 12.00 alle 13.00 e 540 dalle 13.00 alle 14.00.
Teoricamente si può stare all’interno del sito 4 ore dal momento dell’ingresso ma quasi mai verranno fatti controlli a riguardo.

– Machu Picchu + Montagna: 400 posti giornalieri, inclusa la visita alla città Inca e il trekking sulla Montagna Machu Picchu, costo circa € 80,00 (sconti per minori, studenti universitari e cittadini di Peru, Bolivia, Colombia ed Ecuador).
Ci sono 3 orari disponibili: 100 posti per entrare a Machu Picchu dalle 06.00 e iniziare il trekking sulla Montagna dalle 07.00 alle 08.00, 100 posti per accedere allo stesso orario alla Montagna ma in città solo dopo il trekking, e ultimi 200 biglietti per l’ingresso a Machu Picchu dalle 08.00 e alla Montagna dalle 09.00 alle 10.00.
Si hanno a disposizione 8 ore totali nel sito mentre il ritorno dalla Montagna deve avvenire entro le 13.00.
Ho scelto di prenotare questo biglietto ragionando sempre con “la via di mezzo”: entrare solo al sito archeologico mi sembrava riduttivo, l’Inca Trail era invece eccessivo e questa montagna è più alta della Huayna Picchu e quindi più panoramica.

L’ascesa alla Montagna Machu Picchu è stata pesantissima, stancante e distruttiva.
Mi è stato detto che siano necessarie dalle 2 alle 4 ore per arrivare in cima e riscendere.
Io posso dire che dopo oltre 2 ore di salita nel sentiero ripido, tra sterrati irregolari e gradini stretti, in mezzo alla giungla e con la fauna rappresentata soprattutto da zanzare e moscerini, ho deciso di fermarmi e scendere.
Questo anche perchè, al di là dello sforzo fisico e mentale, scalare la montagna è stato molto noioso.
Man mano che si sale il paesaggio è sempre lo stesso, solo visto da una maggiore altezza. Se salendo in cima avessi visto una prospettiva totalmente diversa allora avrei proseguito, ma immaginando di vederlo allo stesso modo non ho trovato la buona motivazione per andare avanti.
È ovviamente un pensiero soggettivo ma, mentre ci si riposa sulle scale, è normale confrontarsi con gli altri “scalatori” e nessuno ha trovato la giusta scintilla per convincere gli altri, e principalmente se stessi, a salire sino in cima.
Tutti siamo partiti entusiasti ma, chi prima e chi dopo, abbiamo rinunciato, valutando la fatica eccessiva rispetto al risultato ottenibile.

 

Peru - scale per salire alla Montagna Machu Picchu

 

– Machu Picchu + Huayna Picchu: 400 posti giornalieri, inclusa la visita alla città Inca e il trekking sulla Montagna Machu Picchu, costo circa € 80,00.
Ci sono 3 orari disponibili: 100 posti per entrare a Machu Picchu dalle 06.00 e iniziare il trekking dalle 07.00 alle 08.00, 100 posti per accedere allo stesso orario a Huayna Picchu ma in città solo dopo il trekking, e ultimi 200 biglietti per l’ingresso a Machu Picchu dalle 08.00 e a Huayna Picchu dalle 10.00 alle 11.00.
Si hanno a disposizione 6 ore totali nel sito mentre l’escursione a Huayna Picchu dura circa 3 ore.

Huayna Picchu è la “giovane montagna” alta 2.693 metri, famosa per comparire dietro il sito archeologico nelle classiche foto panoramiche.
La salita si svolge su un sentiero stretto, ripido e a zigzag, con tratti in cui le scale sono direttamente scavate nella roccia.
Il percorso scosceso e con vari precipizi non è raccomandato a chi soffre di vertigini e inoltre l’accesso è consentito solo ai maggiori di 12 anni.
Si dovrebbe arrivare in cima in circa 1 ora, ma non avendola scalata non posso confermare l’informazione.

 

Peru - panorama della Montagna Huayna Picchu e della Cordigliera delle Ande dalla Montagna Machu Picchu

 

IL SITO ARCHEOLOGICO

Ma vediamo da più vicino il sito archeologico di Machu Picchu.
La tenuta reale inca di Machu Picchu è situata all’interno della Cordigliera delle Ande, tra le prominenti cime Machu Picchu e Huayna Picchu, su un’alta cresta montuosa con ripidi precipizi sino al fiume Urubamba e vicino alle sorgenti del Rio delle Amazzoni. Si trova inoltre in una regione altamente sismica, colpita costantemente da forti terremoti e soggetta ad abbondanti piogge durante l’anno.

Nonostante questo, la città è ancora in piedi, a dimostrazione dell’elevata conoscenza tecnica e scientifica della civiltà Inca, che non aveva un linguaggio scritto e non conosceva nè la ruota nè il ferro.

Il complesso è diviso in due grandi aree: la zona urbana e la zona agricola, separate da grandi piazze.
Il sito è comunque in gran parte da decifrare i nomi e le funzioni delle strutture sono ipotetici e ancora in fase di studio.

Peru - paesaggio della piazza di Machu Picchu e della Montagna Huayna Picchu con Cordigliera delle Ande

La zona urbana

Qui sorgevano le abitazioni e si svolgevano le attività civili e religiose.
Il Tempio del Sole è uno dei migliori esempi di architettura organica Inca e l’unico edificio a pianta circolare di Machu Picchu.
Nella parte inferiore presenta simboli e gradini, all’interno una scultura e nicchie utilizzate per scopi cerimoniali legati al culto dei defunti.
Nella parte superiore, una grande roccia scolpita fungeva da altare mentre le finestre servivano per l’osservazione dei fenomeni astronomici.
Per un Sardo è immediato associarlo, sia per forma che per utilizzo, ad un nuraghe.

Sotto il Tempio del Sole, quasi nascosta, c’è una grotta naturale di pietra nota come tomba reale perchè alcuni studiosi suppongono che fosse il mausoleo dell’imperatore Inca Pachacutec.

 

Peru - Machu Picchu - Tempio del Sole

 

La capanna del custode è uno dei pochi edifici ristrutturati.
Il suo alto tetto in paglia è l’ipotesi più accreditata di come potrebbero essere state le coperture originiarie delle case.

 

 

Peru - capanna del custode Machu Picchu

 

La zona agricola

Il segreto della sua longevità è il sistema di drenaggio.
La zona urbana ha 129 canali che evitano frane ed erosioni, incanalando tutta l’acqua verso la zona agricola della città e nella zona della sorgente, fornendo così una fonte d’acqua perenne.
Qui sono state costruite le fondamenta delle terrazze agricole con muri di contenimento in pietra, uno spesso strato di terreno superficiale e, in profondità, pietre più grandi, ghiaia e trucioli di pietra scalpellati.

 

Peru - terrazze agricole Machu Picchu

 

Questa perfetta opera ingegneristica ha garantito il drenaggio necessario ad evitare il ristagno dell’acqua piovana e l’erosione delle colline.
Non c’era nessun sistema di irrigazione delle terrazze perchè a tale scopo gli Inca ritenevano sufficiente la pioggia.

 

Peru - Machu Picchu - interno della città

 

RIEPILOGO SPESE

In questo calcolo preferisco tralasciare i costi, troppo variabili e soggettivi, per arrivare da qualsiasi luogo del mondo alla città di Cusco. Mi concentro quindi su come raggiungere Machu Picchu da Cusco.

Cusco: la città merita sicuramente alcuni giorni dedicati ma, al di là di questo, conviene dormire qui dopo aver visitato il sito archeologico. Ci si potrebbe trattenere ancora ad Aguas Calientes ma, come detto, lì i costi sono molto più alti mentre a Cusco si trova un letto a € 5,00.

Treno: il prezzo varia a seconda del periodo di viaggio, della data di prenotazione (io ho aspettato all’ultimo giorno e prenotato direttamente a Cusco perchè non pensavo che i prezzi visti online fossero davvero reali) e della stazione di partenza.
Orientativamente si può parlare di € 150,00 da Cusco ad Aguas Calientes e di € 100,00 dalla stazione intermedia di Ollantaytambo ad Aguas Calientes.
Quindi € 300,00 o € 200,00 andata e ritorno.

 

Peru - Stazione Ollantaytambo

 

Colectivos: l’alternativa al treno è usare i colectivos (furgoni con i quali condividere il viaggio con altre persone) per raggiungere in circa 7 ore la cittadina di Hidroelectrica e da lì proseguire a piedi lungo i binari ferroviari per quasi 15 chilometri, sino a raggiungere Aguas Calientes.
I colectivos si possono usare anche per il tragitto Cusco – Ollantaytambo.
In entrambi i casi le cifre si aggirano intorno ai 5-10 euro.

Aguas Calientes: una notte qui è praticamente obbligatoria e difficilmente si trova un alloggio sotto i 20 euro.
Qualsiasi cosa (souvenir, bevande o semplici empanadas) ha un prezzo almeno triplicato rispetto a quanto si pagherebbe a Cusco. Quindi organizzati prima per non lasciare cifre folli al mercato o in un ristorante.

 

Peru - città di Aguas Calientes base per andare a Machu Picchu

 

Autobus: accedere al sito alle 06.00 implica una sveglia ben prima dell’alba, per poter essere in fila alla fermata dell’autobus almeno alle 03.30 del mattino. Un eccessivo ritardo significa dover fare una fila chilometrica che al solo vederla potrebbe farti scoppiare in un disperato pianto nevrotico.
Gli autobus partono da Aguas Calientes dalle 05.30 alle 15.30 e tornano sino alle 17.45
Il costo del biglietto è circa € 20,00 andato e ritorno.
L’alternativa è ovviamente fare il tragitto di 10 km a piedi. Ho sentito che ci vogliono almeno 2 ore, considerando anche che la salita è lunga e gli autobus non hanno nessun riguardo nel correre alzando terra e polvere.

 

Peru - Machu Picchu - fila autobus Aguas Calientes

 

Biglietto d’accesso al sito: come ho spiegato prima (e in attesa di aggiornamenti) il prezzo va da circa € 60,00 a € 80,00.

Guida: quando sono andato, la guida era facoltativa. Ora sembrerebbe obbligatoria al costo di € 75,00.
Pare che però si riesca comunque ad accedere al sito senza pagare questo ulteriore balzello.

Ricapitolando, possiamo quindi considerare 4 fasce di prezzo:

1. Zingarata: € 100,00 ( + circa 80 km a piedi)
colectivos Cusco – Hidroelectrica + 30 km a piedi sino ad Aguas Calientes + salita a piedi sino a Machu Picchu + ingresso al sito + ritorno nello stesso modo.

2. Riposo a caro prezzo: € 450,00
notte a Cusco + colectivos Cusco – Ollantaytambo + treno Ollantaytambo – Aguas Calientes + notte ad Aguas Calientes + autobus sino a Machu Picchu + ingresso al sito + ritorno nello stesso modo + spese varie.

3. Inca Trail: da € 650,00 a € 1.500,00
in base alla durata e alle comodità che si richiedono.

4. Business class: ∞
come diceva qualcuno, “sino all’infinito e oltre”.

 

CONCLUSIONI FINALI

Vale la pena andare a Machu Picchu?
Si! Nonostante tutte le note negative di cui ho parlato, per me ne vale la pena.
Machu Picchu è comunque un luogo storico, una di quelle destinazioni che rappresenta un punto di arrivo.
Ciò che lo rende unico, è il luogo in sè, una città costruita sulla cima di una montagna, circondata dalla Cordigliera delle Ande peruviane.
La sua bellezza può essere elevata dall’atmosfera mistica e misteriosa che creano nuvole, nebbia e sole.
È probabilmente più una meta per turisti che per viaggiatori ma è un posto in cui ognuno di noi, una volta nella vita, dovrebbe andare.

 

Peru - panorama dalla Montagna Machu Picchu

 

 

 

Peru - luce su Machu Picchu

ISLA HOLBOX: L’ISOLA DEL RELAX

La mia prima grande delusione

A Isla Holbox ho avuto la prima grande delusione nei miei viaggi.

Ho sempre associato il Messico all’EZLN ed ai Maya ma quando ho iniziato ad organizzare questo viaggio mi sono informato su tutto ciò che poteva interessarmi.
Tra le varie possibilità, ho scoperto che le acque dell’isola Holbox sono frequentate, in certi periodi dell’anno, dagli squali balena.
Lungo sino a 20 metri e con un peso che arriva alle 34 tonnellate, è lo squalo più grande che esiste.
Non è pericoloso per l’uomo (a meno che non si venga colpiti nuotandoci troppo vicino) perchè si nutre principalmente di plancton.
Ho deciso quindi di trascorrere due notti sull’isola per poter vedere da vicino questo gigante dei mari, nel suo habitat naturale.

Ma il meteo non era d’accordo.

 

Messico-Isla-Holbox-strada

 

Isla Holbox mi ha accolto con un pesante diluvio e la pioggia è scesa quasi ininterrottamente per 4 giorni, impedendo l’uscita delle barche e qualsiasi possibilità di vedere da vicino gli squali balena.
Ho annullato il soggiorno a Cancun per trattenermi e aspettare che il tempo migliorasse ma è stato tutto inutile.
Pur con tanti rimpianti, ho dovuto lasciare l’isola per volare a Cuba.

Quando non si va in uno zoo, si rischia di non vedere gli animali che si cercavano.
Per la prima volta da quando ho iniziato a viaggiare, ho dovuto fare i conti con la natura.

Mi è ricapitato qualche anno dopo alle Fiji, quando il troppo vento ha tenuto lontane le mante giganti.
Però devo anche dire che sono stato fortunato a vedere i pinguini in Patagonia, gli orsi polari alle Isole Svalbard, gli elefanti in Laos, i panda in Cina, gli squali alle Fiji e le balene a Tonga.

 

Un addio è un nuovo inizio

Certi luoghi resteranno per sempre legati ad alcune decisioni fondamentali della nostra vita.

Valigia o zaino? Tutti prima o poi ci facciamo questa domanda.
La risposta spesso è determinata dal tipo di viaggi che si fanno e dalle esperienze che ne conseguono.

Ho iniziato a viaggiare con la valigia perchè, ad un primo sguardo, è facile scegliere la comodità delle ruote rispetto ad un peso da portare sulle spalle.
Ma questo è sempre valido?

Ti è mai capitato di dover portare la valigia con tutto il suo peso da un lato del corpo che ti sbilancia, su per una ripida ed infinita scalinata in legno, poi camminare sotto il diluvio per 2 km in un’isola dove non ci sono strade asfaltate ma solo sabbia, con le ruote che si bloccano e diventano un ulteriore rallentamento mentre sei completamente fradicio?
Ecco, tutto questo mi è successo a Isla Holbox!

Ed è proprio qui, per questo, che ho deciso di dire addio alla valigia ed iniziare la mia vita da backpacker, cioè viaggiatore zaino in spalla.

E non mi sono mai pentito.

 

Messico-Isla-Holbox-hostel

 

COSA FARE A ISLA HOLBOX

Sono scappato in anticipo dall’eterno folle divertimento di Cancun per arrivare in circa 3 ore nella lenta e calma Holbox.
Tutta l’isola è pedonale e si può quindi passeggiare tranquillamente alla ricerca del miglior souvenir o del ristorante messicano con tacos, aragosta o ceviche più buoni.
Escluse le esigenze di lavoro, gli unici mezzi di trasporto sono le bici e le golf car. Si, proprio le macchine elettriche che si vedono nei campi da golf.
Di sera, residenti e viaggiatori si ritrovano nei locali o nella piazza principale, che si anima con musica dal vivo.

Le spiagge sono lunghe distese di sabbia bianca e fine, con l’acqua bassa che degrada molto lentamente.

 

Messico-Isla-Holbox

 

Holbox fa parte della Riserva della biosfera di Yum Balam ed è un rifugio naturale per varie specie in via di estinzione o comunque minacciate.
La maggior parte degli abitanti è interessata a mantenere intatto questo ecosistema e partecipa a progetti di turismo sostenibile.
Da maggio a settembre è solitamente possibile nuotare con gli squali balena ma, come detto, purtroppo il meteo non mi è stato amico e non ho potuto vivere questa esperienza.

Se ci sono gli squali balena, significa che c’è anche il loro cibo preferito: il plancton.
Le lucciole sono il primo animale che associamo all’emissione di luce.
Questo fenomeno avviene grazie ad alcune reazioni chimiche che avvengono nel loro corpo e coinvolge molti organismi viventi. Tra questi c’è anche il plancton.

Questi organismi sono incapaci di nuotare attivamente e vengono quindi trasportati dalle onde e dalle correnti.
E quando il plancton brilla nel buio, si vede uno spettacolare mare di stelle.

 

Isla Holbox - Messico - bioluminescenza plancton

 

Secondo alcuni studi scientifici, la bioluminescenza è un’arma di difesa usata da questi microrganismi.
L’intensità del lampo luminoso nella notte infastidisce i vari predatori, spesso fotofobici, e inoltre li rende visibili ai cacciatori di un livello trofico superiore.

Di notte, soprattutto nella zona occidentale dell’isola, è quindi possibile vedere la bioluminescenza del plancton.

Oltre il totale riposo, altre attività possibili sono il kayak tra le mangrovie della laguna e l’osservazione di animali come fenicotteri e pellicani.

 

Messico-Isla-Holbox-barche

 

 

pellicano-messico-isla-holbox

VIAGGIO NELLA CIVILTÀ MAYA

STORIA E AGRICOLTURA

Sono Sardo, discendente dei guerrieri Shardana, popolo del mare che nessuno ha mai saputo combattere e nessuno è mai riuscito a sconfiggere.
Per questo motivo le civiltà antiche mi hanno sempre affascinato e il mio viaggio in Messico non poteva che prevedere alcuni giorni da dedicare ad esse.

Avevo visto tante foto di questi luoghi, ma esserci è stata una grande emozione, un punto di arrivo.
In precedenze avevo già visto la Muraglia Cinese ma sono opere troppo diverse, non paragonabili.
Posso però farne con siti simili: la città azteca di Teotihuacan, vicino a Città del Messico, è altrettanto bella.
I templi di Angkor, in Cambogia, sono invece ciò che più mi ha meravigliato in tutti i miei viaggi.
So di essere una delle pochissime persone al mondo a pensare una cosa del genere, ma rispetto alle attrazioni mondiali appena nominate, per me Machu Picchu è di gran lunga uno dei luoghi più deludenti e sopravvalutati.

Ma andiamo con ordine:

Gli archeologi ritengono che la comparsa della civiltà Maya risalga al 2.500 a.C. circa.
Nel corso dei secoli sono diventati fenomenali astronomi, studiando alla perfezione movimenti di stelle e pianeti.
Hanno usato queste scoperte in campo agricolo, seguendo i cicli delle piogge e delle culture.
E queste conoscenze sono ancora portate avanti in Chiapas dai popoli indigeni e dalle comunità Zapatiste.

IL CALENDARIO MAYA

I Maya sono stati tra i primi in Mesoamerica a scrivere con un alfabeto logosillabico e lasciano ancora meravigliati gli studiosi per i loro sofisticati e complessi calendari astronomici.
I calcoli erano talmente perfetti da essere tutt’ora più precisi di quelli che usiamo noi attualmente.
Infatti la Terra compie un giro completo intorno al Sole in 365,242189 giorni.
Per i Maya un anno durava 365,242036 giorni mentre nel nostro calendario gregoriano si considerano 365,2425 giorni.

 

calendario-Maya

 

I Maya usavano in realtà 3 calendari che si intersecavano tra di loro:
– il calendario religioso (tzolkin): combinava 13 numeri a 20 nomi, dando così vita ad un periodo di 260 giorni,
– il calendario civile (haab): composto come il nostro da 365 giorni ma diviso in 18 mesi da 20 giorni ciasuno, più 5 giorni “aggiuntivi”,
– il lungo ciclo: indica il numero di giorni dall’inizio dell’era Maya ed è il sistema più complesso, usando una rappresentazione matematica mista base-20 / base-18 di un numero.

Provo a spiegarlo.
È composto da kin (1 giorno), uinal (1 = 20 kin), tun (1 = 18 uinal = 360 giorni), katun (1 = 20 tun = 7.200 giorni, circa 20 anni), baktun (1 = 20 katun = 144.000 giorni, circa 394 anni)

Kin, tun e katun sono numerati da 0 a 19, uinali da 0 a 17.
Sulla numerazione del baktun, ci sono opinioni diverse.
C’è chi lo limita a 13 e da questo nacque la teoria che i Maya considerassero il 21 dicembre 2012 come data della fine del mondo.
Quella data infatti, secondo il calendario Maya, sarebbe stata il 12.19.19.17.19 cioè 12 baktun, 19 katun, 19 tun, 17 uinal, 19 kin.
Il giorno successivo è diventato quindi il 0.0.0.0.0 oppure il 13.0.0.0.0
Altri studiosi invece considerano il limite dei baktun a 19 e in questo caso il giorno 19.19.19.17.19 del lungo ciclo sarebbe nell’anno 4772.

Secondo questi calcoli il giorno 0 dei Maya, o meglio il giorno 0.0.0.0.0, sarebbe il 13 agosto 3114 a.C..

 

ASTRONOMIA

Tutto il mondo Maya ruotava intorno ad una mappa celeste.
Le città erano costruite in modo che gli edifici permettessero l’osservazione del sole, della luna, dei pianeti e delle costellazioni.
Capita quindi che un determinato corpo celeste sia visibile esattamente al centro di una finestra durante un’eclissi.
Oppure che il giorno dell’equinozio di primavera e autunno si crei un gioco di luci ed ombre che disegna l’immagine del Dio Serpente che si muove lungo le scale del tempio.

 

Messico-albero-ceiba

 

La ceiba era l’albero sacro che univa i 13 cieli, la Terra e i 9 livelli del regno dei morti.
Questa grande struttura funzionava in base alle leggi dell’astrologia e al culto degli antenati.
Altro aspetto fondamentale per i Maya erano i punti cardinali: est (il più importante perchè indica il sorgere del sole e veniva rappresentato con il colore rosso), ovest (al contrario indica il sole che sparisce ed è quindi rappresentato con il nero), nord (da lì arrivano le piogge, colore bianco) e sud (giallo come il sole del meridione).

 

GIOCHI E SACRIFICI

In tutti i siti mesoamericani è chiaramente identificabile un’area dedicata al “gioco della palla“.
Non si può chiamare calcio, ma forse gli assomigliava molto.

 

Messico-città-Maya-gioco-pelota

 

Spesso ricopriva un vero e proprio significato religioso: il risultato decideva alcune scelte da intraprendere.
È inoltre quasi certo che al termine della partita uno o più giocatori venissero offerti in sacrificio agli dei.
In tutte le città erano presenti uno o più campi da gioco.

 

Messico-città-Maya-Yaxchilan

 

ALLA SCOPERTA DELLE CITTÀ MAYA

Le città Maya mi hanno lasciato senza parole.
L’abbondante pietra calcarea a disposizione permise la costruzione di imponenti città.
I sovrani costruivano templi sempre più maestosi, gigantesche strutture piramidali sovrastate da un edificio con il tetto in paglia.

 

Messico-Palenque

 

Alcuni edifici sono monumenti funebri, al cui interno si trovavano le tombe dei grandi sovrani Maya.
Non mi aspettavo città così estese e perfettamente organizzate.
Questo non solo per la bellezza delle costruzioni, ma per l’ambiente che le circonda e che ancora le nasconde e protegge.

 

Messico-Palenque

 

PALENQUE

A qualche ora di macchina da San Cristóbal de Las Casas, il sito archeologico di Palenque, in Chiapas, è stato il primo che ho visto e forse è anche per questo che ci sono molto legato.

 

Messico-Palenque

 

La città Maya è immersa nella giungla e molti degli edifici sono ancora nascosti sotto la vegetazione tropicale.
Questo non toglie niente allo splendore che possiamo vedere, ma da un tono ancora più misterioso e affascinante.
Servono almeno 2 ore per visitarla bene.

Messico-Palenque

 

Messico-Palenque

Palenque fu insieme a Tikal e Calakmul una delle città-stato più potenti dei Maya, collegata ad altre attraverso reti commerciali di scambio o alleanze tra gruppi di sovrani.

Il vecchio nome di Palenque era Lakamba, “luogo delle grandi acque“.
Nella zona ci sono infatti 56 sorgenti e 9 corsi d’acqua indipendenti, con cascate sulle pendici dell’altopiano urbano.

 

Messico-città-Maya-Palenque

 

I Maya sapevano gestire perfettamente le risorse idriche: avevano acquedotti sotterranei per aree residenziali e attività agricole ed impedivano crolli ed erosioni grazie alla costruzioni di canali e ponti.

Erano ovviamente molto diffusi i sacrifici alle loro divinità.
Sono state trovate oltre un centinaio di urne in ceramica contenenti resina, conchiglie, cibo, ma anche sangue e resti umani e animali.

 

Messico-città-Maya-Palenque

 

Messico-città-Maya-Palenque

 

YAXCHILAN

Al confine con il Guatemala sorge invece il sito archeologico di Yaxchilan.
Qui si può arrivare solo navigando lo storico Rio Usumacinta, il fiume più lungo e con la maggior portata dell’America centrale.

 

Chiapas - Messico - Rio Usumacinta

 

Chiapas - Messico - Yaxchilan

 

Messico-Yaxchilan-rovine

 

Frutto di oltre 400 anni di attività, in un ambiente caratterizzato da una grande biodiversità e dalla presenza del fiume Usumacinta, Yaxchilan divenne una città potente con circa 120 edifici nella sua zona centrale, distribuiti tra la parte inferiore e parallela al fiume e le colline calcaree che si innalzano a sud.

Yaxchilan e altri siti Maya della cosiddetta Provincia di Usumacinta edificarono i loro templi con ampi soffitti sostenuti da pareti e decorati con pitture murali.
Sulla base dei materiali ceramici, dell’architettura e delle iscrizioni geroglifiche, è stato definito che la città fu abitata dal 250 d.C. al 900 d.C., periodo nel quale collassò tutta la civiltà Maya.

Gli edifici, che visto il luogo collinare sfruttavano scale, rampe e terrazze di distribuzione, erano quasi tutti di colore rosso, purtroppo oggi ormai invisibile.

 

Messico-Yaxchilan-rovine

 

Messico-Yaxchilan-rovine

 

Queste zone sono ovviamente habitat naturale di numerosi animali.

 

Chiapas - Messico - Scimmia urlatrice a Yaxchilan

 

 

scimmia-messico-yaxchilan

 

Tucano-Messico-Mexico-Yaxchilan-Maya

 

coccodrillo-messico-yaxchilan

 

TULUM

La sua posizione strategica, ha reso Tulum il fulcro dei commerci via mare, fiume e terra.
Furono costruite anche delle mura per controllare le attività locali e per dividere le classi più alte dalle gente comune che viveva all’esterno.
Le facciate degli edifici avevano colori vivi e la città, affacciata sul Mar dei Caraibi, era sicuramente meravigliosa.

 

Messico-Tulum-castello

 

Questa zona del Messico, la Penisola dello Yucatàn, emerse solo 2 milioni di anni fa.
La sua superficie è calcarea e l’azione dell’acqua da origine a cenotes e caverne.

Davanti alla città di Tulum, nei fondali del Mar dei Caraibi, si estende la barriera corallina, attualmente la seconda al mondo per dimensione.

I Maya di Tulum usavano il mare come principale fonte di sostentamento, sia come alimentazione che per ricavare attrezzi da lavoro, utensili, oggetti ornamentali e sacrificali.
Anch’essi comunque, come i Maya di Palenque e Yaxchilan, sfruttavano l’agricoltura coltivando mais, fagioli, zucche, peperoncini, pomodori e frutta e cacciavano nella foresta.

 

Messico-città-Maya-Tulum

 

Quando arrivarono gli Spagnoli iniziò una fusione culturale che portò al rapido tramonto della città Maya di Tulum.
Il sito è quello che mi è piaciuto meno perchè non ci si può avvicinare troppo agli edifici a causa del troppo elevato numero di turisti provenienti soprattutto dai resort di Cancun e della Riviera Maya.

 

Messico-Tulum-rovine

 

Anche la piccola spiaggia sottostante era talmente affollata da rendere impossibile qualsiasi tipo di attività o riposo.

 

Messico-città-Maya-Tulum

 

Dopo la visita al sito archeologico e un tuffo in acqua ho preferito spostarmi in spiagge più tranquille ed isolate.

 

Messico-Tulum-mare

 

 

CHIAPAS: IL CUORE DEL MESSICO

Nel mio viaggio in Messico, il Chiapas mi ha totalmente conquistato.
Non solo per l’atmosfera particolare di San Cristóbal de Las Casas o per gli insegnamenti dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
La natura dello Stato più meridionale del Messico è incredibile.
Foreste, giungle, boschi, cascate, fiumi e grotte sono l’habitat naturale di pappagalli, tucani, scimmie, coccodrilli.

 

Canyon-Rio-La-Venta

CANYON DEL RIO LA VENTA

Se si vuole evitare la folla turistica del più famoso Canyon del Sumidero, si può andare senza rimpianti al Canyon del Rio La Venta.

Chiapas, Messico: Canyon Rio La Venta

 

Questo canyon, più adatto se si preferiscono trekking ed esplorazioni, è lungo 80 km e le sue pareti sono alte sino a 400 metri.
Scendendo 750 gradini si arriva al fiume che lo ha generato, raggiungendo anche la bellissima Cascata del Aguacero, alta 70 metri.

 

Chiapas, Messico: Cascata del Aguacero

 

All’interno del canyon ci sono molte grotte, usate dalle popolazioni pre-ispaniche sia come rifugio che per cerimonie.
Nella zona più remota del canyon, conosciuta come “Canyon Sacro” e raggiungibile con un trekking di più giorni, il fiume permette escursioni in kayak e rafting.

 

Chiapas, Messico: Grotta Rio La Venta

SIMA DE LAS COTORRAS

All’interno di questa impressionante cavità naturale di 140 metri di profondità e 160 metri di diametro, vivono migliaia di pappagalli.

 

Chiapas-Messico-Sima-de-las-Cotorras-

 

Consiglio di dormire nelle vicine capanne in pietra, in modo da svegliarsi all’alba e vedere l’incredibile uscita di migliaia di pappagalli dal suo interno.
Dopo questo spettacolo si può passeggiare in sicurezza intorno alla fossa oppure calarsi in corda doppia nelle profondità della cavità.

 

Chiapas-Messico-Sima-de-las-Cotorras-passeggiata

 

 

Chiapas-Messico-Sima-de-las-Cotorras-discesa-in-corda-doppia

 

In questo modo si raggiungerà una grotta sulle cui pareti interne sono presenti varie pitture rupestri pre-ispaniche.

 

Chiapas-Messico-Sima-de-las-Cotorras-pitture-rupestri

 

 

Chiapas-Messico-Sima-de-las-Cotorras-fondo-cavità

 

Non avevo mai fatto una discesa con la corda ed essere lì sospeso è stato molto bello.
La discesa è stata tranquilla e divertente… ma ricordo ancora la fatica per risalire.

 

Chiapas-Messico-Sima-de-las-Cotorras-risalita

 

Al crepuscolo, i pappagalli tornano all’interno della fossa ed è così possibile vedere il loro rientro.
Sono animali fedelissimi e le coppie che si formano durano in eterno.
Per questo è emozionante notare come si muovono sempre in coppia.
I pappagalli solitari sono quelli che non hanno ancora trovato compagnia o che l’hanno persa e resteranno comunque fedeli sino alla fine.

LA GIUNGLA MAYA

Le città Maya mi hanno lasciato senza parole.
Per essere chiaro, per me sono molto più belle di Machu Picchu.

Questo non solo per la bellezza delle costruzioni, ma per l’ambiente che le circonda e che ancora le nasconde e protegge.
Gran parte degli edifici di Palenque sono infatti ancora sepolti sotto la vegetazione tropicale.
Ma questo non toglie niente allo splendore che possiamo vedere.

 

Chiapas - Messico - Palenque

 

Lo stesso discorso vale per Yaxchilan, sito archeologico al confine con il Guatemala.

 

Chiapas - Messico - Yaxchilan

 

Qui addirittura si può arrivare solo navigando sullo storico Rio Usumacinta, il fiume più lungo e con la maggior portata dell’America centrale.

 

Chiapas - Messico - Rio Usumacinta

 

Queste zone sono ovviamente habitat naturale di numerosi animali.

 

Chiapas - Messico - Scimmia urlatrice a Yaxchilan

 

 

scimmia-messico-yaxchilan

 

Tucano-Messico-Mexico-Yaxchilan-Maya

 

coccodrillo-messico-yaxchilan

EZLN: INCONTRO CON L’ESERCITO ZAPATISTA

Gran parte del mio viaggio in Messico era focalizzato sui giorni da dedicare all’EZLN, l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Alle scuole superiori sono iniziati i primi approcci con la politica, con le manifestazioni.
È qui che ho iniziato a sognare la Selva Lacandona, a chiedermi come incontrare l’EZLN.
Mi affascinavano i loro passamontagna e le loro frasi: “siamo un esercito di sognatori e per questo siamo invincibili” ha accompagnato i miei studi e il resto della vita.
Ho attraversato l’oceano con la voglia di incontrarli. E ci sono riuscito, partendo dalla città simbolo del Chiapas: San Cristóbal de Las Casas.

Ho trascorso 3 giorni con loro: 2 giorni in due diversi Caracol e 1 giorno in mezzo alla foresta con una base d’appoggio.

Questo è un articolo molto lungo, a cui ho dedicato tantissimo tempo ma in cui soprattutto uso direttamente le parole dell’EZLN, estrapolate da ciò che mi è stato spiegato di persona e dai loro comunicati e libri.
Vorrei trasmetterti gli insegnamenti che arrivano dalle montagne del sudest messicano.

Spero che lo leggerai, con i tuoi modi, i tuoi tempi, la tua geografia.

 

EZLN - Para todos todo - nada para nosotros

 

PERCHÈ EZLN

In Chiapas gran parte degli abitanti sono discendenti dei Popoli Originari: Maya, Tzotzil, Tzeltal, Chol, Tojolabal, Zoque, Mam.
E come tali, da sempre discriminati e privati di qualsiasi diritto collettivo e individuale.
Dopo 500 anni di soprusi, il 17 novembre 1983, un gruppo di persone, tra cui indigeni e meticci, diede vita all’EZLN.

 

EZLN - saluto

 

Nato come classico esercito guerrigliero rivoluzionario, nel 1986 era ormai un gruppo armato, pesantemente indigeno, alunno che ascoltava con attenzione e balbettava le sue prime parole con un nuovo maestro: i popoli indios.
L‘EZLN ha imparato ad ascoltare e a parlare.
È così che si è trasformato presto in un’organizzazione di migliaia di combattenti “fusa” con le comunità indigene. Hanno smesso di essere “stranieri” e sono diventati parte di quell’angolo dimenticato del Paese e del mondo: le montagne del sudest messicano.
Non c’era più l’EZLN da una parte e le comunità dall’altra, erano semplicemente tutti Zapatisti.

 

EZLN - basi d'appoggio - murales Zapata

 

Erano ancora in fase di apprendimento (e non si finisce mai di imparare), quando l’allora presidente del Messico, Carlos Salinas de Gortari, ebbe la “brillante” idea di fare le riforme che cancellavano il diritto dei contadini alla terra.
Il NAFTA, l’accordo nordamericano per il libero scambio tra Canada, Stati Uniti e Messico, fu tremendo.
Per i Popoli Originari (senza nessuna distinzione tra le comunità e l’EZLN) la terra non è una merce, ma ha connotazioni culturali, religiose e storiche.
Per cui, ben presto, le fila dell’EZLN crebbero in maniera esponenziale ma purtroppo crebbe anche la miseria e con lei la morte, soprattutto di bambini al di sotto dei 5 anni.

Questo successe in tutte le comunità indigene del Messico ma la differenza era che loro erano già armati ed addestrati per una guerra.

La morte per oblio era (ed è) la peggiore delle morti e loro si trovarono davanti ad una scelta, ma non tra la vita o la morte, ma tra un tipo di morte ed un altro.
La decisione collettiva ed approvata da ognuno delle decine di migliaia di Zapatisti ha originato quella scintilla che fu l’alba del 1 gennaio 1994.
Quel giorno migliaia di indigeni coperti con il passamontagna e armati con fucili rudimentali e machete reclamavano ciò che gli era negato: un nuovo mondo fatto di lavoro, terra, tetto, alimentazione, salute, educazione, indipendenza, libertà, democrazia, giustizia e pace.

Gridando “¡Ya basta!” e “¡terra e libertà!”, l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale si presentò al mondo occupando le sedi municipali di San Cristóbal de Las Casas, Altamirano, Las Margaritas, Ocosingo, Oxchuc, Huixtán e Chanal.

Partirono quell’alba del 1994 con la certezza che li avrebbero fatto a pezzi ma che l’azione avrebbe attirato l’attenzione di persone buone su di un crimine non meno sanguinoso, perché taciuto e lontano dai mezzi di comunicazione: il genocidio di migliaia di famiglie di indigeni messicani.
La sorprendente e inaspettata rivolta Zapatista, trasmessa da tutte le televisioni, portò alla ribalta il Chiapas, Stato più meridionale del Messico e ancora oggi il più povero.

 

EZLN - Caracol Morelia - en pie de lucha

 

La lotta armata durò in realtà poco più di dieci giorni, durante i quali l’esercito regolare cercò di riprendere il controllo delle aree occupate e la popolazione scese per le strade chiedendo il cessate il fuoco. L’allora presidente del Messico, Carlos Salinas de Gortari, arrivato al suo ultimo anno di mandato, accettò la proposta di dialogo dell’EZLN, mediata della diocesi di San Cristóbal e dal vescovo Samuel Ruiz Garcia.

Sin dall’inizio, l’EZLN ha reso la comunicazione con il resto del Messico e del mondo una priorità assoluta: grazie all’uso della tecnologia (cellulari, Radio Insurgente e poi ovviamente internet) ha creato intorno a sè una solida difesa locale, internazionale e internazionalista fatta di organizzazioni, gruppi, collettivi e persone a livello individuale, unita secondo il proprio tempo, geografia e modo, senza che conti la distanza, senza che importino muri e frontiere né i recinti che ci pongono.
Il Subcomandante Insurgente Marcos e i suoi comunicati sono diventati un punto di riferimento.
Per molti era lui il “capo” dell’EZLN ma la realtà è totalmente differente.
Era l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale che parlava attraverso la sua voce.
E tutti se ne sono resi conto il 25 maggio 2014 quando il Subcomandante Marcos morì.
Fu quasi comico leggere i giornali di tutto il mondo, incapaci di andare oltre le parole “morto Marcos”.
Gli Zapatisti prendono il nome dei loro assenti e quello stesso giorno nacque il Subcomandante Insurgente Galeano.
Si muore per vivere e si vive per non morire.
Galeano era il nome di un maestro indigeno Zapatista, aggredito, rapito, torturato e assassinato dai paramilitari il 2 maggio 2014.
Lo stesso Galeano prese il suo nome di lotta da Hermenegildo Galeana, rivoluzionario messicano dei primi anni del 1800.
In quei giorni la direzione collettiva dell’EZLN decise di far morire il personaggio soprannominato SupMarcos, allora portavoce degli Zapatisti, e affidare quell’incarico al Subcomandante Insurgente Moisés, da sempre, come tanti altri, nelle fila zapatiste.

Non hanno mai imparato a guardare la luna, l’EZLN, anzichè il dito che la indica, il defunto Marcos.

 

EZLN - Caracol Morelia - Escuelita

 

LA NASCITA DELL’AGUASCALIENTES

L’8 agosto 1994, nella sessione della Convenzione Nazionale Democratica celebrata a Guadalupe Tepeyac, il Comandante Tacho, a nome del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, inaugurò, di fronte a circa 6.000 persone provenienti da diverse parti del Messico e del mondo, il cosiddetto Aguascalientes.
Era infatti diventato necessario avere uno spazio per imparare ad ascoltare e a parlare con quella pluralità chiamata “società civile”.
Costruirono lo spazio e dato che sarebbe stato la sede della Convenzione Nazionale Democratica, lo chiamarono Aguascalientes, rievocando lo Stato che ospitò alla fine del 1914 la Convenzione delle forze rivoluzionarie messicane, dove si radunarono i diversi gruppi guidati da Emiliano Zapata, Pancho Villa, i fratelli Flores Magón e Venustiano Carranza.
Tuttavia, quello spazio era nato legato ad un’iniziativa politica specifica e molti pensarono che alla sua fine l’Aguascalientes non avrebbe avuto più senso.

L’Aguascalientes è stato l’Arca di Noè, la Torre di Babele, la nave pirata, il paradosso anacronistico, la tenera follia dei senza volto, l’assurdità di un movimento civile in dialogo con un movimento armato, la speranza, biblioteca, case, infermeria, servizi sanitari, docce, musica diffusa, sforzo comune per il cambiamento.

Il percorso per arrivare alla costruzione di quello che fu il primo Aguascalientes, fu accidentato e doloroso. E non per la sua costruzione fisica (completata in tempo record e senza “spot” televisivi), ma per la sua costruzione concettuale.
Dopo i primi giorni di combattimenti, dopo essersi preparati per 10 anni a fare la guerra, si sono visti invadere da un vero e proprio esercito di giornalisti e di uomini e donne delle più diverse provenienze sociali, culturali e nazionali.
I giornalisti hanno continuato a farsi vedere a intermittenza, ma quella che chiamano “la società civile”, per distinguerla dalla classe politica e per non incasellarla in classi sociali, è stata sempre costante.
Anni interi a prepararsi a sparare con un’arma e va a finire che quello che si deve sparare sono parole. Un guerriero non dimentica quello che impara e loro hanno imparato ad ascoltare ed a parlare.

 

EZLN - Caracol Morelia - murales

 

MORTE DELL’AGUASCALIENTES E ACCORDI DI SAN ANDRÉS

Poi arrivò il tradimento del 9 febbraio 1995 quando il presidente del Messico appena insediato, Ernesto Zedillo Ponce de León, tradì i patti.
Nonostante fossero in corso dialoghi di pace, cercò di catturare i vertici dell’EZLN, distrusse l’Aguascalientes di Guadalupe Tepeyac costruendoci addirittura una base militare, rafforzando la presenza militare e paramilitare nelle zone di influenza degli Zapatisti e assecondando atti di violenza e massacri di civili.

 

EZLN - basi d'appoggio - mancano i prigionieri

 

Alla fine del 1995 l’EZLN rispose proponendo alla società civile la costruzione di nuovi Aguascalientes, come simbolo di resistenza e ribellione.

Intanto le trattative tra EZLN e una commissione parlamentare formata da deputati e da senatori di tutti gli schieramenti politici arrivarono al 16 febbraio 1996 con la firma nel municipio chiapaneco di San Andrés Larràinzar di quattro documenti noti come “Accordi di San Andrés“, secondo i quali il governo avrebbe dovuto modificare la Costituzione, riconoscendo i popoli e le culture indigene, garantendo loro autonomia.

Si riconosceva che:
– i popoli indigeni sono stati oggetto di assoggettamento, disuguaglianza e discriminazione, che hanno determinato una situazione strutturale di povertà, sfruttamento ed esclusione politica;
– è necessaria la partecipazione dei popoli indigeni affinché siano attori fondamentali delle decisioni che riguardano la loro vita;
– i popoli indigeni sono nuovi soggetti di diritto, nel rispetto delle loro origini storiche, delle loro richieste, della pluriculturalità della nazione messicana;
– gli indigeni messicani potranno decidere la loro forma di governo e i loro modi di organizzazione politica, sociale, economica e culturale;
– lo Stato Federale si impegna ad allargare la partecipazione e la rappresentanza politica degli indigeni a livello locale e nazionale, riconoscerne i diritti politici, economici, sociali e culturali, assicurare il loro pieno accesso alla giustizia davanti agli organi statali, riconoscere i loro sistemi normativi interni per la soluzione dei conflitti così come le loro peculiari forme di organizzazione.
Quindi una riforma della Costituzione Federale e dell’ordinamento giuridico avrebbe garantito alle comunità lo status di soggetti di diritto pubblico, il diritto dei municipi con popolazione a maggioranza indigena ad associarsi liberamente, la partecipazione indigena alle attività di governo, la libera determinazione e l’autonomia dei popoli indigeni.
Il territorio abitato dalle popolazioni indigene veniva considerato il loro habitat naturale e doveva essere pertanto salvaguardato come un tutt’uno con le stesse.
Veniva riconosciuto alle popolazioni indigene il diritto di sfruttamento diretto delle risorse naturali e l’uso collettivo delle terre incolte.

Ma niente di tutto questo è stato mai attuato.

 

EZLN - basi d'appoggio - no lluvia no arcoiris

 

RINASCITA DELL’AGUASCALIENTES: DA 1 A 5

Ma se qualcosa caratterizza gli Zapatisti, è la tenacia (“o la stupidità”, penserà più di uno).
Non era passato neanche un anno dalla morte dell’Aguascalientes di Guadalupe Tepeyac che nel 1996 nuovi Aguascalientes sorgevano in diversi punti del territorio ribelle.

Aguascalientes I (La Realidad),
Aguascalientes II (Oventik),
Aguascalientes III (La Garrucha),
Aguascalientes IV (Morelia),
Aguascalientes V (Roberto Barrios).

Questi Aguascalientes furono quello che dovevano essere: spazi per l’incontro ed il dialogo con la società civile nazionale ed internazionale, sedi di grandi iniziative ed il luogo dove quotidianamente “società civili” e Zapatisti si incontravano.

 

EZLN - Caracol Morelia - Territorio Zapatista en Rebeldia

 

Ma qualcuno non ha capito il senso della lotta zapatista.
Ci sono state ong che hanno organizzato raccolte fondi (trattenendo però gran parte dei soldi per le “spese sostenute”) o cercato di imporre unilateralmente progetti e lavori che consideravano urgenti e fondamentali, senza chiedere e tener conto dei pensieri altrui, decidendo anche modi e tempi.
Ci sono stati i moderni conquistadores, travestiti da partiti della sinistra progressista, che li hanno minacciati: hanno chiesto di votarli perché loro avevano evitato il genocidio nei primi giorni del 1994 e per questo gli erano debitori, altrimenti li avrebbero abbandonati considerandoli colpevoli di mandare la destra al governo.

Ma gli Zapatisti non capivano.
Erano insorti per comandarsi da soli, non perché qualcun altro li comandasse.
Gli Zapatisti hanno continuato ad ascoltare e parlare, immaginare, crescere, vivere, morire, costruire scuole e cliniche, non cercano assistenzialismo ma vogliono governarsi senza il parassita che si chiama governante.

I moderni conquistadores sono tornati in città, hanno continuato a fare cortei, gridare slogan a cui aggiungono tweet, hashtag, like, trending topics e followers. Nei loro partiti politici ci sono gli stessi che ieri erano nella destra reazionaria, ai loro tavoli siedono insieme gli assassini ed i familiari degli assassinati, ridono e brindano insieme per i soldi ricevuti, si lamentano e piangono insieme per le poltrone perse.

Nella terra dei creditori di città continua a comandare il padrone, con un’altra faccia, un altro nome, un altro colore.
In Terra Zapatista comanda il popolo ed il governo obbedisce.

 

MORTE DEGLI AGUASCALIENTES

Si arrivò così al luglio 2003, ed alla decisione di far morire gli Aguascalientes.
Le comunità zapatiste, stanche dell’elemosina di alcune “società civili” e del paternalismo di alcune ong, l’8 agosto 2003, anniversario del primo Aguascalientes, decretarono la “morte ben morta” degli Aguascalientes.

La festa (perché ci sono morti che bisogna festeggiare) si tenne ad Oventik, con tutte le persone che in quei dieci anni hanno appoggiato le comunità ribelli con progetti, accampamenti e carovane di pace, con l’ascolto attento, con la parola compagna, con quello che sia ma sempre non con la compassione e l’elemosina.

NASCITA DEI CARACOLES E DELLE GIUNTE DEL BUON GOVERNO

Il 9 agosto 2003 nascevano i Caracoles e le Juntas de Buen Gobierno, culmine di un importante progresso nel processo autonomo.

In ogni Caracol, dove si trovano anche cliniche sanitarie, scuole, case, biblioteche, uffici di sorveglianza e informazione ecc., si distingue perfettamente una nuova costruzione, la cosiddetta “Casa della Giunta del Buon Governo”.

EZLN - Caracol Oventik - Casa della Giunta del Buon Governo

 

La “Giunta del Buon Governo“, (che si chiama così non perchè sia a priori “buona”, ma per differenziarla dal “mal governo”) è formata da 1 o 2 delegati di ognuno dei Consigli Autonomi di quella zona.
Rappresenta lo sforzo organizzativo delle comunità, non solo per affrontare i problemi dell’autonomia, ma anche per costruire un ponte più diretto tra loro ed il mondo.

Devono contrastare lo squilibrio nello sviluppo dei municipi autonomi e delle comunità, mediare nei conflitti tra municipi autonomi zapatisti e municipi governativi, seguire le denunce contro violazioni dei diritti umani, vigilare che i progetti concordati con le comunità si realizzino nei tempi e nei modi concordati, far rispettare le leggi che, di comune accordo con le comunità, sono in vigore nei Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti.
Inoltre devono gestire i rapporti con la “società civile”: assistere e guidare le visite alle comunità, portare avanti progetti produttivi, installare accampamenti di pace, promuovere ed approvare la partecipazione di compagni e compagne Zapatisti in attività o eventi che avvengono fuori dalle comunità ribelli.

Insomma, per essere certi che nel territorio ribelle zapatista colui che comanda, comanda obbedendo alle decisioni delle comunità.

I Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti continuano a mantenere la competenza esclusiva su giustizia, salute, educazione, abitazione, terra, lavoro, alimentazione, commercio, informazione, cultura e transito locale.
Il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno vigila sul funzionamento delle Giunte del Buon Governo per evitare atti di corruzione, intolleranza, arbitrarietà, ingiustizie e deviazioni dal principio zapatista di “comandare obbedendo”.

EZLN - Caracol Morelia - Casa della Giunta del Buon Governo

 

Ogni Giunta del Buon Governo ha un suo nome, scelto dai rispettivi Consigli Autonomi:
La Giunta del Buon Governo Selva Fronteriza (che comprende la zona da Marqués de Comillas, la regione dei Montes Azules e tutti i municipi sulla frontiera con il Guatemala fino a Tapachula) si chiama “Hacia la esperanza” (“Verso la speranza”) e raggruppa i municipi autonomi: General Emiliano Zapata, San Pedro de Michoacán, Libertad de los Pueblos Mayas e Tierra y Libertad.

La Giunta del Buon Governo Tzots Choj (che comprende i territori in cui si trovano i municipi governativi di Ocosingo, Altamirano, Chanal, Oxchuc, Huixtán, Chilón, Teopisca e Amatenango del Valle) si chiama “Corazòn del arcoiris de la esperanza” (in lingua originaria “Yot’an te xojobil yu’un te smaliyel”, cioè “Cuore dell’arcobaleno della speranza”) e raggruppa i municipi autonomi: 17 de Noviembre, Primero de Enero, Ernesto Che Guevara, Olga Isabel, Lucio Cabañas, Miguel Hidalgo e Vicente Guerrero.

La Giunta del Buon Governo Selva Tzeltal (che comprende parte dei territori in cui si trova il municipio governativo di Ocosingo) si chiama “El camino del futuro” (in lingua originaria “Te s’belal lixambael”, cioè “Il cammino del futuro) e raggruppa i municipi autonomi: Francisco Gómez, San Manuel, Francisco Villa e Ricardo Flores Magón.

La Giunta del Buon Governo Zona Norte de Chiapas (che comprende parte dei territori in cui si trovano i municipi governativi del nord del Chiapas, da Palenque ad Amatán) si chiama “Nueva semilla que va a producir” (in lingua tzeltal “Yach’il ts’unibil te yax bat’p’oluc”, in lingua chol “Tsi Jiba Pakabal Micajel Polel”, cioè “Il seme che andrà a produrre”) e raggruppa i municipi autonomi: Vicente Guerrero, Del Trabajo, La Montaña, San José en Rebeldía, La Paz, Benito Juárez e Francisco Villa.

La Giunta del Buon Governo Altos de Chiapas (che comprende parte dei territori che si trovano nei municipi governativi di Los Altos del Chiapas e si estende fino a Chiapa de Corzo, Tuxtla Gutiérrez, Berriozábal Ocozocuautla e Cintalapa”) si chiama “Corazòn céntrico de los Zapatistas delante del mundo” (in lingua originaria “Ta olol yoon zapatista tas tuk’il sat yelob sjunul balumil”, cioè “Cuore centrico degli Zapatisti davanti al mondo”) e raggruppa i municipi autonomi: San Andrés Sakamchén de los Pobres, San Juan de la Libertad, San Pedro Polhó, Santa Catarina, Magdalena de la Paz, 16 de Febrero e San Juan Apóstol Cancuc.

 

EZLN - Caracol Oventik - Emiliano Zapata

 

Tra le prime disposizioni delle Giunte del Buon Governo, ci sono le seguenti:
Non si permetterà più che donazioni ed appoggi della società civile nazionale ed internazionale siano destinati a qualcuno in particolare o ad una determinata comunità o a un municipio autonomo.
La Giunta del Buon Governo deciderà, dopo aver valutato la situazione delle comunità, dove è più necessario indirizzare quell’aiuto.
La Giunta del Buon Governo impone a tutti i progetti la cosiddetta “imposta fraterna” che è del 10 per cento sull’importo totale del progetto.
Cioè, se una comunità, municipio o collettivo riceve un appoggio economico per un progetto, dovrà consegnare il 10 per cento alla Giunta del Buon Governo affinchè questa lo destini ad un’altra comunità che non riceve appoggio.
L’obiettivo è equilibrare almeno un poco lo sviluppo economico delle comunità in resistenza. Di sicuro, non si accetteranno scarti, elemosine né l’imposizione di progetti.
Si riconosceranno come zapatisti solo le persone, le comunità, le cooperative e le società di produzione e commercializzazione registrate presso la Giunta del Buon Governo.
Così si eviterà che si facciano passare per zapatisti persone che non lo sono o che addirittura sono anti-zapatisti. Le eccedenze o i bonifici per la commercializzazione di prodotti di cooperative e società zapatiste saranno consegnati alle Giunte del Buon Governo affinché si dia sostegno ai compagni e alle compagne che non possono commercializzare i loro prodotti o non ricevono nessun tipo di appoggio.
Può capitare che gente disonesta inganni la società civile nazionale o internazionale presentandosi nelle città come presunti “zapatisti” inviati in “missione segreta o speciale” a chiedere denaro per malati, progetti, viaggi o altre cose del genere.
Basterà mettersi in contatto con una delle Giunte del Buon Governo (della zona dalla quale dice di provenire “l’imbroglione”) ed in pochi minuti sarà chiarito se è o non è zapatista.

Quindi, ora le “società civili” sanno con chi devono mettersi d’accordo per progetti, accampamenti di pace, visite, donazioni ecc.
I difensori dei diritti umani sanno a chi devono inoltrare le denunce che ricevono e da chi devono aspettarsi una risposta.
L’Esercito, la polizia e i paramilitari del governo sanno chi attaccare (tenendo solo in conto che attaccherebbero e troverebbero tutto l’EZLN).
I mezzi di comunicazione onesti sanno dove devono andare per chiedere interviste o per poter fare un reportage nelle comunità.
Ed il Potere del Denaro sa chi altro deve temere.

 

ESCUELITA ZAPATISTA

Gli Zapatisti hanno imparato da soli a creare e gestire la loro autonomia.
Una dimostrazione di ciò, è stata la Escuelita Zapatista, a cui nel 2013 parteciparono oltre 1.700 “alunni” (più tutti quelli che hanno partecipato a distanza in videoconferenza e poi in seguito con i libri messi a disposizione).

In quei giorni, la famiglia dell’alunno o alunna è stata una famiglia indigena zapatista.
I maestri della scuola sono stati le basi di appoggio zapatiste, che hanno spiegato il loro pensiero e la loro azione nella libertà secondo lo zapatismo, i loro successi, i loro errori, i loro problemi, le loro soluzioni, i progressi, quanto ancora in sospeso e quanto ancora da fare, perché c’è sempre qualcosa che manca fare.

EZLN - Caracol Oventik - escuela secundaria

 

Allo studente o studentessa non è mancato nulla con la sua famiglia: ha mangiato, lavorato, riposato, cantato, ballato e mai stato solo.

Tutti i costi sono stati coperti dagli Zapatisti.

Le regole, poche e chiare, sono state spiegate prima della partecipazione: rispettare la vita nelle comunità zapatiste e le loro regole interne.
È proibito produrre, commerciare, scambiare e consumare qualunque tipo di droga e alcool.
È proibito detenere ed usare qualunque tipo di arma, sia da fuoco o “bianca”.
Chi chiede di entrare nell’EZLN o qualunque cosa militare, sarà espulso perché a scuola non si recluta nè si promuove la lotta armata, bensì l’organizzazione e l’autonomia per la libertà.
È proibita la propaganda di qualunque tipo, politica e religiosa.
Nessun limite di età per frequentare la scuola, nessuna discriminazione di genere, preferenza sessuale, razza, credo, nazionalità.

Al mattino si condividevano il caffè, il mais ed i fagioli prodotti autonomamente per poi partecipare alle attività quotidiane nella comunità: pulire la piantagione di caffè, mietere mais, tagliare la legna, fare tortillas e fagioli.
E durante queste attività le comunità zapatiste e i compagni arrivati da tutto il mondo hanno ascoltato e parlato, insegnato e imparato. Tutti hanno partecipato.
Tutti siamo usciti migliori.

CAMPAGNA “SAMIR FLORES VIVE”

Repressione, persecuzione e morte degli indigeni da parte di governo, paramilitari, cacicchi, imprese straniere e criminali non si sono mai fermate.
Decine di compagni militanti sono stati assassinati e, tra essi, un fratello molto rispettato dai popoli zapatisti: Samir Flores Soberanes.
In onore delle sorelle e fratelli morti, perseguitati, scomparsi o in carcere, ad agosto 2019 culmina la campagna zapatista chiamata “Samir Flores Vive”.
Dopo anni di lavoro silenzioso, aggressioni, morti, menzogne, diffamazioni, pattugliamenti militari, campagne contrinsurrezionali travestite da programmi sociali, l’oblio e il disprezzo, sono cresciuti, si sono fatti ancora più forti e hanno rotto l’accerchiamento.
Nascono nuovi Caracoles e ulteriori municipi autonomi ribelli zapatisti in nuove zone del sudest messicano.
Sebbene lentamente, com’è giusto che sia in base al loro nome, i 5 caracoles originali si sono riprodotti dopo 15 anni di lavoro politico e organizzativo e i Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti (Marez) e le loro Giunte del Buon Governo hanno dovuto anch’essi figliare e far crescere i figli.
Ora saranno 12 Caracoles con le loro Giunte del Buon Governo.
Questa crescita esponenziale si deve fondamentalmente a due cose:
Una, e la più importante, è il lavoro politico organizzativo e l’esempio di donne, uomini, giovani, bambini e anziani basi d’appoggio zapatiste.
La maggior parte di questa gioventù, principalmente donne, assumono incarichi e li impregnano della loro creatività, del loro ingegno e della loro intelligenza.

 

EZLN - Para todos todo - nada para nosotros

 

L’altra è la politica governativa che distrugge la comunità e la natura. Le comunità tradizionalmente affiliate ai partiti sono state colpite dal disprezzo, dal razzismo e dalla voracità dell’attuale governo, e sono passate alla ribellione aperta o nascosta. Chi pensava, con la sua politica contrinsurrezionale fatta di elemosine, di dividere lo zapatismo e di comprare la lealtà dei non-zapatisti, ha invece dato gli argomenti che mancavano a convincere tali fratelli e sorelle sulla necessità di difendere la terra e la natura.
Continuano con la concezione “indigenista” secondo cui i popoli originari aspirano a vendere la propria dignità e smettere d’essere ciò che sono, e che l’indigeno è un articolo da museo, artigianato multicolore affinché il potente occulti il grigio del proprio cuore.
Da qui la sua preoccupazione che i suoi muri-treni (quello dell’Istmo e l’erroneamente chiamato “treno Maya“) incorporino al paesaggio le rovine di una civiltà, per il diletto del turista.

 

EZLN - basi d'appoggio - difesa della terra

 

Durante questi anni l’EZLN ha imparato a guardare, ascoltare e parlare con l’altro senza falsità, senza condannare, senza etichette, ha sognato per il mondo intero e non per una piccola area o comunità, hanno pensato e ricercato strade, modi e tempi, hanno sfidato il disprezzo del potente che li considera ignoranti e tonti, usando intelligenza, conoscenza e immaginazione.

E da tutto questo nascono 11 nuovi Centri di Resistenza Autonoma e Ribellione Zapatista (CRAREZ), che si aggiungono ai 5 originari:

1. Nuovo Caracol “Colectivo el corazón de semillas rebeldes, memoria del Compañero Galeano”.
La sua Giunta di Buon Governo si chiama “Pasos de la historia, por la vida de la humanidad”.
La sua sede è La Unión, terra recuperata, a lato dell’ejido San Quintín, dove c’è la guarnigione dell’esercito del malgoverno, municipio ufficiale Ocosingo.

2. Nuovo Municipio Autonomo “Esperanza de la Humanidad”.
La sua sede è nell’ejido Santa María, municipio ufficiale di Chicomuselo.

3. Nuovo Municipio Autonomo “Ernesto Che Guevara”.
La sua sede è a El Belén, municipio ufficiale di Motozintla.

4. Nuovo Caracol “Espiral digno tejiendo los colores de la humanidad en memoria de l@s caídos”.
La sua Giunta di Buon Governo si chiama “Semilla que florece con la conciencia de l@s que luchan por siempre”.
La sua sede è a Tulan Ka’u, terra recuperata, municipio ufficiale di Amatenango del Valle.

5. Nuovo Caracol “Floreciendo la semilla rebelde”.
La sua Giunta di Buon Governo si chiama “Nuevo amanecer en resistencia y rebeldía por la vida y la humanidad”.
La sua sede è nel Poblado Patria Nueva, terra recuperata, municipio ufficiale di Ocosingo.

6. Nuovo Municipio Autonomo “Sembrando conciencia para cosechar revoluciones por la vida”.
La sua sede è a Tulan Ka’u, terra recuperata, municipio ufficiale di Amatenango del Valle.

7. Nuovo Caracol “En Honor a la memoria del Compañero Manuel”.
La sua Giunta di Buon Governo si chiama “El pensamiento rebelde de los pueblos originarios”.
La sua sede è a Dolores Hidalgo, terra recuperata, municipio ufficiale di Ocosingo.

8. Nuovo Caracol “Resistencia y Rebeldía un Nuevo Horizonte”.
La sua Giunta di Buon Governo si chiama “La luz que resplandece al mundo”.
La sua sede è nel Poblado Nuevo Jerusalén, terra recuperata, municipio ufficiale di Ocosingo.

9. Nuovo Caracol “Raíz de las Resistencias y Rebeldías por la humanidad”.
La sua Giunta di Buon Governo si chiama “Corazón de nuestras vidas para el nuevo futuro”.
La sua sede è nell’ejido Jolj’a, municipio ufficiale di Tila.

10. Nuovo Municipio Autónomo “21 de Diciembre”.
La sua sede è alla Ranchería K’anal Hulub, municipio ufficiale di Chilón.

11. Nuovo Caracol “Jacinto Canek”.
La sua Giunta di Buon Governo si chiama “Flor de nuestra palabra y luz de nuestros pueblos que refleja para todos”.
La sua sede è nella Comunidad del CIDECI-Unitierra, municipio ufficiale di San Cristóbal de las Casas.

 

IL MIO VIAGGIO NEI TERRITORI ZAPATISTI

CARACOL DI OVENTIK

Il mio primo incontro con l’EZLN è avvenuto ad Oventik.
Sono salito su un colectivo a San Cristóbal e dopo circa 2 ore piene di emozione e tensione, sono arrivato all’ingresso del Caracol.
Da un lato della strada un cartello ricorda di essere in Territorio Zapatista, dall’altro lato c’è l’ingresso vero e proprio.

 

EZLN - Caracol Oventik - Territorio Zapatista en Rebeldia

 

Una sbarra blocca l’accesso e si avvicina subito uno dei guardiani, con il passamontagna
Comunico il mio nome e chiedo se posso entrare.
Lui parla con un compagno e quest’ultimo si dirige in una casa in legno a qualche centinaio di metri.
Dopo qualche minuto torna indietro con altre 3 persone, tutte coperte ma a vista non armate.
Mi chiedono chi sono, da dove vengo, come mai sono venuto… e scrivono le risposte.
Sono un po’ nervoso, da solo chissà dove in mezzo alla foresta, non so davvero cosa aspettarmi.
Dopo questo breve scambio di parole mi chiedono il passaporto e mi dicono di aspettare.

 

EZLN - Giunta di Buon Governo

Passano forse 10 minuti e uno di loro torna e mi chiede dove lavoro e di cosa mi occupo.
Allora la mia azienda non aveva ancora un sito web e pensavo che fossero risposte inutili, ma ovviamente rispondo ad ogni loro richiesta, sperando che non ci siano problemi.
Dopo aver scritto tutto, torna alla casa in legno.
Aspetto una risposta e i secondi sembrano ore. Sento salire un po’ di ansia e preoccupazione.
E qui mi viene dato il primo grande insegnamento dell’EZLN.
Chiedo al compa di guardia se ci sia qualche problema, quanto tempo ci vuole per entrare.
La sua risposta mi fulmina: “gli indios hanno aspettato 500 anni prima di veder riconosciuti i loro diritti. Tu puoi aspettare 5 minuti?
“Certo, scusate” è l’unica cosa che sono riuscito a rispondere.

Poco dopo torna il compa, mi consegna il passaporto e mi dice di seguirlo.
Le 3 persone facenti parte della Giunta di Buon Governo vorrebbero parlare con me.

 

EZLN - Caracol Oventik - Giunta del Buon Governo

 

Mi raccontano la storia, mi spiegano i perché e i come della lotta zapatista.
Sto parlando e ascoltando l’EZLN e l’EZLN sta parlando e ascoltando me.
Poi uno dei compas mi accompagna in giro per il Caracol, mi fa fare qualche foto e sto ovviamente attento a non riprendere i bambini che girano a volto scoperto.
Sono tornato a San Cristóbal de las Casas con tanti insegnamenti e il cuore pieno di emozioni.

CARACOL DI MORELIA

Il secondo incontro l’ho avuto nel Caracol di Morelia, un giorno che si festeggiavano i 10 anni dei Caracoles e poco prima dell’inizio della Escuelita Zapatista.
I preparativi erano ormai al termine e iniziava ad arrivare qualche “alunno”.
Anche il numero degli Zapatisti presenti era molto alto ma la Giunta di Buon Governo era troppo impegnata per potermi dedicare del tempo.

EZLN - Caracol Morelia - Bienvenido

Ho comunque vissuto momenti meravigliosi e altri insegnamenti, come dai bambini che giocavano a pallacanestro. Gli occhi non Zapatisti devono abituarsi a ciò che vedono.
Se noi siamo cresciuti con il “chi vince, sfida”, nei Territori Zapatisti la squadra che vince ci sembra quella che perde. Perchè non gioca più.
Chi ha perso continuerà invece a giocare. Perchè non ha ancora imparato.
Ma in ogni caso non c’è nessuna sfida, non c’è rivalità, non c’è cattiveria, non c’è protagonismo, non c’è competizione. C’è solo gioco, divertimento, voglia di imparare, di migliorare, di aiutarsi.

BASI D’APPOGGIO – ESCUELITA ZAPATISTA

L’altra esperienza è stata ancora diversa.
Avrei voluto partecipare alla Escuelita Zapatista ma purtroppo non avevo giorni sufficienti per restare.
Ho comunque vissuto una giornata in mezzo alla foresta in una base d’appoggio, cioè compas Zapatisti che non vivono nei Caracol ma in terreni forse più pericolosi, perché da controllare e difendere.
Mangiando e dormendo con loro tra fiume, cascate e fitta vegetazione ho capito ancora di più la loro essenza.

 

EZLN - basi d'appoggio - pianta cacao

 

Abbiamo condiviso, caffè, mais, tortillas, fagioli, carne, brodo di pollo.
Ho conosciuto le piantagioni di caffè, cacao (in foto) e mangiato la canna da zucchero.
E la sera, seduti intorno ad un tavolo, abbiamo parlato a lungo.

E alla mia domanda “voi siete l’EZLN, sapete cosa rappresentate per milioni di persone nel mondo?” la risposta arriva dopo qualche minuto, dopo essersi confrontati e aver deciso le parole tutti insieme, come sempre: “noi sappiamo che tante persone pensano a noi, perché vengono qui a parlarci, ad ascoltarci, a stare con noi.
Si, siamo l’EZLN ma siamo soprattutto contadini, noi veniamo dalla terra e continuiamo la lotta di Emiliano Zapata per la terra e la libertà.
Affinché ci vedessero, ci siamo coperti il volto.
Affinché ci nominassero, abbiamo negato il nostro nome.
Scommettiamo il presente per avere futuro, e per vivere, moriamo.
Siamo Zapatisti, in maggioranza indigeni di stirpe Maya.
Non ci vendiamo, non ci arrendiamo e non zoppichiamo.
Siamo ribellione e resistenza.
Siamo una delle tante mazze che romperanno i muri, uno dei tanti venti che spazzeranno la terra, e uno dei tanti semi dai quali nasceranno altri mondi.
Siamo l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.”

 

Dalle montagne del Sudest Messicano

SAN CRISTOBAL DE LAS CASAS: SIMBOLO DEL CHIAPAS

Il 1 gennaio 1994, le strade di San Cristóbal de Las Casas, città simbolo del Chiapas ed antica capitale dello Stato più meridionale del Messico, furono invase dall’EZLN e quell’aria rivoluzionaria si sente ancora ovunque.
L’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale si mostrò al mondo quel giorno e se si vuole un contatto diretto con loro non si può fare altro che venire a San Cristóbal de Las Casas.

Da decenni, anche per questo, la città è diventata una base per i viaggiatori di tutto il mondo, che condividono le loro culture con i discendenti dei Popoli Originari del Chiapas: Maya, Tzotzil, Tzeltal, Chol.
Qui, oltre lo spagnolo, si parlano ancora lingue millenarie.

La vita scorre lenta nelle acciotolate vie di San Cristóbal e lentamente bisogna conoscerla.

Nei miei viaggi mi piace scoprire le città usando una mappa cartacea, spesso quella presa in ostello.
Quando torno in camera evidenzio le vie in cui sono passato per cercare così di non passare negli stessi posti e vedere il più possibile.
Uso dei punti di riferimento, luoghi che considero strategici per vari motivi.
A San Cristóbal ne ho individuato due: la Cattedrale e il mercato.

 

Catedral e Plaza 31 de marzo

Questa zona è diventata la mia base a San Cristóbal.
Appena arrivato qui, mi sono reso conto di essere davvero in Chiapas.
La cattedrale è in stile coloniale, molto diversa dalle classiche chiese cattoliche a cui sono abituato.
Attualmente purtroppo non si può accedere al suo interno perchè proseguono i lavori di ripristino dei danni causati dal terremoto del 2016.
E purtroppo non è una novità: iniziata nel 1528, fu terminata solo nel 1815 a causa di vari disastri naturali.
Nel 1816 e nel 1847 subì altri danni con conseguenti restauri.

Messico-San-Cristobal-de-las-Casas

 

Messico - San Cristóbal de Las Casas - Catedral

 

La Piazza della Cattedrale è spesso affollata di residenti, viaggiatori, bancarelle e indigeni della città e dei paesi vicini, vestiti con i loro abiti tradizionali.

I bambini giocano, ma più spesso vagano per la città cercando di vendere braccialetti o altri oggetti artigianali.
Ed è proprio in questo contesto che ho vissuto uno di quegli episodi che insegnano che viaggiare apre la mente, insegna i veri valori della vita ed aiuta a crescere ed essere migliori.

 

Messico - San Cristóbal de Las Casas

Un caldo pomeriggio chiapaneco, ero seduto a pranzare in uno di quei tavolini all’ombra, guardando la vita scorrere lentamente davanti a me.
Mi si avvicina uno dei tanti bambini che riempiono le strade di San Cristóbal, per vendermi un braccialetto fatto da lui.
Sorrido e gli dico che se vuole gli offro il pranzo. Non se lo fa ripetere, si siede e ordina un panino e una coca cola.
Dopo poco arriva un altro bambino e quando vede un suo coetaneo, in quel momento più fortunato di lui, lo guarda con sana invidia fanciullesca e sembra che assapori quel panino e si rinfreschi con la coca cola.
Invito anche a lui a sedersi ma rifiuta perchè la mamma è seduta su una panchina poco distante e non vuole tradirla.
Gli dico che se lei vuole, a me fa piacere che venga.
Il bambino corre da lei e tornano al tavolo insieme. La fame probabilmente le ha fatto mettere da parte ogni titubanza.
Ordino una bistecca per tutti, grandi come forse non hanno mai mangiato in vita loro.
Ci prova, ma non sa usare le posate.
Evito subito che si imbarazzi e mangiamo tutti e quattro con le mani, con umiltà, con rispetto.
I bambini parlano anche lo spagnolo, la signora solo lingua indigena.
Chiacchieriamo un po’, i bambini traducono. E dove non arrivano le parole, ci si capisce con sguardi e sorrisi.
Poi ognuno va per la sua strada.
Con gli stomaci pieni e con il cuore di più.

 

Messico-San-Cristobal-de-las-Casas

 

San Cristóbal per me sono le strade acciotolate piene di gente, il profumo del caffè chiapaneco, le culture che convivono e che si fondono anche nel cibo, le case colorate come gli abiti tradizionali, il caldo sole del mattino e il freddo che può diventare pungente di notte perchè qui, comunque, siamo a 2.200 metri di altitudine.

 

Messico - San Cristobal de las Casas

 

Iglesia del Cerrito (o San Cristobalito)

Sulla collina del Cerro San Cristóbal, si trova la Iglesia del Cerrito.
Raggiungibile da una particolare scala a zigzag, permette di vedere la città dall’alto.

 

Messico - San Cristóbal de Las Casas - Iglesia del Cerrito

 

Messico-San-Cristobal-de-las-Casas

 

Dalla parte opposta si trova il Cerro de Guadalupe, con la chiesa omonima affollata soprattutto il 12 dicembre, giorno appunto di Nostra Signora di Guadalupe.

 

Templo de Santo Domingo

Costruito nel XVII secolo in stile barocco chiapaneco, il tempio ed ex convento di Santo Domingo sorprende e impressiona per la sua facciata rosa.

Messico-San-Cristobal-de-las-Casas-Templo-de-Santo-Domingo

 

Nelle sue strette vicinanze c’è il mercato cittadino, punto di ritrovo dei colectivos.
Auto, minivan o furgoni più o meno attrezzati (come nella foto sotto), collegano San Cristóbal con città e paesi vicini, rendendosi senza dubbio il mezzo perfetto per gli spostamenti a piccolo-medio raggio.
A seconda della destinazione, partiranno quando il mezzo è pieno oppure caricheranno persone nel tragitto.
Il prezzo varia a seconda della distanza ma sarà sempre economico e conveniente.

 

Messico - San Cristobal de las Casas

 

Al mercato è possibile trovare di tutto a prezzi bassissimi, dal cibo a vestiti e oggetti di artigianato da portare a casa.
Si può contrattare un po’ ma bisogna sempre chiedersi se qualche pesos risparmiato possa cambiarci la vita.
Quei pochi pesos in più possono invece permettere a qualcuno di sfamare la propria famiglia.

Perchè il Chiapas è meraviglioso, ma è anche lo Stato più povero del Messico.

 

Messico-San-Cristobal-de-las-Casas

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